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Buon compleanno a… Mario Lemina

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Oggi è il compleanno di Mario Lemina, in Italia ha giocato con la maglia della Juventus per due stagioni: ecco la sua storia

Oggi Mario Lemina compie 30 anni. In Italia lo abbiamo visto per due stagioni, nell’organico di una Juventus che vinceva molto e nel quale non era semplicissimo ritagliarsi un posto, anche se una parte in quelle imprese l’ha avuta e le sue soddisfazioni se l’è prese. Non è un peccato non essere in prima fila quando davanti hai gente del calibro di Sami Khedira, tanto per fare un nome del centrocampo che all’epoca aveva Massimiliano Allegri (e potrebbe anche essere che ogni tanto gli tornino in sogno certi nomi, oggi che quella qualità oggettivamente non ce l’ha più). Peraltro, non troppo tempo fa, sul suo canale youtube, Lemina ha raccontato come tutt’altro che tranquillo il suo rapporto con l’allenatore: «Il fatto di non giocare, dopo esser stato titolare, ha cominciato a pesare. Ho il mio ego, come tutti i calciatori. Poi c’è stato un alterco con Allegri in campo, durante un allenamento. Quel weekend avevamo perso e ho l’impressione che tutta la frustrazione del momento l’abbia messa su di me. Io non l’ho accettato, abbiamo avuto questa discussione che non andava bene, che ha appesantito l’ambiente durante l’allenamento. Da lì per un mese mi sono allenato da solo, l’allenatore non ha apprezzato quello che ho fatto e nemmeno io ero contento».

Che il giocatore fosse comunque un elemento interessante lo certifica l’insieme della sua carriera. Prima di Torino ci sono stati il Lorient e l’Olympique Marsiglia; dopo la Juve Lemina è andato in Inghilterra nel Southampton, in Turchia nel Galatasaray, nuovo ritorno in Premier al Fulham, ancora la Francia a Nizza e terzo approdo nel campionato più prestigioso che c’è oggi con i gialloneri del Wolverhampton.

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Solo in bianconero ha conquistato qualcosa, nel biennio tra il 2015 e il 2017. A livello di nazionale, invece, prima di sposare la causa del Gabon – è nato nella capitale Libreville – ha fatto parte parte della Francia Under 20 che ha conquistato il campionato del mondo di categoria esattamente 10 anni fa, nella quale brillava come stella splendente un certo Paul Pogba. Che avrebbe ritrovato nel primo dei suoi due anni italiani, poi il Polpo si sarebbe proteso ad ascoltare le suadenti sirene di quel Manchester United lasciato in precedenza.

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Probabilmente Lemina rientra in quelle operazioni che amava fare Fabio Paratici. Che data l’evoluzione dei fatti e certe letture, passa oggi per un creatore di plusvalenze più o meno fittizie. Ma soprattutto in quegli anni, il direttore sportivo orientava il suo lavoro nella scoperta di giovani non conosciutissimi e Mario rientrava perfettamente nella lista. Nel suo caso, fra l’altro, l’affare c’è stato davvero: riscattato con poco meno di 10 milioni dopo un anno di prestito, il centrocampista è stato venduto al Southampton quasi al doppio.

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Un’operazione riuscita anche lo scorso gennaio al Nizza con i Wolves, sebbene su cifre minori, a ulteriore dimostrazione che la Premier saccheggerà pure il meglio del calcio del resto d’Europa, ma è anche una forma di finanziamento delle leghe minori andando a comprare giocatori di medio livello.

Lemina ha spiegato che il meglio della sua esperienza juventina l’ha avuta all’inizio, quando ha approfittato dell’infortunio di Claudio Marchisio e ha offerto una serie di prestazioni, a detta sua, straordinariamente positive: «Nelle prime 10 partite ero l’uomo più felice del mondo. Ne gioco 6 e per 5 volte sono il migliore in campo». Sono trascorsi un po’ di anni e il ricordo non può che essere ingentilito, selezionato a propria misura, è un processo normale nella memoria conservare il meglio ed eliminare il peggio. É vero che è il ritorno del Principino a relegarlo in panchina. Ma il problema è che la Juve – e non certo per colpa della titolarità di Mario – ha un avvio terrificante, che culmina con la sconfitta col Sassuolo che la relega nella parte destra della classifica e fa pensare alla fine di un ciclo. Vero è che lui fa bene, segna il suo primo gol italiano al San Paolo ad ammorbidire un po’ il senso della sconfitta, dimostra di poter stare nella squadra. Niente di più, niente di meno. Anche all’inizio della stagione successiva, comunque, partirà titolare e lo sarà per più di un mese, per poi finire sempre più spesso in panchina, collezionando un totale di 42 presenze in due annate.