Serie A, lo strano caso del ministro dello sport che non digerisce il calcio
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Serie A, lo strano caso del ministro dello sport che non digerisce il calcio

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Vincenzo Spadafora non perde occasione per sminuire il calcio, una delle prime 10 industrie d’Italia

Ogni dichiarazione una stoccata, ogni messaggio un colpo basso, nemmeno troppo sottinteso. Eppure Vincenzo Spadafora, ministro dello sport, dovrebbe essere l’uomo in prima linea a difesa del calcio. Invece non perde occasione per sminuirlo o accusarlo, quasi fosse un fastidio e non una delle prime 10 industrie trainanti dell’economia italiana, con fatturato complessivo pari a 4,7 miliardi di euro (professionisti, Figc, Leghe, dilettanti, giovanili). In tv, nella giornata di ieri, in un colpo solo ha preso di mira la serie AIl campionato ce la può fare ma non so se arriverà fino in fondo») e il suo giocatore più rappresentativo, RonaldoCerti campioni si sentono al di sopra di tutto»). 

In uno dei momenti più complicati di sempre per il movimento calcistico, con sacrifici enormi da parte dei dilettanti e delle serie minori, le parole di Spadafora stonano con i protocolli, le precauzioni e gli sforzi di un intero Paese per permettere al calcio di continuare. Non è solo una questione di intrattenimento, ma vista la situazione anche di mantenimento, perché più di un miliardo di euro del fatturato calcistico finisce nelle casse dello Stato attraverso la tassazione fiscale, con un’incidenza del 70% rispetto al gettito fiscale dell’intero comparto sportivo italiano. Il calcio è il motore dello sport italiano, e un ministro dello sport dovrebbe saperlo bene.