Morte Artur Jorge: il suo incrocio con la Juve di Trapattoni
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Morte Artur Jorge: il suo incrocio con la Juve di Trapattoni

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Ha vinto una Coppa dei Campioni con il Porto nel 1987, la prima del club che poi avrebbe bissato il successo con José Mourinho

Ha vinto una Coppa dei Campioni con il Porto nel 1987, la prima del club che poi avrebbe bissato il successo con José Mourinho. Artur Jorge ci ha lasciato oggi e il club lusitano lo ricorda con affetto e riconoscenza, com’è giusto che sia per una figura così importante, che ha portato la squadra a un livello mai raggiunto prima. Noi italiani lo conosciamo soprattutto per averlo incrociato in una circostanza importante. É successo con la Juventus, quando Jorge non era più in Portogallo.

Siamo 1993 e il duello è tra i più famosi nella storia internazionale della Signora. Si tratta della semifinale di Coppa Uefa con il Paris Saint-Germain. Jorge ha il merito di far innamorare del calcio una città fino ad allora piuttosto scettica. I giornali lo chiamano Roi Artur e lui vede in questa maniera la situazione: «Il nostro calcio non è più quello di Platini. Prima si giocava come in spiaggia, oggi incontrare i francesi non è più una pacchia per nessuno, anche se Parigi vive al centro d’Europa, ma resta alla periferia per quel che riguarda il pallone».

Lui pesa le parole e non si sbilancia, dopo che all’andata una doppietta di Roberto Baggio ha rovesciato il vantaggio francese determinato da George Weah (ah cos’era la Coppa Uefa di quei tempi…): «Per noi non è il momento top, è un buon momento e basta. Certo, siamo avanti con i programmi. Sette mesi fa avrei dato del pazzo a chi mi avesse parlato di semifinale di Coppa ma, visto che ci siamo, proveremo ad arrivare fino in fondo».

Sui La Stampa, Fabio Vergnano lo descrive così: «É un duro il nostro. Comunista convinto, nel ’76 lasciò il Portogallo per andare a diplomarsi alla Scuola dello Sport di Lipsia, dopo aver preso due lauree: una in filosofia tedesca e l’altra in letteratura anglo-americana». Ha una forte stima nei confronti del suo omologo, Giovanni Trapattoni, definito come «un grande motivatore di uomini». Lui, dal canto suo, è soluto mandare tre osservatori che non si conoscono a spiare gli avversari in modo da avere altrettante relazioni diverse. Una pratica che non basta per accedere alla finale: i bianconeri si chiudono a doppia mandata, Baggio colpisce ancora, il Psg deve rimandare i suoi sogni di gloria. Che si concretizzeranno tre anni dopo, quando vincerà la Coppa delle Coppe e in panchina ci sarà Fernandez.