2015
Reja fa 70: «Ma sono sempre all’attacco, come la mia Atalanta»
Il tecnico: «Ho portato una mentalità offensiva nuova alla squadra»
«Il calcio è la mia vita e fino a quando sarò in forze e potrò insegnare andrò avanti. A volte faccio fatica, ma è una fatica positiva. È un continuo esercizio mentale. Bisogna sempre essere lucidi. E lo sono sempre stato. Sarà che sono friulano». A pochi giorni dal 70esimo compleanno, Edy Reja, tecnico dell’Atalanta, non ne vuole proprio sapere di dire addio al calcio: «La mia terra è una terra di sofferenza, che ha visto guerre e disastri. È una terra che tempra. Il friulano impara a essere tosto. Come il bergamasco. Qui ho scoperto un popolo che in fatto al lavoro non è secondo a nessuno. Un popolo con grande spessore morale. Ci assomigliamo».
KO– Per i nerazzurri c’è da digerire la brutta sconfitta arrivata contro la Fiorentina, domenica sera: «Avrei voluto tanto confrontarmi in 11 uomini e non perderne uno dopo cinque minuti per un’espulsione. Volevo paragonare la mia squadra con una formazione impegnativa, che di sicuro lotterà fino alla fine per lo Scudetto. Peccato. Arrabbiato con Dramè? Soprattutto in occasione del vantaggio viola. Non è possibile che nessuno tra lui, Kurtic e Gomez fosse a presidiare la fascia sinistra».
NUOVA DEA – In questo inizio di stagione, però, la Dea sembra un’altra squadra: «I concetti sono collegati. Ho voluto dare una mentalità più offensiva alla squadra e per farlo è stato necessario ingaggiare uomini che giocassero in un certo modo. È stato necessario lavorare anche sulla testa di tutti: ora l’importante è attaccare senza preoccuparsi troppo di quello che potrà accadere quando perdiamo palla. Non dobbiamo mai rinunciare a giocarcela».
NIENTE TITOLARI – «Stendardo – prosegue Reja ai microfoni de Il Corriere di Bergamo – è in concorrenza con Toloi e Paletta. Cigarini e Carmona stanno recuperando la forma dopo essere stati infortunati. Non esistono panchinari. Io qui ho 23 titolari. Grassi? È un centrocampista completo. Ha fisico, tecnica e personalità. Se uno è bravo come può crescere senza mettere da parte un po’ di esperienza sul campo?».