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2015

Panchine italiane all’estero – Giovanni Trapattoni

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Dal Bayern Monaco all’Irlanda, cinque panchine estere e tante gioie per il Trap

GIOVANNI TRAPATTONI Giovanni Trapattoni, un pezzo di storia del calcio italiano. E non solo. Mediano, e anche difensore, del Milan di Nereo Rocco negli anni Sessanta, approda per la prima volta in panchina nel 1974; allena il Milan per un un paio di anni, prima di arrivare, nel 1976, alla Juventus. A Torino resta per dieci anni, vincendo subito Scudetto e Coppa Uefa, prima di trasferirsi all’Inter, nel 1986. In nerazzurro allena cinque anni e nel 1989 fa suo lo Scudetto dei “record” con 58 punti in 34 partite. Nel 1991 torna alla Juventus, concludendo la sua seconda avventura in bianconero tre anni dopo. Nei suoi primi venti anni da allenatore, il “Trap” riesce a vincere qualcosa come 7 Scudetti (record italiano), 2 Coppe Italia, 3 Coppe Uefa (altro record), 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale e 1 Supercoppa Italiana.

ARRIVEDERCI ITALIAE’ il 1994: Trapattoni, dopo un amaro divorzio con la Juventus («Ho dovuto sentire troppe volgarità, a un certo punto avevo pensato anche di lasciare il calcio, di cambiare vita»), va ad allenare il Bayern Monaco del presidente e amico Franz Beckenbauer. La stagione alla guida dei bavaresi Campioni in carica porta il sesto posto in Bundesliga, un’uscita prematura dalla Coppa nazionale e la sconfitta in semifinale di Champions League ad opera dell’Ajax. La stagione successiva ritorna in Italia, sulla panchina del Cagliari: qui, rassegnerà le dimissioni a metà Campionato. Il 1996 segna così il suo ritorno al Bayern Monaco, dove ritrova l’ex interista Jürgen Klinsmann e un italiano fresco d’acquisto: Ruggiero Rizzitelli. Questa volta il Trap torna a vincere: è il 14esimo Scudetto per i bavaresi, il primo conquistato con uno straniero in panchina. Trapattoni e Rizzitelli festeggiano il titolo, vestiti in abiti tradizionali bavaresi, cantando a squarciagola ‘O’sole mio’ davanti a una piazza con 20mila tifosi. La stagione successiva si apre coi migliori auspici per il tecnico di Cusano Milanino, che ottiene la Supercoppa nazionale ai danni dello Stoccarda. L’annata prosegue poi tra alti e bassi: resta celebre, datata 10 marzo 1998, una conferenza stampa di Trapattoni, che, con un tedesco un pò stentato, attacca in maniera veemente alcuni dei suoi giocatori (in particolare Strunz, Basler e Scholl) per scarso impegno; pochi giorni più tardi, i bavaresi vengono eliminati ai quarti di Champions League nel derby tedesco col Borussia Dortmund. L’annata in Bundesliga si conclude al secondo posto (vincerà il Kaiserslautern neopromosso) e Trapattoni lascia la Baviera non prima di aver vinto la Coppa nazionale ai danni del Duisburg.

RITORNO IN ITALIA E BENFICA – Nel 1998, il Trap approda alla Fiorentina, portata ad alti livelli per un paio di anni prima di diventare Ct della Nazionale. In azzurro, l’esperienza dell’allenatore non è positiva: prima, l’eliminazione agli ottavi di finale nel Mondiale 2002 contro i padroni di casa della Corea del Sud dopo uno scandaloso arbitraggio di Byron Moreno; poi, l’eliminazione al primo turno dell’Europeo 2004. Nell’estate 2004 torna all’estero: ad aspettarlo c’è infatti la panchina del Benfica. “La vecchia volpe”, come lo annuncia il quotidiano ‘O Jogo’, si presenta così: «Sono qui per vincere. Questa squadra ha tutte le carte in regola per puntare al titolo portoghese. Sono qui con lo stesso entusiasmo che avevo da giocatore ventenne. Non avrei mai immaginato di allenare la squadra che 41 anni fa fu l’avversaria nella mia prima finale di Coppa dei Campioni». Premesse rispettate, visto che il Trap riporta il Benfica al titolo dopo 11 anni. «Qualche critica c’è stata, qualche incomprensione coi tifosi pure, ma ora tutti mi amano e vorrebbero che restassi. Certo, all’inizio è stato difficile. Ogni nazione ha la propria cultura calcistica e hanno avuto difficoltà a capirmi e a mettere in pratica le mie direttive tecniche. Qui sono abituati a giocare tutti avanti e basta». Trapattoni, dopo l’ennesimo successo, medita di tornare in Italia, ma per lui si apre la strada del ritorno in Bundesliga.

