Euro 2020, Italia-Inghilterra: sogni e paure sotto l'arco di Wembley
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Euro 2020, Italia-Inghilterra: sogni e paure sotto l’arco di Wembley

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Italia e Inghilterra si giocano la finale di Euro 2020, sogni e paure che convergeranno nello storico impianto di Wembley

«Che notte, che notte quella notte». Recitava così una canzone di Fred Buscaglione, diventato personaggio di culto nello showbiz italiano. Nella fattispecie, si vestiva, recitava e cantava come fosse un gangster. Era un latin lover, o almeno ci provava. A volte faceva la figura del personaggio fuori posto e fuori tempo, in una società che imponeva ben altri costumi, ma non gli importava. Prendeva la vita e la sua arte con un pizzico di incoscienza e senza troppo pensare alle conseguenze dirette. Si guardava allo specchio e sapeva di voler rimanere fedele a sè stesso perché era lui a dover cambiare la musica, non viceversa. Esattamente come non sarà una partita a cambiare una squadra e il suo essere, il suo credo e la sua storia. Ma viceversa. Che notte, che notte domani notte. Italia e Inghilterra la aspettavano da tanto tempo, per motivi diversi. Sarà un ultimo atto drammatico, catartico, sicuramente da ricordare per anni a venire. Comunque vada.

Nonostante l’Europeo appena disputato, la squadra di Roberto Mancini si presenta con gli sfavori del pronostico. Vuoi per il fattore ambientale, con Wembley stracolmo di tifosi inglesi agguerriti e quanto mai ansiosi di alzare un trofeo. Vuoi per il fattore tecnico, che vede gli avversari sulla carta con una marcia in più per esperienza, età anagrafica e, ci permettiamo di dirlo, talento. Eppure, la Nazionale italiana ha dimostrato carattere, dentro e fuori dal campo. Non era da tutti sopperire, anche psicologicamente, alla perdita di quello che si era rivelato essere il suo miglior giocatore: Spinazzola a Londra c’è, sarà insieme agli Azzurri tutto il tempo per dare carica e anche qualche consiglio in più a chi lo sostituirà sulla banda mancina del campo. Ma dopo la non brillante, sebbene vittoriosa, prova contro la Spagna qualche dubbio c’è: l’Italia è davvero in grado di imporre quel livello di intensità e aggressività in partite di così alto livello? Davvero Jorginho, rigore a parte un fantasma contro la Roja, è così facile da bloccare? E davvero senza quel motore, per quanto talentuoso, la compagine azzurra è costretta ad aggrapparsi al vecchio gioco in contropiede? Perché se così fosse domani ci scontreremmo con una squadra che si è votata esattamente a quello spartito. E non ha intenzione di mollarlo. Dopo questa lista di dubbi, una grande verità resta certa: lo Stivale si è unito davvero sotto un’unica bandiera. Ha trovato compattezza e un briciolo di equilibrio in più, speranza anche in quel giocattolo calcio che sembrava rotto perché senza prospettive. Questo lo si deve concedere a Roberto Mancini, l’aver dato a tutti voglia di vedere come ripartirà il mondo del pallone italiano dopo la partita di domani. Qualunque sia l’esito. E questo, cari tutti, è già di per sé un successo.

Il discorso potrebbe non essere speculare per l’Inghilterra. Perché dopo l’uscita della Francia, il ditone dei media britannici (e non solo) era puntato su di loro. Non come investitura, ma come condanna. E nello sport, non c’è niente di peggio di essere costretti a vincere, sebbene alla fine sia nelle regole del gioco. I Tre Leoni l’hanno sfangata contro le 26 “pantere” danesi, non senza le solite polemiche. Ma in campo, l’Inghilterra non si è mai nascosta. Le belle giocate non sono mancate alla selezione di Sua Maestà, ciò che gli mancava era un assetto intelligente in grado di far fruttare quelle qualità. Ci sentiamo di dire che Gareth Southgate non l’abbia trovato, visto il materiale lasciato costantemente in panchina senza entrare mai in rotazione; di sicuro, ha ottimizzato le risorse. Sterling è diventato fondamentale non solo per i gol segnati, quanto per il continuo movimento che genera nelle difese che si trova di fronte. Il giocare in attacco con Harry Kane è sempre il quid in più che aggiunge qualità: solo in patria potevano criticare un attaccante mangia record, giocatore che si prende la palla sulla trequarti e inventa calcio come il Lampard dei tempi migliori (in Nazionale, sicuramente, è così). Ma il punto di forza di Southgate è dietro. La coppia di mediani RicePhillips è stata fin da subito la trovata azzeccata del ct, quella che verosimilmente rivedremo in campo domani per inibire l’inventiva dell’azzurro del Chelsea che gioca con la numero 8 dell’Italia. In difesa, Stones e Maguire hanno garantito affidabilità, sebbene il giocatore davvero impressionante della retroguardia sia Kyle Walker. Dinamismo, anticipo e spinta. Un giocatore che ha tutto e che quel tutto vuole restituirlo al suo popolo. “It’s coming home”. Here we go.

PROBABILI FORMAZIONI

ITALIA – Difficile pensare a stravolgimenti tattici proprio all’ultima gara del torneo e sebbene i limiti mostrati in semifinale. La porta sarà sempre di Donnarumma e in difesa giocheranno al centro Chiellini e Bonucci, affiatati come non li si vedeva da tempo. Sui lati scelta costretta per Emerson Palmieri, come anticipato; stesso discorso per Di Lorenzo, anche se Toloi scalpita. L’atalantino, però, può essere davvero l’arma a gara in corso, come è stato nelle sfide precedenti. A centrocampo partiranno ancora Verratti, Jorginho e Barella: qui il ricambio ci sarà di sicuro a gara in corso, Locatelli e Cristante, su tutti, non aspettano altro. Imprescindibile ormai Chiesa, un po’ meno Insigne e Immobile che però hanno i colpi nel loro arsenale per far male, soprattutto dalla distanza e in velocità, a quel Pickford tanto bravo quanto, spesso, pasticcione.

ITALIA (4-3-3): Donnarumma; Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini, Emerson; Barella, Jorginho, Verratti; Chiesa, Immobile, Insigne. Ct: Mancini.

INGHILTERRA – Quando pensi che Southgate sia prevedibile nelle scelte, ti piazza la difesa a tre contro la Germania. Potrebbe capitare anche domani per coprire di più il centrocampo, anche se nelle ultime sfide l’Inghilterra ha trovato più equilibrio. Quindi optiamo per la riconferma della difesa a quattro davanti a Pickford con Stones e Maguire centrali, sostenuti ai lati da Walker e Shaw. A centrocampo spazio per Phillips e Rice, ormai intoccabili, quanto Kane e Sterling ai loro posti del canonico 4-2-3-1 inglese. Saka, uscito a metà partita contro la Danimarca, dovrebbe essere riconfermato a destra e Mount dietro la punta, anche in virtù della sua abilità sui piazzati. Occhio ai terribili della panchina: Grealish entra sempre dopo il 60’ e spacca la partita con la giocata nello stretto e i cross da fondo campo, Rashford rimane il panchinaro di lusso in grado di far piangere qualsiasi squadra al mondo e Foden, ormai recuperato, non c’è nemmeno bisogno di presentarlo.

INGHILTERRA (4-2-3-1): Pickford; Walker, Stones, Maguire, Shaw; Rice, Phillips; Saka, Mount, Sterling; Kane. Ct: Southgate.