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Chiarugi: «Cercavo lo spettacolo, non ero un cascatore»

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Luciano Chiarugi oggi ha 76 anni. Era soprannominato Cavallo pazzo e ha giocato in diverse squadre: Fiorentina (con cui ha vinto lo scudetto nel 1969), Milan, Napoli, Sampdoria, Bologna, Rimini, Rondinella e Massese. Attaccante funambolico, si definisce «un giocatore che cercava solo lo spettacolo» e sapeva conquistare i calci di rigore, generando anche una più che discreta fama di “cascatore”. Può essere considerato quindi un’autorità in materia, oggi che si dibatte molto dell’uso del Var. Il Corriere della Sera lo ha intervistato.

CHIARUGISMO – «Questa nomea mi fu affibbiata da un fischietto. Ma le voglio spiegare: io ero rapido e abbastanza bravo nel dribbling. Entravo in area, il difensore mi toccava e perdevo l’equilibrio. Può anche essere che abbia accentuato in cadute ma se alla fine ho giocato fino a 39 anni significa che in quel mondo ci potevo stare. E ho avuto una signora carriera».

SIMULATORE – «Io come gli altri calciatori ero sotto il giudizio degli arbitri. Se fossi stato davvero il cascatore, come tutti mi accusavano di essere, avrei da solo messo a repentaglio la mia carriera. Invece ho giocato in grandi club».

TENACIA – «Con la tenacia sono stato in grado di far ricredere tutti. Erano solo dicerie quelle sul mio conto. Altrimenti il mio successo sarebbe finito a Firenze, non trova?».

MARCATURA A UOMO – «Diciamo che c’è chi ha furbizia calcistica e chi non ce l’ha. Sostenevano che fossi un tuffatore ma ai miei tempi c’erano marcature a uomo che mica ti permettevano tante sceneggiate. I difensori ti si appiccicavano addosso, gli attaccanti di allora andavano tutelati di più. Invece a me fu affibbiata un’etichetta difficile poi da togliere»