ANCORA MITTELEUROPA Nel giugno del 2005, l’allenatore lombardo firma un biennale con lo Stoccarda, facendo ritorno nel Campionato tedesco dopo sette anni. Il vice in panchina è il suo ex giocatore dell’Inter, Andreas Brehme, ma l’esperienza è deludente: la squadra è disunita e non lo segue; i troppi pareggi e il settimo posto in classifica portano al suo esonero a metà Campionato. Tre mesi dopo, il Trap inizia un’altra avventura: ad aspettarlo c’è la panchina del Salisburgo, dove ricoprirà anche il ruolo di direttore tecnico. Qui è coadiuvato dal suo ex pupillo Lothar Matthäus, e si presenta così: «Vengo a Salisburgo per creare qualcosa di grande». Ci riuscirà, centrando lo Scudetto (suo decimo personale) con quattro giornate d’anticipo e diventando l’allenatore italiano di club più vincente, unico a conquistare il titolo nazionale in quattro nazioni diverse. La seconda stagione in Austria non ripete il successo precedente e, già a febbraio 2008, Trapattoni annuncia quello che sarà il suo futuro: «Da giugno sarò il ct dell’Irlanda».

IRLANDA A maggio 2008 comincia la sua avventura irlandese: il suo vice è ancora un suo ex giocatore, Marco Tardelli; così come l’assistente-emissario che lo aveva tanto voluto, Liam Brady. Il primo obiettivo è conquistare la qualificazione ai Mondiali in Sudafrica; nello stesso girone dell’Italia, fermata sul pareggio in entrambe le gare in calendario (1-1 a Bari, 2-2 a Dublino), l’Irlanda di Trapattoni sarà poi costretta, come seconda classificata, a giocare lo spareggio contro la Francia. Il 19 novembre 2009, dopo la sconfitta di misura in casa contro i transalpini, l’Irlanda vede sfuggire la qualificazione ai Mondiali solo ai tempi supplementari, con la rete del francese Gallas viziata da un evidente tocco di mano di Thierry Henry. «Non è facile accettare tutto questo, si parla sempre di fair play e poi quale fair play vedi? Niente. Io vado spesso in giro nelle scuole a parlare con i bambini dello sport e della correttezza e lealtà degli sportivi. Poi cosa succede? Ti cambiano in corsa, un paio di mesi fa, le regole sulle teste di serie. E il gol che ti elimina dai mondiali è viziato prima da un fuori gioco e poi da un doppio colpo di mano! Cosa dovrei fare, come dovrei reagire? Ci rimani male, molto male. Andiamo avanti, però, io non mi arrendo» commenterà il Trap. Dall’anno successivo, per l’Irlanda di Trapattoni l’obiettivo è la qualificazione agli Europei del 2012. Dopo il cammino nel girone, terminato al secondo posto dietro la Russia, la Nazionale irlandese si trova ad affrontare ancora uno spareggio, stavolta contro l’Estonia. L’andata a Tallin, vinta per 4-0, garantisce la massima tranquillità all’Irlanda, ma il Trap, nella conferenza stampa che precede la partita di ritorno, esclama una variazione in inglese maccheronico di «non dire gatto se non ce l’hai nel sacco». Alla fine, Europei conquistati dopo 24 anni per l’Irlanda. La fase finale della competizione vede l’Irlanda nel girone di ferro con Spagna, Italia e Croazia; la squadra di Trapattoni rimedia tre sconfitte e torna subito a casa. «Avevo detto alla vigilia che avremmo dato il massimo per i nostri tifosi. L’abbiamo fatto ed è giusto così perché sono davvero straordinari. Ora penso già alle qualificazioni per i mondiali in Brasile. Io ho voglia di ricominciare perché quando non vinco dormo male e penso subito alla rivincita» dichiara il Trap, a cui viene esteso il contratto per altri due anni. Passa un anno e, nel settembre 2013, per Trapattoni arriva il momento dei saluti; complice un cammino che compromette la qualificazione ai Mondiali brasiliani, l’allenatore rescinde consensualmente il contratto con la Federazione irlandese. «Lascio l’Irlanda ma non il calcio. Voglio continuare ad allenare. Lasciamo questo Paese con grande emozione, i tifosi irlandesi meritano la loro reputazione internazionale e hanno il nostro massimo rispetto» le parole di Trapattoni dopo aver lasciato la sua ultima panchina. «Ho fatto l’allenatore perché non mi immaginavo altrove. Amo troppo il verde dei prati, e il pallone» una delle frasi che più lo rappresentano. “Il Maestro”, “La Vecchia Volpe”, semplicemente il Trap: un difensivista vincente. Più di tutti.