Sponsorizzazione tra calcio e bookmaker in Italia: c’è un futuro felice? - Calcio News 24
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Sponsorizzazione tra calcio e bookmaker in Italia: c’è un futuro felice?

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Per tantissimo tempo la collaborazione nata tra i bookmaker e le società sportive italiane ha rappresentato uno dei capitoli più fortunati per l’industria dello sport nel nostro Paese.

Molte persone forse non si ricorderanno di questo periodo “felice”, altri invece non avranno mai fatto caso alle numerose scritte che comparivano non solo sulle magliette dei team, ma anche su cartelloni pubblicitari nello stadio e nelle sale stampa. Qualche esempio? Pensiamo a Bwin sulle maglie del Milan, ma anche a Betclic su quelle della Juve. Queste storiche magliette erano il classico esempio del fortunato scambio di sponsorizzazioni tra due mondi molto uniti e in parte dipendenti. Un’isola felice insomma che è stata poi bruscamente fermata!

Perché si è arrivati a questa interruzione e che cosa è successo negli ultimi anni? Ma soprattutto è davvero fattibile pensare che le squadre di calcio riescano a rinunciare al supporto di siti in Italia per scommesse o di casinò online che hanno ottenuto la licenza per operare nel settore del gioco in modo affidabile? Vediamo di fare un po’ di chiarezza!

Il brusco stop del Decreto dignità sulle sponsorizzazioni

Era il 2018 quando venne introdotto il cosiddetto Decreto dignità che, tra le diverse voci al suo interno, si occupava anche di vietare le pubblicità su qualsiasi piattaforma (TV, radio, media e molto altro ancora) degli operatori di gioco d’azzardo. Come infatti veniva riportato all’interno del terzo capo del Decreto, era ritenuto necessario per quel periodo storico introdurre misure che contrastassero il disturbo del gioco d’azzardo. E come si doveva fare? Bloccando ogni forma di pubblicità (senza considerare che poi la ricerca di sponsorizzazioni si sarebbe rivolta all’estero con una serie di escamotage al limite dell’assurdo. 

Ad oggi per la situazione con gli sponsor Serie A ha perso oltre 100 milioni di euro a causa del blocco delle sponsorizzazioni. Si tratta di una somma altissima che ha soprattutto colpito le squadre più piccole, quelle che ricevevano piccole percentuali di introiti dagli operatori. 

Il decreto ha portato così il Milan, la prima che ci viene in mente tra le tante, a rivedere il suo contratto di oltre 10 anni con il suo sponsor principale che è stato sempre Bwin. Come dimenticare poi la rottura tra Roma e Betway, e tra la Lazio e Marathonbet. Il quadro globale italiano per il calcio era (o meglio è) allarmante, ed è poi peggiorato con lo spiacevole capitolo della pandemia, dei lockdown e delle sospensioni di competizioni e campionati per mesi.

C’è un futuro comune per sport e betting?

Dopo un po’ di anni trascorsi dall’introduzione del decreto dignità è naturale porsi qualche domanda, partendo da un punto chiave: negli ultimi anni il settore del gioco d’azzardo, in particolare online, ha aumentato i suoi numeri. Ci sono infatti sempre più piattaforme con licenza italiana, giocatori disposti a piazzare una scommessa sul sito AAMS con pronostico e tante offerte dedicate ai nuovi iscritti come incentivo. E indubbiamente le continue tecnologie innovative introdotte sul web non fanno altro che sviluppare questo trend.

Siamo quindi sicuri che il decreto dignità stia davvero funzionando? A pagare le conseguenze fino ad ora sono state solamente le società sportive che diventano dipendenti dai diritti televisivi e alla continua ricerca di una soluzione vantaggiosa da sfruttare come sponsor. Ci sono speranze che le sponsorizzazioni possano riprendere? Di sicuro è qualcosa che si auspicano le società di Serie A.

Come sappiamo, quando si parla di pubblicità, apriamo un capitolo fondamentale all’interno delle società sportive il cui obiettivo è prima di tutto quello di riuscire a fare profitto per garantire giocatori di altissimo livello alla propria squadra, capaci di portare alla vittoria di coppe e campionati. Per arrivare a quel punto servono però sponsorizzazioni di un certo tipo!

Ecco allora che da un paio di anni gli addetti ai lavori richiedono di mettere mano sul Decreto dignità per aggiornarlo nel rispetto delle richieste ed esigenze delle stesse società. E chissà che tutto questo nei prossimi anni non diventi realtà.