Ricordi Mondiali: il sombrero di Gattuso - Calcio News 24
Connect with us

2014

Ricordi Mondiali: il sombrero di Gattuso

Avatar di Redazione CalcioNews24

Published

on

grosso germania

Tra le notti più belle della nostra vita: Westfalenstadion, Germania-Italia 0-2

MONDIALI ITALIA GERMANIA2006 BRASILE2014 – Come già anticipato abbiamo scelto di ripercorrere il trionfo dell’Italia in terra tedesca dividendolo in tre emozionanti racconti. Se ieri è toccato alla prima fase – quella che dalla sfida d’esordio con il Ghana ci ha condotto fino al 3-0 inflitto all’Ucraina nei quarti di finale – oggi è il turno di un indimenticabile pezzo di storia: Westfalenstadion, Germania-Italia, è la semifinale del Mondiale 2006.

L’INCUBO DEI TEDESCHI – Che poi sono talmente forti, sempre, da chiedersi perché quando vedono l’azzurro se la facciano letteralmente sotto. Analizzando la questione dal punto di vista dei valori sono storicamente favoriti, eppure: Messico 70’ (la partita del Secolo, Italia-Germania 4-3), Spagna ’82 (la finale del Mondiale, Italia-Germania 3-1), Germania 2006 (lo smacco casalingo, Germania-Italia 0-2 ed azzurri in finale), Euro 2012 (la furia di Balotelli, azzurri ancora in finale). Solo per citare le tappe fondamentali di un’eterna rivalità praticamente monocolore: i tedeschi non ci battono mai. Vincono con tutti, ma non con noi. Perché loro non scherzano, sono davvero impressionanti: sette finali mondiali – record condiviso con il Brasile – di cui tre vittorie (Svizzera ’52, Germania ’72, Italia ’90) e ben quattro sconfitte (Inghilterra ’66, Spagna ’82, Messico ’86, Corea-Giappone 2002). Tradotto: questi signori hanno disputato tre finali consecutive (’82, ’86, ’90), perdendo le prime due e trovando il coraggio di vincere la terza.

I NOVANTA MINUTI – Questo preambolo è fondamentale per contestualizzare la nostra partita: cosa succede ai tedeschi quando incontrano l’Italia? Meglio del sottoscritto lo spiega un diretto interessato, un tale Fabio Cannavaro che poi vincerà addirittura il Pallone d’oro: “Appena entrato in campo mi accorsi subito che in finale ci saremmo andati noi: alle strette di mano iniziali nessuno di loro ebbe il coraggio di guardarmi negli occhi”. Provate a dargli torto. Quel che succede nei novanta minuti regolamentari si fa fatica a ricordarlo ma non perché fosse poco gradevole o di scarso interesse: il problema di quei novanta minuti sta tutto nei trenta che li seguono.

IL PRIMO SUPPLEMENTARE – Reti inviolate: serve l’overtime per eleggere la prima finalista. Quel che succede a Dortmund nei tempi supplementari crea apprensione soltanto a raccontarlo: ritmi impazziti, fuori dal controllo della telecamera, azioni in ripetizione da una parte e dall’altra con pali e traverse che tremano – i legni colpiti da Gilardino prima e Zambrotta poi – e Buffon in versione Clark Kent al massimo dei suoi superpoteri. Non le si sta dietro. Alla partita non le si sta dietro ed anche i ricordi sembrano spostarsi in un’altra dimensione spazio-temporale.

IL SECONDO SUPPLEMENTARE – Siamo alla follia. Nel video riportato – gli ultimi dieci minuti di un inaudito Germania-Italia – portatevi al minuto 6:26 e guardate cosa fa Gattuso: sombrero su Neuville. Gattuso, sombrero. Dal fuori scena di un inarrivabile Ringhio nascerà l’azione del sinistro di Pirlo. Dal seguente calcio d’angolo il gol di Grosso, gol di Grosso: un genio nato a Brescia il 19 maggio del 1979, servendosi del suo decimo occhio, vede quello che a noi umani non è concesso e recapita una palla impensabile sui piedi di un tizio che prima di aver procurato il rigore con l’Australia era una sorta di oggetto misterioso. Esterno di rara potenza e precisione, gol. E l’urlo che passa alla storia. E’ il 118’ minuto inoltrato ma vi chiedo l’ultimo sforzo: fermate il video a 7:06, la telecamera lo inquadra quasi come se già sapesse. Nel destino di questa notte c’è anche posto per uno splendido gol di Alex Del Piero che scaraventa in rete un passato azzurro fatto di critiche e frustrazioni. La sua faccia è una meraviglia. Vinciamo noi, in quel Westfalenstadion dove i tedeschi non avevano mai perso prima. Prima di una notte che va di diritto tra le più belle della nostra vita.