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Buon compleanno a… Frenkie de Jong

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Oggi Frenkie de Jong compie 26 anni. Tra pochi giorni si prenderà la soddisfazione di vincere la Liga e sarà il suo secondo campionato dopo quello conquistato in Olanda nel 2019

Oggi Frenkie de Jong compie 26 anni. Tra pochi giorni si prenderà la soddisfazione di vincere la Liga e sarà il suo secondo campionato dopo quello conquistato in Olanda nel 2019. Rinsaldando così quel rapporto che ideale e concreto tra due della massime espressioni del calcio mondiale sul piano dell’estetica e dei risultati: Ajax e Barcellona. Come dire, Johan Crujiff e tutti gli altri. Quando De Jong è arrivato in Catalunya, era il ventesimo giocatore partito da Amsterdam per arrivare al Camp Nou a mostrare quanto sapesse stare in campo, con quale sicurezza, con quanta disponibilità ad ampliare il suo sapere calcistico fino a farlo diventare enciclopedico. Una lista di cui faceva parte anche Ronald Koeman, diventato poi Commissario Tecnico degli Orange e in tale veste colui che aveva puntato su Frenkie per farlo uno degli elementi cardine della nazionale.

Essere all’altezza di così tanti e soprattutto qualificati predecessori non è esattamente la cosa più semplice. Per due motivi, principalmente.

Il primo unisce in qualche maniera la propria dimensione tecnica con quella esistenziale (sei un ragazzino, ogni esame è comunque uno stress): devi riuscire a mostrarti coerente con quella capacità espressa dai primi passi e che ha fatto parlare e scrivere di te come di un campione. Uno che non diventerà per l’appunto Cruijff, assurgendo al rango di Mito assoluto, ma potrà e/o dovrà appartenere alla stirpe dei Rijkaard, per citare un altro lanciere finito in blaugrana che sapeva dare del tu al pallone.

Il secondo è conseguenza, più che premessa. Dati certi presupposti, per importarti il Barcellona ha speso 86 milioni di euro. Tu puoi anche scendere sul terreno di gioco e sentirti leggero. Ma chi li ha spesi quei soldi e tutti coloro che lo sanno, invece, non saranno esattamente disponibili a perdonarti.

E difatti, non mancano le critiche. Anche perché De Jong non entra a far parte del Barcellona dei bei tempi, semmai sulle sue spalle non robustissime gli si fa portare il peso della frustrazione di non essere più quella cosa là. Di far parte, traducendo in estrema sintesi, di una squadra che in Europa non vince più e non ci arriva neanche vicino. Compreso quest’anno, dove il titolo nazionale vale da consolazione per ls duplice eliminazione: prima nel gironi di Champions League, poi in Europa League per mano del Manchester United. Il club che, ad un certo momento, avrebbe voluto Frenkie ormai non più giovanissimo.

Un corteggiamento, quello inglese, non limitato a un solo club, non poteva mancare anche il Chelsea, con la sua ansia di spendere soldi manco avesse il superbonus del 110%. E che, la scorsa estate, ha portato anche a contestazioni dei tifosi del Barça a scena aperta nei confronti del giocatore.

Forse perché si possono sopportare tante cose, ma non che ti vengano a comprare la bellezza che hai acquistato prima. Lo senti come un furto, anche se ti fanno il bonifico con un bel po’ di zeri. E ti senti tradito, se il tuo idolo poco tempo prima è stato diretto nelle dichiarazioni: «Il Barcellona è il club dei miei sogni. Non voglio più parlare di voci. Mi sento bene a Barcellona. Non c’è accordo con altri, non c’è niente di ufficiale».

Un’altra figura di un certo rilievo che unisce Ajax. Barcellona e Olanda, è Louis Van Gaal, che in Qatar gli ha affidato le chiavi del centrocampo della nazionale, eliminata dall’Argentina in una gara alquanto polemica.

Due anni fa, con il peso di tutta la sua autorevolezza, ha preso posizione netta, non sopportava più che de Jong venisse giudicato troppo severamente. E lo ha fatto considerandolo un vizio fatale, una sorta di modalità congenita nel rapporto triangolare tra queste tre entità: «Le critiche sono tipiche del Barcellona. Quando dai un grande contributo, come ha fatto Frenkie negli ultimi due anni, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ma quando le cose vanno male, il Barcellona incolpa sempre gli stranieri. Questo vale per l’allenatore, perché anche lui è straniero e olandese. La storia si ripete, il mio consiglio è di non farci troppo caso». Oggi, a 26 anni, forse Frankie ha l’età giusta per andare avanti senza preoccuparsi di nulla.