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2014

Sorpasso?

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Incredibile trama del destino: si decide qui la storia Messi-Maradona

MESSI MARADONA ARGENTINA BRASILE 2014 – Il destino si diverte. Il destino si diverte a disegnare traiettorie inimmaginabili alla mente umana ma che puntualmente – con scadenze che si rincorrono negli anni – si verificano o rischiano di verificarsi. Brasile 2014 è il Mondiale nella patria del calcio bailado ed evento che resterà negli annali della storia sportiva. Ma c’è un evento nell’evento.

LO STATO DELL’ARTE – E’ il grande parallelo. Quello imposto dall’impressionante parabola calcistica di Leo Messi: la Pulce non è tecnicamente raccontabile, palla al piede fa quel che vuole e quando vuole ed in quanto a talento puro è difficile preferirgli qualcuno. Del presente come del passato. Numeri e trionfi poi sono surreali: 419 reti tra Barcellona ed Argentina a soli 27 anni (da compiere proprio a Mondiale in corso), il fuoriclasse sudamericano ha vinto tutto quanto c’era da vincere a livello di club ripetendosi in più di un’occasione. E’ vero, non ha fatto tutto da solo. Anzi. Sarebbe ingiusto però togliere qualcosa al genio calcistico di Leo Messi perché in concomitanza con fuoriserie del calibro di Iniesta (su tutti) o Xavi e compagnia. Così come, cavallo di battaglia di chi ora vi scrive, almeno un Pallone d’oro l’Illusionista dovrebbe già averlo in soggiorno.

IL GRANDE PARALLELO – Vuoi anche che Messi, seppur in circostanze del tutto differenti, abbia già replicato i due gol più famosi del Pibe de Oro – segnati peraltro nella stessa gara del Mondiale ’86 all’Inghilterra – è stato naturale avviare un accostamento da cui è difficile uscirne con la verità tra le mani. Messi ha vinto più di Maradona ma giocando in uno dei club più strutturati a livello internazionale, Maradona è invece un rivoluzionario del calcio ed è andato a trionfare lì dove nessuno era ed è poi riuscito. Questione di carisma: quello che anche la frangia più accesa del partito pro-Messi non può negare. Diego Maradona si porta dietro un’aura, Leo Messi no. Il primo poi ha vinto un Mondiale con l’Argentina e ne ha perso un altro in finale in maniera del tutto discutibile, il secondo con la stessa maglia non è andato oltre i quarti finendo per nascondersi in campo.

LA LEGITTIMAZIONE – Probabilmente, intuendo il carattere di Leo Messi, lui neanche ci pensa al confronto. Poco leader per farlo, troppo imponente l’altro. Per il grande confronto spinge più l’onda mediatica che il sottoscritto stesso, a dire il vero sempre piuttosto timido ed impacciato di fronte all’argomento. Sembra quasi – addirittura – attizzare il fuoco più Maradona che lui. Assurdo, direte. Ma esistono caratteri e caratteri ed è forse questa la discriminante che storicamente stabilirà le sorti del parallelo, la grande montagna di Messi nell’assegnazione del numero 1 e numero 2 della storia. Avevamo iniziato con il destino e non ce ne siamo dimenticati: perché il fato è allo stesso tempo benevolo e spietato e gioca come nessun altro può. Ed ora si è divertito così: ha preso Messi, ha calcolato quale fosse il suo miglior Mondiale – questo, ovvio, all’età di 27 anni e nella perfetta maturazione calcistica – e lo ha assegnato al Brasile. Per chi non lo ricordasse Leo Messi è argentino e tra Argentina e Brasile, tra i popoli di Argentina e Brasile, ci sono libri di rivalità. Prendi la super titolata Pulce, regalale il Mondiale della vita in Brasile e… metti che accada l’irreparabile. Coppa alzata in Brasile, quella patria che oggi al solo pensiero del confronto ride potrebbe clamorosamente cambiare idea. E se la legittimazione arriva dalla tua patria allora sì, allora sei il migliore della storia. Il grande sorpasso?