Conte Napoli, l’«arcivernice» della rinascita: l'analisi
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Conte Napoli, l’«arcivernice» della rinascita: lavoro, sacrificio e vittorie! L’analisi della metamorfosi partenopea con la metafora d’autore

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Conte Napoli, l’«arcivernice» della rinascita: sul Corriere dello Sport, Mimmo Carratelli racconta la metamorfosi azzurra con una metafora d’autore

Mimmo Carratelli, sulle colonne del Corriere dello Sport, scomoda un classico del “Corriere dei piccoli” per spiegare la rinascita azzurra. Come l’ineffabile Pier Cloruro de’ Lambicchi usava la sua «arcivernice» per dare vita ai ritratti, così Antonio Conte ha usato la sua personale mistura per rianimare e portare al trionfo un Napoli che, solo un mese fa, osservatori frettolosi avevano dato per defunto insieme al suo allenatore.

Ma qual è la composizione di questa «arcivernice» contiana? Non c’è trucco: è fatta di duro lavoro, sacrificio, dedizione e un pensiero fisso: la vittoria. È l’essenza stessa della sua vita, quella vita da mediano passata «a recuperar palloni lavorando sui polmoni». Questa è la forza di Conte: un’energia autentica, un esempio inoppugnabile che contagia e plasma i giocatori prima ancora di qualsiasi tattica. Lui trasmette se stesso. Diventa così un “condottiero” per De Laurentiis e un leader assoluto per la squadra, tanto che giocatori come Politano e Neres (quest’ultimo dato erroneamente per deluso dal gossip) affermano: «lo seguiremo sino alla morte».

La Supercoppa ha dimostrato la bontà del suo lavoro. Al di là dell’emergenza infortuni, Conte ha avuto la pazienza di costruire i giocatori e aspettare i rientri. Il risultato a Riyadh è stato sfolgorante: Neres “pazzariello” fantastico, Hojlund guerriero e un Lobotka protagonista assoluto per guida totale della squadra. Ma c’è tanto Conte anche nel rilancio di Juan Jesus, nella fiducia a Spinazzola, nel nuovo ruolo di diga a centrocampo per McTominay e nell’impiego del jolly Elmas.

Dopo la finale si parla del Napoli «più bello» degli ultimi anni. I giocatori sono i protagonisti, ma dietro c’è un artefice speciale che non vende fumo, non fa cene ruffiane, parla a muso duro, lavora sodo e vince. È inutile, conclude Carratelli, fare ancora i “sopracciò” sminuendo la passione, la perizia e quegli allenamenti duri che ora fanno correre il Napoli ad alto gradimento.

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