Il Verona scudettato rivive nel libro di Zara (CdS): «Fu la vittoria della simpatia» - Calcio News 24
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2015

Il Verona scudettato rivive nel libro di Zara (CdS): «Fu la vittoria della simpatia»

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Esce ‘Ma è successo davvero?’, ovvero la favola del torneo ’84/’85 dominato dall’Hellas

L’anniversario esatto sarebbe caduto ieri. Correva l’anno 1985 e quel 12 maggio, in una Bergamo umida e piovosa, il danese Preben Elkjaer Larsen insaccava al 51esimo del secondo tempo il gol della sicurezza aritmetica. Prima l’Atalanta era passata in vantaggio al 12′ con Perico (il cross venne effettuato da Donadoni), ma al triplice fischio del sig. Boschi fu il Verona a impazzire di felicità. La squadra di Bagnoli, infatti, era diventata campione d’Italia per la prima ed unica volta nella sua storia. L’Italia di allora applaudì un po’ incredula ma, sotto sotto, se la rideva beata per la stangata ai vari Agnelli, Pellegrini, Pontello, Viola e Ferlaino. Perché quell’Hellas scudettato fu una doppia libidine coi fiocchi. Un “fuoco indimenticabile”, per citare Bono Vox degli U2. Uno smacco epocale alle solite note.

Trent’anni esatti dopo – nel calcio moderno trainato da sceicchi, stadi-outlet, cordate cinesi e petroldollari – il dubbio effettivamente resta (‘Ma è successo davvero?’), ma la buona scrittura (quella di Furio Zara, penna del Corriere dello Sport che in quegli anni ’80 era solo un teenager innamorato del pallone come tanti) ci viene in soccorso con un volume di 192 pagine capace semplicemente d’incantare. E che verrà presentato stasera alle 18 nel “luogo del delitto(Feltrinelli Verona di via Quattro Spade 2) anche se a questo giro Montecchi e Capuleti non c’entrano. Spazio all’intervista, adesso.

Furio, come possiamo inquadrare questo tuo nuovo libro? Un favola che proviene dal passato come accadde per ‘1982 – Un’estate, un Mondiale, una promessa di felicità’ oppure un vero e proprio reportage giornalistico?
«Direi entrambe le cose visto che quest’opera è sia un flusso di coscienza relativo a quel periodo magico – l’era del campionato più bello del mondo -, ma anche il sunto di tante chiacchierate effettuate con i diretti responsabili di quell’incredibile scudetto. Antonio Di Gennaro, in primis, con cui ho avuto il piacere e il privilegio di dialogare più volte durante gli scorsi Mondiali in Brasile dove eravamo entrambi inviati dei nostri rispettivi media.»

La scintilla creativa è stata “solo” la ricorrenza del trentennale?
«No, direi di più la famosa intercettazione di Claudio Lotito, quella dove si lamentava che Carpi e Frosinone sarebbero venute a far soffoco in Serie A… Beh, complimenti al Carpi innanzitutto! (ride) E allo stesso Frosinone a cui mancano solo tre punti per approdare ad un sogno (se la vedrà in casa sabato prossimo col Crotone, NdR). Sai, penso che il calcio italiano abbia disperatamente bisogno di vicende come queste. Perché il nostro Paese non è solo grandi squadroni metropolitani, ma anche sacrosanta provincia che a volte lavora meglio di tante realtà blasonate. Provincia o capoluoghi in grado di creare lo stesso Hellas dell’84/’85, il Cagliari di Riva, il Lanerossi Vicenza di Pablito, il Perugia dei miracoli. Fino ad arrivare alla Sampdoria scudettata di Vialli e Mancini, l’ultima ‘reginetta pulita’ in un mondo di strafighe hollywoodiane.»

Retrospettivamente parlando, certa stampa del Nord (area Milano-Torino) cercò di sminuire lo scudetto gialloblu: qualcuno puntò il dito su di un campionato di “transizione” dove a farla da padrone fu il sorteggio-integrale degli arbitri. Tutte balle, vero?
«Assolutamente sì, un po’ perché il famoso sorteggio in realtà era ‘semi-integrale’ e poi quello fu un torneo di squadroni (la solita Juventus di Platini, l’Inter di Rumenigge, il Napoli di Maradona e Bertoni, la Fiorentina del povero Socrates, il Toro di Junior, la Roma finalista di Coppa Campioni di qualche mese prima ecc.) dove lo stesso Verona aveva già detto la sua negli anni precedenti: quarta l’anno dopo i Mondiali di Spagna e due finali consecutive di Coppa Italia contro Juve e Roma nel 1983 e 1984. La stoffa, insomma, c’era già.»

Per assurdo colui che minimizzò di più lo scudetto fu lo stesso Osvaldo Bagnoli, impassibile al momento del trionfo. E quando i giornalisti odierni gli ricordano che fu “un’impresa irripetibile”, l’uomo della Bovisa risponde sempre: «Forse in Italia, intanto in Germania nel 2009 ha vinto il Wolfsburg»
«Fa parte del suo carattere di persona schiva e per niente propensa ai trionfalismi e alla facile pubblicità sui media. L’Osvaldo è un grande e sa perfettamente ciò che ha combinato di grandioso in quel 1985, pur senza celebrarsi in prima persona.»

Il libro lo presenterai solo nel veronese oppure anche altrove?
«Spero un po’ in tutta Italia perché questa è una bella storia di calcio e non un successo locale. Adesso stiamo concordando con la casa editrice alcuni incontri pubblici a Verona e dintorni, ma poi sarebbe bello viaggiare. Anche perché, perdonami la presunzione, la mia speranza è che queste pagine rappresentino un augurio e ci riportino ad un altro tipo di football. Dove certi miracoli possano un giorno riaccadere.»

Riassumendolo in un tweet, cosa avvenne quel lontano 12 maggio 1985?
«Semplice: assistemmo tutti quanti ad uno scudetto-simpatia. Una sensazione che ci manca tanto…»

‘Ma è successo davvero?’ di Furio Zara sarà presentato mercoledì 13 maggio (ore 18:00) alla Feltrinelli Verona di via Quattro Spade, 2. Assieme all’autore ci saranno anche il giornalista Adalberto Scemma (moderatore) e diversi artefici dello scudetto ’85: mister Osvaldo Bagnoli, Pietro Fanna, Luigi Sacchetti e Giuseppe Galderisi. Se amate il Giuoco e siete in zona, impossibile disertare.

Rivivi lo scudetto scaligero leggendo le nostre interviste a Roberto Tricella (il capitano), Claudio Garella (il mitico Garellik), Domenico Volpati (il tuttofare di centrocampo) e Luciano Marangon (il terzino imprendibile).

A cura di Simone Sacco