Diamanti: il top-player pratese che piace alla Juventus - Calcio News 24
Connettiti con noi

2013

Diamanti: il top-player pratese che piace alla Juventus

Pubblicato

su

Prato, città di talenti ed etnie: da Paolo Rossi a Diamanti, passando per Bobo Vieri

A CACCIA DI DIAMANTI – In ballo ci sono tanti nomi: da Jovetic a Higuain, da Tevez a Suarez, ma per adesso l’ipotesi più concreta per il mercato bianconero resta la pista che porta ad Alessandro Diamanti. Il fantasista felsineo è nato a Prato: terra di fuoriclasse ed intrecci etnici. La città natale di Alino, per fama, livello artistico e storia, è da considerarsi la Cenerentola delle altre province toscane, in confronto alle ben più rinomate Firenze, Siena, Pisa, Lucca e via dicendo. Non possiamo certo ignorare il suo peso nel campo tessile, baluardo dell’economia che in tempi passati ha fatto la fortuna della città pratese. In questi ultimi anni però, con l’avanzare del capitalismo orientale, anche quello che era rimasto l’unico motivo d’orgoglio per i lanieri è andato a farsi friggere. Ai pratesi, ai quali è risaputo che “garba vantassi” dei propri meriti, resta ormai un solo motivo di lode. Già nel nome infatti si capisce che la città di Prato ha un certo e misterioso feeling che lo lega con la storia del calcio. Se dici Prato infatti ti viene subito in mente un immenso e rigoglioso manto erboso color verde smeraldo. Aggiungici due porte, delle righe bianche, un pallone e l’algoritmo è presto completato: viene fuori il gioco del calcio.

PABLITO ROSSI – Nascere sotto il segno del Bisenzio sembra essere di grand’auspicio. A Prato infatti si sfornano campioni a raffica e questa regola sembra non saltare nemmeno una generazione: Paolo Rossi, Bobo Vieri e per ultimo Alessandro Diamanti. Tutti campioni, tutti pratesi doc. Il terzetto è nato calcisticamente, seppur in periodi differenti, nel Coiano Santa Lucia, società di spicco nel pratese, della quale proprio Paolo Rossi è il presidente onorario, anche se, va detto, gli addetti ai lavori giurano di non averlo mai visto bazzicare da quelle parti. Paolino Rossi era praticamente un predestinato, ha lasciato Prato all’età di sedici anni per approdare alla Juventus, anche se non nasconde che a quell’età il suo vero divertimento era giocare con il fratello Rossano all’uliveta di Santa Lucia, a due passi da casa.

BOBO VIERI – Bobone invece è quello rimasto più legato alla sua beneamata città, benché fosse nato a Bologna ed emigrato in Australia, dove ha preso confidenza col pallone. Quando rientra dall’Oceania nel 1988 il suo primo club è proprio l‘A.C. Santa Lucia, dove ad allenarlo era (storie che si incrociano? Destino?) Luciano Diamanti, padre del futuro calciatore. L’anno successivo viene tesserato giovanissimo dal Prato, squadra del cuore, dove si mette in luce a suon di gol nel campionato Berretti. Anche lui, come Rossi, si trasferisce presto a Torino, stavolta sponda granata, squadra con cui ha esordito in serie A nel 1991. Si racconta che Bobo coltivasse il sogno di diventare calciatore sin dall’infanzia, ma sapeva bene che con l’“esilio forzato” in Australia, le possibilità di diventare un campione erano ben poche. Così il nonno Enzo, credendo nelle potenzialità del ragazzo e ben memore che dalla scuola del Santa Lucia era già uscito un grandissimo, ha pensato bene di comprare il biglietto aereo Australia – Prato, per lanciare il nipote nel palcoscenico del calcio italiano. Si racconta che il biglietto era di sola andata, come se nonno Enzo fosse convinto del successo del nipote, come se bastasse respirare l’aria di Prato, per farlo sbocciare campione. Aveva ragione il nonno, Christian diventerà uno dei migliori centravanti italiani di sempre, poco importa se adesso si esibisce sgambettando in trasmissioni che con il calcio hanno ben poco a che fare.

ALINO DIAMANTI – Ultima favola è quella di Alino Diamanti, meno centravanti degli altri due, più tattico, ricciolone, spregiudicato, insomma un vero e proprio fantasista. Anche lui, nemmeno a dirlo, fa i primi passi nel Santa Lucia, il cui presidente è il nonno materno Rodolfo Becheri. Il cerchio si chiude. Diamanti, col cognome da predestinato, un diamante lo è diventato ben presto, mettendosi in mostra con la maglia del Bologna a suon di prodezze. Prodezze che non hanno lasciato indifferente Antonio Conte, il quale sarebbe disposto a cedere Vucinic per lasciar spazio ad Alino, pronto a consacrarsi nel ruolo di famigerato top player. Dopo Pablito e Bobone che possa essere un altro pratese ad infiammare i cuori bianconeri?

TRA CULTURE ED ETNIE – La piccola Prato, da poco diventata maggiorenne – era il 1992 quando fu eletta provincia (prima infatti apparteneva alla circoscrizione di Firenze) – oltre che per i cantuccini da inzuppare “nei vin santo”, è conosciuta soprattutto per essere la città europea con la più numerosa concentrazione di cinesi. Quella degli orientali è una vera e propria “invasione”, nel giro di pochi anni infatti si sono impossessati della maggior parte delle industrie tessili pratesi. Ma la città può star tranquilla che i simpatici occhi a mandorla, almeno per adesso non sembrano interessarsi all’ambito calcistico. Anche se in realtà i cinesi si sono già impossessati di Marcello Lippi, ingaggiato dall’impronunciabile club cinese del Guangzhou Evergrande che milita nella Chinese Super League. Il tecnico toscano, nato a Viareggio – meta prediletta dagli industriali pratesi per le vacanze estive – è diventato il primo tecnico italiano ad allenare una squadra cinese, firmando un contratto da 10 milioni di euro netti in due anni e mezzo. Insomma, la Juventus è avvertita: Diamanti ha le stigmate del campione e tutte le carte in regola per diventare l’uomo capace di garantire il salto di qualità. Quanto a Prato, non ci stupiremo poi troppo se il prossimo Maradona nascerà lungo le rive del Bisenzio, magari con gli occhi a mandorla…