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Verso Brasile 2014, arriva un brivido e ti trascina via: l’Italia

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Mondiale 2014, gruppo D: la scheda dell’Italia

MONDIALE BRASILE 2014 ITALIA – Noi italiani siamo strani: alle volte ricordiamo con più intensa enfasi le semifinali rispetto alle finali. Trovatemi qualcuno che non ha notizia delle gesta di Italia-Germania 4-3 (Messico, 1970) o Italia-Argentina 1-1 (Italia ’90, vittoria dei sudamericani ai calci di rigore): sarà più agevole invece imbattersi in chi non rammenta che delle sei finali mondiali disputate ne abbiamo perse due ed entrambe contro i brasiliani, a Città del Messico nel ’70 e nel Rose Bowl di Pasadena ad Usa ’94. Ora si vola proprio nella patria del futebol bailado e l’incubo è il medesimo: ritrovarseli di fronte. Per di più in casa loro. E toccare con mano una certezza: sono (ancora) troppo forti. A dire il vero lo sarebbero anche Spagna – campioni in carica – nonché Germania ed Argentina ma, non è dato sapere per qualche miscela di fato e realtà, al tavolo di un Mondiale una sedia è sempre e comunque colorata di azzurro.

IL COMMISSARIO TECNICO: CESARE PRANDELLI – Ci sediamo anche noi dunque seppur mai come oggi il ruolo di favoriti non ci spetti: poco importa, la nostra è una storia di difesa e siamo in grado di esaltarci più in situazioni del genere che quando c’è da fare la voce del padrone. Nel Paese dei commissari tecnici toccava sceglierne uno – anche per questioni di spazio, impensabile portare 60 milioni di italiani sulle pur accoglienti panchine brasiliane – e si è optato per il buon Cesare: la memoria di chi vi scrive non rimembra un movimento di opinione avversa così folto. Ben poco da obiettare ci sarebbe guardando ai risultati: una finale di Europeo quando alla vigilia sembravamo spacciati e buone prestazioni alla Confederations Cup. Un’esibizione, modalità che dal tempo dei tempi non esalta le caratteristiche italiane. L’Italia solitamente vien fuori quando c’è da fare risultato e non quando si deve mostrare l’abito. Critiche dunque incentrate sulla persona, propriamente su alcune presunte incoerenze in capitolo codice etico: maledetto il giorno in cui questo termine fu coniato, mi viene da pensare. Ma ne parleremo dopo. Io intanto sto con il ct.

LA STELLA: MARIO BALOTELLI – “Quando si dice che la maglia azzurra sia il punto d’arrivo per ogni giocatore si dice solo la verità”, Roberto Baggio. Per aggiungere qualcosa all’intensità perfettamente espressa dal Divin Codino basta richiamare una mera constatazione: per la propria nazione si va in campo senza uno stipendio e basta questo a segnare la diversità. Si gioca per onor di patria ed il mondo che avanza e si sposta più facilmente di quanto riuscisse tempo fa ci dà un simbolo tutto nero: Mario Balotelli, nato nel 1990 a Palermo da genitori immigrati ghanesi (Thomas e Rose Barwuah), è il segnale più tangibile della società che si evolve nonché la stella italiana più brillante. Bando alle ciance: il nostro destino è legato a doppia mandata a quello di SuperMario. Sarà lui – ed ha già dimostrato di esserne in grado, di esaltarsi con questa maglia sulle spalle e non sentirne la pressione – a dover elevare peso offensivo e talento di una squadra che non ambisce a presenziare. Sarà pure uno che divide e sempre dividerà ma a cui non manca la personalità. E, perché no, la sfrontatezza dell’incoscienza.

