2014
Stramaccioni suona l’allarme: «Squadre B o perdiamo i Totti»
Il tecnico dell’Udinese ha analizzato la crisi del calcio italiano.
SERIE A UDINESE STRAMACCIONI – Uno dei testimoni della crisi del calcio italiano è senza dubbio Andrea Stramaccioni, che ha conseguito il successo della NextGen nel 2012 alla guida dei giovani talenti dell’Inter: se l’Ajax, che fu battuto, ora conta nella sua prima squadra sette di quei giocatori, i nerazzurri invece nessuno. «Essendo diventato allenatore in A provenendo dalla Primavera, ho ancora di più la riprova del problema: il divario tra quello che esprimono i campionati giovanili e la massima serie è ampio, troppo ampio. E paghiamo l’assenza delle seconde squadre, che penalizza l’affermazione dei nostri giovani. In semifinale l’ala sinistra del Liverpool era Sterling, volava. Dei nostri, invece, nessuno si era mai affacciato a quel livello. Il discorso è a monte: se anche i vari Duncan, Livaja e così via nella stessa stagione avessero fatto 15-20 presenze in un’Inter B, chiamiamola così, l’anno dopo sarebbero stati più pronti a misurarsi con la Serie A. La grande lacuna è quella», ha spiegato l’attuale allenatore dell’Udinese ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.
L’ESPERIENZA – A fronte della sua esperienza da allenatore della Primavera, Stramaccioni ha analizzato con un punto di vista diverso il discorso del settore giovanile italiano: «Ho allenato nelle giovanili di Inter e Roma, e in entrambe il primo, assoluto parametro è la qualità. E non è un caso che entrambe siano accomunate da gran continuità e programmazione. Ma le faccio un esempio: la Roma per far giocare Florenzi ha dovuto mandarlo a Crotone, Alessandro ha mangiato la polvere, è diventato un prospetto quasi Nazionale. E, nonostante il gran lavoro del Crotone e la gran stagione del ragazzo, si tratta comunque di un bivio che Florenzi ha vinto. Ma se fosse andato così così? Leggo dai giornali che Da Silva, il migliore del Chievo che ha vinto il campionato Primavera, cerca squadra in B. In Olanda il migliore dell’Under 19 è da subito protagonista in Eredivisie. I nostri grandi club lavorano bene, ma hanno lo svantaggio enorme di non avere una seconda squadra dove i ragazzi possano fare in tranquillità 20-25 gare contro gente più grande».
LE RIFORME – Ora l’allenatore auspica riforme per cercare di valorizzare i talenti italiani, che incontrano più difficoltà rispetto ai loro colleghi all’estero: «Un progetto per il miglioramento c’è, arriveranno anche i risultati. Ma per Di Biagio al momento il campionato di riferimento per convocare gli Under 21 è la B, i c.t. di Francia, Germania, Olanda guardano invece a Ligue 1, Bundesliga, Eredivisie. È un dato di fatto: siamo competitivi fino all’ultimo gradino, poi i nostri finiscono giù e i loro in A… Ho fiducia, qualcosa sta migliorando. Abbiamo riformato il campionato Allievi, la Primavera, ma l’importante è che ora le riforme non si fermino. Le squadre B si possono fare, da subito, anche da noi. E sarebbe un vantaggio innegabile. La sfida di chi lavora nelle giovanili è proprio quella: mettere in difficoltà il proprio club quando deve fare delle scelte, portare i nostri a essere competitivi a 18 anni come avviene all’estero. Io stesso ho fatto esordire tanti giovani, ma allo stesso tempo li trovavo distanti da un giocatore fatto e finito. E l’inserimento è difficile. Si ricorda di quando Totti stava per andare in prestito alla Samp? Carlos Bianchi, si leggeva, non lo reputava pronto e lo stavano mandando a Genova. Lo salvò un triangolare amichevole all’Olimpico, proprio contro l’Ajax: non contava il risultato, Totti si mise in luce e il presidente disse “Questo qua non parte più”. E parliamo del più grande talento italiano degli ultimi 20 anni».