Hanno Detto
Gentile: «La difesa della Juventus mi fa tristezza. Il problema è la marcatura a zona»
Gentile: «La difesa della Juventus mi fa tristezza. Il problema è la marcatura a zona». Le dichiarazioni dell’ex baluardo bianconero
Claudio Gentile, alla Juventus dal 1973 al 1984, ha parlato così della difesa bianconera in un’intervista a La Gazzetta dello Sport.
DIFESA JUVE – «Sinceramente, non mi sembra una grande difesa. C’è un modo di marcare che non può dare risultati sorprendenti. Quando penso a come dovevo marcare io e come marcano oggi, mi viene un po’ di tristezza. Ogni selezionatore fa le sue scelte, sceglie i convocati e cerca sempre il migliore. Se le loro decisioni hanno preso altre direzioni…»
DIFESE ITALIANE – «Non è solo la Juventus, direi che quasi nessuna difesa italiana è di grande elogio. È cambiata la mentalità, con questa marcatura a zona: non è come prima, quando ti attaccavi al tuo avversario per impedirgli di toccare la palla. Adesso è molto più facile segnare per un attaccante, perché la marcatura non è più a uomo, ma a zona: questi sono i risultati»
SI SOTTOVALUTA L’ASPETTO DIFENSIVO – «È possibile. Però già nel nostro calcio c’era il terzino fluidificante, non più solo il difensore fisso, ma anche allora resistevano marcature a uomo su certi giocatori. Ricordo per esempio Cabrini, che era un terzino anche offensivo e aiutava la squadra»
QUALE DIFENSORE DELLA JUVE GLI PIACE – «Sinceramente non ci sono giocatori che mi esaltano, cercano tutti di fare il loro lavoro. Non vorrei fare nomi. Penso che l’allenatore debba lavorare molto sulla fase difensiva, perché se non prendi gol la partita finisce almeno 0-0, poi se fai gol vinci. È tutto legato a questo, a subire meno gol possibili»
GIOVANILI – «Sì, nelle giovanili inculcano già la marcatura a zona. Se dovessi allenare ora sarebbe dura per me far marcare a zona. Io esigerei una marcatura a uomo: dove va l’avversario devi andare anche tu».
BBC DIFENDEVA A ZONA – «Esatto, quello è il segreto. Stando vicino al tuo avversario difficilmente gli permetti di fare qualcosa. Se sei a un metro di distanza e lo marchi così “a occhio”, quando gli arriva la palla può fare tante cose: tirare, scattare. Ma se stai vicino gli è più difficile».
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