Bologna, Di Vaio: «Juventus arrembante» - Calcio News 24
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2015

Bologna, Di Vaio: «Juventus arrembante»

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di vaio bologna agosto 2015 ifa

Il club manager del Bologna tra retroscena passati e l’attualità

Ha digerito a fatica la panchina alla Juventus, mentre quella del Bologna la tollera meglio, visto che ne è club manager. All’orizzonte, dunque, una sfida speciale per Marco Di Vaio, che in due anni a Torino ha collezionato 55 presenze in A e 18 reti: «Con Del Piero e Trezeguet era dura… Odiavo non giocare, volevo avere continuità, è sempre stata la prima cosa a cui pensavo quando sceglievo e a volte ho sbagliato. Adesso invece la panchina la amo, mi piace vivere la partita con la squadra, con lo spirito dello spogliatoio», ha dichiarato a La Gazzetta Sportiva l’ex attaccante, che pensava di finire all’Inter prima dell’approdo alla Juventus: «Si diceva che dovessi andare all’Inter, dopo che Ronaldo era stato ceduto al Real, ero convinto, invece mi chiamò il mio agente Alessandro Moggi e mi disse che mi aveva preso la Juve».

GLI AVVERSARI – Abituato a far male alla Juventus da avversario, Di Vaio è però consapevole delle difficoltà che dovrà affrontare il Bologna oggi pomeriggio: «Dovremo essere bravi a difenderci, avere un po’ di fortuna e soprattutto avere più coraggio davanti. Mi aspetto una Juve forte, anche col Frosinone mi è piaciuta e meritava di vincere. Arrembante, con lo stadio che dà la carica. E dopo la vittoria con il Siviglia sarà ancora più determinata».

PASSATO BIANCONERO – Preso dalla Juventus per l’infortunio di Trezeguet, che doveva stare fuor due mesi, Di Vaio ha fatto fatica ad ambientarsi. Pian piano l’esperienza è diventata meravigliosa e ha cambiato la sua percezione del calcio: «Ho capito che dovevo alzare l’attenzione verso il mio corpo, con una preparazione sempre intensa, ogni giorno, anche se andavo in panchina: è per questo che ho potuto giocare fino a 38 anni». Poi ha parlato del rapporto con due allenatori bianconeri: «Lippi? Ero sempre in seconda fila… Con lui ho avuto un rapporto sincero ma travagliato, diciamo di amore e odio. In Nazionale obiettivamente non avevo fatto bene, forse è stato giusto così. Capello? Avevo fatto l’Europeo con Trapattoni e mi ero aggregato tardi alla squadra. Forse avrei meritato più considerazione, Capello avrebbe potuto conoscermi meglio, aspettare qualche giorno. Invece è arrivato il Valencia, lì avrei potuto giocare con più continuità e sono andato via», ha raccontato Di Vaio, che si sarebbe dato un’altra chance. Ora sta facendo il corso a Coverciano, ma non rivela se ha come modello più Luciano Moggi o Pantaleo Corvino: «Due grandi manager. Hanno stili diversi, ma hanno segnato la storia del calcio italiano».

LA CHANCE – Infine, il rapporto con la piazza felsinea: «Bologna mi ha dato una grande opportunità. Mi davano per finito. Qui ho sentito l’amore della gente, un grande rispetto della persona: gratificante. Salvezza? Abbiamo buoni giocatori e qualche talento. Siamo in fase di costruzione e la sconfitta con l’Udinese lo dimostra: fossimo stati più squadra non avremmo perso. Stiamo costruendo un nuovo gruppo, quando saremo squadra usciranno anche i singoli, ne sono certo. Ci dobbiamo aiutare tutti insieme per uscire da questo momento. Tutti, società, squadra e tifosi: la salvezza è fondamentale per il Bologna».