Lazio, Stendardo: "Sciopero? La nostra non è una questione di soldi" - Calcio News 24
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2011

Lazio, Stendardo: “Sciopero? La nostra non è una questione di soldi”

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Guglielmo Stendardo parla a nome dei calciatori in merito della lunga trattativa per la firma sul contratto collettivo.
Il difensore della Lazio, chiamato in causa dalla redazione di Sky Sport 24 in quanto laureato in Giurisprudenza, ha risposto alle domande legate allo scontro tra i calciatori e i presidenti: “Anche ieri Abete aveva invocato il buon senso, interpretando facilmente l’art.7 e garantendo ai calciatori di allenarsi rispettando la propria dignità  personale – ha dichiarato Stendardo – . Per noi non è una questione economica, ma di dignità  personale. Quando abbiamo iniziato a discutere un anno fa del rinnovo del contratto collettivo non abbiamo parlato di contributi straordinari: la tassa di solidarietà  è entrata da poco in Parlamento, è solo un’ipotesi, pertanto l’anno scorso non se ne parlava. L’art.7 mette in chiaro il diritto dei calciatori di allenarsi con la prima squadra. Come ha detto ieri Abete, bisogna garantire all’atleta il rispetto della propria professione secondo la dignità  professione, non andando a ricattarlo con il rischio che possa lasciare la propria squadra. Si potrebbe pensare all’istituzione di rose limitate, come in Spagna in cui ci sono 25 giocatori per squadra. Credo che viviamo in democrazia, e ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, ma nessuno deve fare minacce nei confronti di una categoria che non va discreditata: il calcio è il più bello spettacolo del mondo, e i calciatori vanno sostenuti. I politici non sanno quali sono i reali motivi che ci inducono a ritardare l’inizio del campionato. Se non dovesse arrivare la firma, è probabile che ci siano motivazioni che non riguardano la tassa di solidarietà . Noi calciatori affronteremo con ragionevolezza questo tema in futuro, ma un anno fa, quando il contratto collettivo doveva essere firmato, questa ipotesi non esisteva, così come non esiste oggi per me, visto che il testo è entrato ieri in Parlamento. Abete ha detto che la norma del 1986 è facilmente applicabile, non bisogna toccare la dignità  del calciatore: noi abbiamo il diritto di allenarci con la squadra, quindi non so quali siano i veri problemi per le società . Altri incontri? Noi ribadiamo la nostra volontà  di non partire se non si firma l’accordo. Per noi non è una questione economica, ma di dignità  professionale, ed è giusto che la gente lo sappia. Reazioni del pubbico in caso di sciopero? Mi auguro che la gente capisca che i calciatori non vogliono stravolgere una cosa sempre esistita. Noi vogliamo solo tutelare i nostri diritti. Comparazioni con lo sciopero spagnolo? Non giocando domenica si faranno degli allenamenti particolari o forse delle partite, questo dipende dai vari tecnici, ma il nostro sciopero è diverso da quello spagnolo per dei motivi diversi l’uno dall’altro.”