LA SORPRESA: MARCO VERRATTI – A patto che il commissario tecnico gli riservi un biglietto sull’aereo per il Brasile. Se di questo non c’è certezza la garanzia è invece espressa dal suo talento: il giovane regista abruzzese è un fenomeno del suo ruolo ed ha già superato a tempo record l’esame di maturità. Messo al centro di un progetto ambizioso quale quello del Paris Saint Germain non ha affatto tremato, inscenando tutto il suo meraviglioso repertorio fatto di qualità ed intelligenza, di carisma e cognizione di causa. Perché va portato in Brasile? Perché è una risorsa del calcio italiano che non creerebbe alcun problema a vestire i panni del comprimario. Al primo intoppo l’opinione pubblica spingerebbe per il suo impiego? Poco male, se non si è grado di gestire ciò…

L’UOMO MERCATO: CIRO IMMOBILE – Bestiale. Il capocannoniere della Serie A – 22 reti senza rigori – è l’uomo nuovo del movimento calcistico italiano: dopo un anno di ambientamento nella massima serie vissuto tra critiche e discontinuità in quel di Genova ecco l’esplosione con la maglia del Torino agli ordini di un allenatore – Giampiero Ventura – in grado come pochi altri di esaltare gli attaccanti. Immobile ha segnato in ogni modo: destro e sinistro, a volo e di testa, dalla distanza o negli ultimissimi metri. Un cecchino infallibile sul quale ha seriamente messo occhi e mani il Borussia Dortmund: “siamo pronti a tutto per averlo”, le parole di Jurgen Klopp spiegano meglio di ogni altro tentativo il fenomeno in essere.

L’ULTIMO MONDIALE – Il Lippi bis: no, non è un governo. E’ un secondo tentativo – a dir poco improbabile – di confermarsi con la medesima guida tecnica dopo il sublime trionfo tedesco di quattro anni prima. Se nel 2006 fu titolo Mondiale nel 2010 in Sudafrica fu eliminazione al girone: in quattro anni dunque il punto più alto e quello più basso della storia azzurra. Del resto siamo in grado di estremizzare le vicende calcistiche come nessuno al mondo. Ma forse era scritto nel destino: quella storia doveva chiudersi così. Ora un nuovo capitolo, a dire il vero già aperto dalla recente finale europea nel 2012, che per definizione porta con sé pagine bianche tutte da scrivere.

IL PRONOSTICO – Vi dovevamo ulteriori dettagli sulla questione del codice etico e non ce ne siamo dimenticati. Se possibile però l’analisi si sposta sull’angolo di osservazione del popolo italiano: siete certi di essere arrabbiati con il ct o la vicenda è prettamente strumentale? Nel senso: chi tifa Roma vuole Chiellini fuori e chi tifa Juve si rifà con Destro? Liberi di percorrere questa via, a patto però sappiate che gli altri pensano a vincere. E non a lasciare a casa il Thiago Silva o il Piquè di turno. Uniti, non divisi. Realtà diverse, direte voi, ma almeno per un mese potremmo provare a sforzarci: giocatori e tifosi di Real e Barcellona ci riescono, lo abbiamo sempre fatto anche noi ma ora sembra tutto così difficile e lontano. Proprio perché non abbiamo bisogno di prendere alcuno in esempio è l’ora di remare tutti nella stessa direzione, come soltanto gli italiani sono in grado di fare: nelle grandi avversità storiche abbiamo trovato la forza per rialzarci, idem sul piano calcistico. Basti pensare al post Calciopoli: l’unità d’intenti portò a casa un Mondiale. Tifare per Buffon, Chiellini, De Rossi, Pirlo, Insigne, Balotelli. Magari non lo vinceremo, ma possiamo recare lustro alla nostra causa. Che veicolo lo sport.

Forse non sarà una canzone a cambiare le regole del gioco, ma voglio viverla così quest’avventura senza frontiere e con il cuore in gola. E il mondo in una giostra di colori, e il vento accarezza le bandiere, arriva un brivido e ti trascina via, e sciogli in un abbraccio la follia” – Un’estate italiana, Gianna Nannini ed Edoardo Bennato