AIA, Boggi: ?Restituirò democrazia all?Associazione? - Calcio News 24
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2012

AIA, Boggi: ?Restituirò democrazia all?Associazione?

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lega serie a1

AIA BOGGI – La redazione del Corriere dello Sport ha dato spazio anche a Robert Anthony Boggi, candidato all’elezione per la presidenza dell’AIA insieme al presidente uscente Marcello Nicchi.

Sabato sera scopre di essere diventato presidente dell’Aia: la prima cosa che fa subito dopo aver messo piede nell’ufficio all’ultimo piano del palazzetto di via Tevere?

«Chiamare presidente e vicepresidente uscenti e chiedere loro quale commissione vogliono. Perché questi signori si sono impossessati dell’Associazione, come fosse una cosa loro. Ed invece io voglio restituire, riportare la democrazia all’interno dell’Aia. Quindi è giusto allargare la gestione dell’Associazione a tutti. Riportare la democrazia. Abrogando, ad esempio, le due norme che proprio gli attuali vertici hanno messo nel nuovo regolamento per tentare di blindare le elezioni ma che sono senza etica. E poi il presidente di sezione deve tornare ad essere un tecnico e non un burocrate, gli osservatori devono poter esprimere liberamente il loro giudizio, con serenità»

Il presente fa rima con arbitri addizionali, che però rischiano di togliere responsabilità all’arbitro centrale; il futuro prossimo si coniuga con la tecnologia per il gol-non gol, c’è chi parla addirittura di moviola in campo. Che ne pensa?

«Gli arbitri d’area, o addizionali, fanno parte di una sperimentazione e come tali le conclusioni bisogna trarle alla fine. Io personalmente ritengo questa nuova figura assolutamente positiva, anche se l’errore ci può stare, sempre. Sperimentare e regolamentare. Però l’idea è funzionale, a patto che si torni ad unire A e B. Con Collina o con Braschi? Non posso che parlare bene di entrambi….»

Le società tornano a lamentarsi con forza dell’operato e degli errori degli arbitri. E’ tornata di moda quell’espressione che era in voga quando lei faceva ancora l’arbitro, ovvero la sudditanza psicologica. Esiste?

«Gli arbitri vanno in campo sempre per non sbagliare, sarebbero dei folli se sbagliassero apposta. Perché un errore è un errore, sia se lo fai contro una grande squadra, sia contro una piccola. Gli errori vanno accettati. Ma è anche vero che si può sbagliare di più se manca serenità».

C’è una figura nella storia dell’Aia che vorrebbe avere al suo fianco nel caso venisse eletto presidente dell’Aia?

«Fosse possibile, vorrei avere vicino il mio maestro, Paolo Casarin. Su questo dovrebbe convenire anche il presidente uscente. Quando parlava lui di calcio, quando lo raccontava, era qualcosa di unico al mondo».

La battaglia elettorale ha vissuto sulle sue accuse al presidente uscente Nicchi. C’è un’indagine della Procura federale, alla fine che cosa succederà?

«Prima di tutto, ci tengo a precisare che io non ho accusato nessuno. Ho soltanto portato a conoscenza che altri associati avevano accusato il presidente Nicchi di essere stato scorretto. Le persone che sono state calpestate, nella loro dignità, e che hanno denunciato il comportamento non certo degno di un presidente dell’Aia, sono tre o, secondo i rumors, molte di più. E questo deve essere vero, se Nicchi ha detto di volermi querelare e invece… Come finirà non sono in grado di dirlo, spero solo che se alla fine dell’inchiesta qualcuno dovesse aver sbagliato, sarebbe giusto pagasse. Io, nella mia carriera, anche quando arbitravo, l’ho sempre fatto…».