Aia, Nicchi: ?Rimarrò al fianco degli associati? - Calcio News 24
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2012

Aia, Nicchi: ?Rimarrò al fianco degli associati?

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AIA NICCHI – Intervistato dal Corriere dello Sport, l’attuale presidente dell’AIA, Marcello Nicchi, ha parlato in vista della nuova elezione, che lo vede in lizza con Robert Anthony Boggi.

Ha preso l’Aia dopo Calciopoli, l’ha guidata per quattro anni e adesso c’è la possibilità di restare al vertice per altri quattro: quali sono state le sue vittorie nella gestione che sta per concludersi e quali gli obiettivi per la prossima? Ha qualche rimpianto che vorrebbe sanare? in caso di nuova elezione?

«Elencare il numero e l’importanza delle cose fatte sarebbe lungo: penso allo sforzo verso l’uniformità arbitrale in tutte le categorie, alla lotta contro la violenza sugli arbitri. Comunque ciò di cui vado orgoglioso è l’aver conservato, malgrado certi attacchi, l’autonomia tecnica ed il diritto dell’Associazione a sedere in Consiglio Federale. Infine l’aver ricondotto l’AIA ad un modello comportamentale di assoluto rigore: nessun nostro associato è stato sfiorato dai recenti scandali di Scommessopoli».

Adesso gli arbitri addizionali, che però nell’ambiente (società, giocatori, allenatori) dicono possano deresponsabilizzare l’arbitro centrale. Il futuro sembra essere la tecnologia, parziale (gol line tecnology) o totale (fuorigioco, moviola in campo). La sua posizione sulle tre realtà/prospettive e cosa farebbe per abbassare ancora il margine d’errore.

«Gli arbitri addizionali sono il futuro dell’arbitraggio e la loro efficacia si è già vista in questa prima fase di introduzione. Evidentemente, come tutte le cose nuove, hanno bisogno di essere rodate e perfezionate con l’esperienza e con lo studio dei nostri dirigenti impegnati nell’attività tecnica. Per quanto riguarda la tecnologia non ho pregiudizi riguardo alla gol line tecnology anche se la sua utilità mi pare attenuata dall’introduzione degli arbitri addizionali. Diverso è il discorso per le altre ipotesi che, a mio avviso, snaturerebbero il gioco del calcio. Ovviamente non potremmo che recepire le decisioni IFAB che andassero in senso opposto».

Le ultime polemiche hanno fatto tornare di moda quella che negli Anni Ottanta fu chiamata “sudditanza psicologica” nei confronti delle così dette grandi del campionato. Lei ha sempre rifiutato il concetto, è sempre convinto che non esista, neanche a livello inconscio?

«Più che convinto direi che ne sono certo».

C’è una figura, un personaggio della storia dell’Aia che vorrebbe avere avuto o vorrebbe avere al suo fianco nei prossimi quattro anni, sia esso dirigente o tecnico?

«Vorrei continuare non ad avere, ma essere io stesso per primo al fianco dei miei 35.000 associati, ai quali mi sono dedicato con amore in questi primi quattro anni di gestione».

Il suo avversario alle elezioni l’ha accusata di essere scorretto, con tanto di denuncia alla Procura federale. Quale è la sua replica? Cosa gli risponde?

«Come tutti hanno notato ho volutamente evitato, durante la campagna elettorale, di farmi trascinare in questa polemica studiata da chi era a corto di argomenti ed all’unico fine di indebolire l’Associazione con il rischio che diventasse facile preda di qualcuno. La mia storia parla per me: non mi sono mai dimesso né, avendo sempre rispettato le regole, ho mai subito condanne disciplinari. Altri non possono affermare la stessa cosa. Sono certo che la risposta definitiva sulla questione la daranno la Procura Federale e l’Assemblea Elettiva».