Umtiti svela: «Lecce? La prospettiva mi affascinava e sentivo la necessità di scoprire il calcio italiano. Corvino mi disse questo»
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Umtiti svela: «Lecce? La prospettiva mi affascinava e sentivo la necessità di scoprire il calcio italiano. Corvino mi disse questo»

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Samuel Umtiti

Umtiti, ex difensore del Lecce, svela: «La prospettiva della Serie A mi affascinava e sentivo la necessità di scoprire il calcio italiano»

La carriera di Samuel Umtiti si è chiusa in patria, a Lille, dove ha militato dal 2023 fino al settembre 2025. Appeso gli scarpini al chiodo, l’ex difensore del Barcellona non ha perso tempo e ha subito intrapreso una nuova strada professionale: «Commento il calcio italiano per Dazn in Francia e sto studiando per diventare allenatore», ha raccontato in un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport.

SCELTA LECCE – «La prospettiva mi affascinava e, dopo aver giocato in Francia e in Spagna, sentivo la necessità di scoprire il calcio italiano. Arturo Canales (il suo procuratore, ndr) mi parlò del Lecce e mi convinse: in Italia si matura tanto tatticamente, specialmente se sei un difensore. Corvino disse che, una volta che arrivi a Lecce, ti innamori della gente e della città. Non ero tanto convinto, venivo da Barcellona, ma aveva ragione lui: si è creato un rapporto indissolubile. Ho vinto un Mondiale, eppure la salvezza conquistata contro il Monza ha un valore speciale sul piano emotivo»

EMOZIONE ARRIVO ALL’AEROPORTO – «Sono un tipo di poche parole, il mio cuore comunica meglio della mia bocca. Forse quelle lacrime venivano dritte dal cuore. Ero reduce da un periodo difficile, la gente non mi capiva. Avevo bisogno di un amore sincero, che a Lecce mi è stato dimostrato sin dal primo momento»

BARCELLONA – «Ho sofferto di solitudine, non volevo parlare con nessuno. Nel frattempo mi infortunavo e giocavo poco. Se non stai bene psicologicamente, il tuo corpo non performa al massimo e le prestazioni ne risentono. Bisogna aiutare i giocatori, che spesso si trovano catapultati in realtà gigantesche. Si deve avere il coraggio di dire che non si sta bene»

STILE DI ALLENATORE – «Duttile, capace di esaltare le caratteristiche dei singoli. L’aspetto umano è fondamentale e bisogna parlare con i calciatori, costruendo un rapporto sincero. In Italia stimo Baroni, che ho conosciuto nel Salento, perché l’ho visto adattarsi a ogni contesto. Le sue squadre giocano bene e lui fa della comunicazione il suo punto di forza»

LOTTA SCUDETTO – «Vedo l’Inter davanti a tutti. Ha i calciatori più forti e uno stile definito. Sono curioso di vedere la Juventus, quando Spalletti riuscirà a dare la sua impronta, però anche la Roma, il Milan e il Napoli possono dire la loro. Occhio anche al Como: Fàbregas rischia tanto, ma va dritto per la sua strada. Adoro la sua determinazione».

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