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Stankovic sfida il suo recente passato: «Casa mia è sempre Milano. Esposito? Per me è un fratellino, ma domani ho un obiettivo»
Stankovic in un’intervista a ‘La Repubblica’ ripercorre la sua avventura in nerazzurro e svela anche i rapporti con Esposito e Chivu. Le sue parole
Filip Stankovic, portiere del Venezia, si prepara a un ritorno emozionante a San Siro per gli ottavi di Coppa Italia contro l’Inter. Figlio della leggenda nerazzurra Dejan e cresciuto calcisticamente nel vivaio interista, Filip ha raccontato a La Repubblica le sue emozioni alla vigilia del match, i ricordi d’infanzia a Milano e la sua nuova vita in laguna.
MILANO – «Sono serbo, nato a Roma. Ma casa mia è Milano. Da bambino vedevo lo stadio dalle finestre. Riconoscevo il brusio del pubblico che precede i gol. Nel palazzo vivevano altri calciatori. C’erano Brozovic e Icardi».
SI SENTE VENEZIANO – «Sempre di più. Amo i paesaggi, la gente, la corsa fino allo stadio in barca, che vorrei imparare a portare. Poi c’è il cibo. Mangio tanto radicchio. Si usa molto dove vivo, a venti minuti dal centro sportivo. La stessa distanza che percorrevo da Milano ad Appiano Gentile».
PAPA’ DEJAN E MOURINHO – «Ci portava lì a giocare dopo le vittorie dell’Inter. I miei due fratelli tiravano, io paravo. Un giorno venne a vederci Mourinho. Stava in disparte, incappucciato. Dopo averlo notato, ci impegnammo da matti. Avevo otto anni».
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L’AMICO CHIVU – «Purtroppo non mi ha mai allenato, ma lo conosco, è amico di papà. Una persona speciale».
LA SFIDA CON PIO ESPOSITO – «Per me è stato un fratellino. Noi tre Stankovic uscivamo con gli Esposito, tutti insieme. Domani però voglio vincere io».
IL GIOCO DI STROPPA – «Mister Stroppa fa crescere nel gioco coi piedi, in campo e al video. Mi sento sempre più sicuro. Per un portiere la cosa più bella è percepire la fiducia dei compagni».
IL SOGNO – «Alzare la Champions, con mio fratello in squadra e papà ad allenarci. Non sarebbe un problema. Quando mi danno del raccomandato, mi motivo di più».
IDOLI – «Gioco alla play. In porta alterno Donnarumma e Oblak, miei punti di riferimento anche nella realtà».
SOMMER – «Certo che mi piace. Visto che usava occhiali per allenare i riflessi, ho cominciato anch’io, insieme a luci intermittenti e spara-palline».