Buon compleanno a… Nicolò Zaniolo
Connettiti con noi

Calcio Estero

Buon compleanno a… Nicolò Zaniolo

Pubblicato

su

Nicolò Zaniolo

Zaniolo compie 24 anni: una carriera breve, ma polarizzante: dalle stimmate del campione, del sopravvalutato e tutto quello che c’è in mezzo

Oggi Nicolò Zaniolo compie 24 anni. É più che probabile che anche queste 24 ore andranno a inserirsi in questa specie di reality permanente dove lui ruba la scena, anche perché è della sua vita, talvolta persino più della sua stessa carriera, che si tratta. L’ex romanista – ma sempre giallorosso visto che gioca nel Galatasaray dagli stessi colori, epperò anche un po’ bianconero perché ha fatto sapere che tifa Juve sin da bambino ed è anche rossonero perché interessa al Milan – possiede una qualità indubbia che oggi è molto importante per stare in prima fila nella vasta e multiforme arena mediatica.

Definirla non è semplice, un unico termine non esiste (o quantomeno non lo troviamo).

É certamente un giocatore interessante: lo è stato persino prima di essere qualcuno con la convocazione in azzurro prima di essersi affermato nel calcio professionistico, facendo di lui il simbolo di tutti i giovani incompresi e – peggio – non visti, a meno di essere Roberto Mancini. Dopo la scoperta e la promozione da parte del Ct, è scattato il consueto dibattito sulla portata della sua cifra tecnica, con partiti pro e contro Nicolò, unificati da un tratto implicito, che probabilmente entrambe le fazioni non pensavano fosse così potente nel circuito mediatico: che lo si pensasse come un potenziale crack o un sopravvalutato, era (ed è tutt’oggi) come se avessimo bisogno di credere che finalmente c’era un nuovo campione, un’ipotesi di, alla quale affidare la risalita dalle penose sorti del nostro calcio, stufi come siamo un po’ tutti di decantare gli altri. Una definizione certa del suo status, in fondo, ancora non c’è. Se vogliamo, sta tutta in questa semplicissima constatazione: la Roma ha creduto in lui; lo ha fatto crescere al contrario di chi in precedenza lo aveva scartato; ne ha tratto il massimo beneficio, visto che è stato lui a segnare la rete che ha permesso a un popolo a digiuno di anni di scendere in piazza per celebrare un trofeo europeo (e vallo a pensare minore, vedendo le centinaia di migliaia inebrianti); e poi, però, in una sequenza di episodi che per l’appunto sono sembrati imparentati con una fiction, non propriamente scritta benissimo, se n’è divisa dopo una serie infinita di litigi, incomprensioni e parole al vento, non traendo né giganteschi benefici economici dalla separazione (la società), né il passaggio in un top club (lui, con tutto il rispetto per la Juventus di Turchia nella quale gioca e con la quale ha comunque vinto il proprio campionato).

Con il retrogusto di una storia che avrebbe potuto essere diversa, tenendo di quante diramazioni ci fossero, di quanti link si sono definiti nel mercato di gennaio.

Poi c’è il Nicolò social, la mamma, i tatuaggi, il figlio, gli amori veri, i flirt presunti, le storie possibili e quelle improbabili, le pubblicità, le dichiarazioni di lui e su di lui, quella mole corposa di si si dice che ci affollano le ore e insomma, tutto quell’insieme nel quale lui sguazza, abbastanza a suo agio. Ma se anche non fosse così, se il ragazzo desiderasse un po’ di normalità, non importa a nessuno: anzi, la crisi da eccesso di visibilità è contemplata da tutte le sceneggiature, c’è persino la possibilità che faccia più audience, followers e casino, non necessariamente in quest’ordine.

Il rischio, in vicende come la sua, è molto semplice. É persino un po’ populista definirlo così, ma è innegabile dire a voce alta quel che tutti pensano da tempo e che alcuni hanno scritto: Zaniolo farà la fine di Balotelli. Non per la capacità di caratterizzare in senso originale le sue gesta, tanto da farle diventare un neologismo (le balotellate). Piuttosto, perché arriverà un momento, negli anni a venire, in cui tanti scriveranno il classico pezzo sul talento sprecato, su ciò che poteva essere e non è stato, sul tradimento di se stesso. Nel nostro piccolo, lo scriviamo oggi a futura memoria, con una piccola scommessa (tanto la rete poi ci inghiotte ed è possibile che ci divori): non andrà così. Ma come andrà, perdonateci, non lo sappiamo proprio…