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Fiorentina, di chi è la colpa?

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Alle porte una stagione anonima per la Fiorentina di Paulo Sousa?

Le trasferte ravvicinate sui campi di Genoa e Lazio – rispettivamente recupero della terza giornata ed ultimo turno di campionato – hanno almeno in parte svelato la dimensione di questa Fiorentina: due sconfitte che ridimensionano il tiro e spediscono i viola all’ottavo posto della classifica di Serie A, scavalcati anche dall’Inter nella contesa tra le attuali delusioni della stagione.

STATO DELL’ARTE – Sì, perché è un po’ come se Milan e Lazio avessero preso i loro posti nelle gerarchie iniziali del nostro campionato: quando siamo orientativamente a metà stagione non si può certamente parlare di bilanci definitivi, senz’altro però di una tendenza piuttosto veritiera. Ed il rendimento della Fiorentina è mediocre: 26 punti in 17 gare di Serie A, alla media di 1.69 punti a partita. Dovesse confermarsi su questo dato, la squadra toscana si attesterebbe su un campionato da 64 punti. Esattamente gli stessi dell’anno scorso, pochi però per chi ha come ambizione quella di alzare l’asticella, pochi per un torneo che allo stato dei fatti appare più competitivo rispetto a quello passato in tema di accesso alle prossime coppe europee.

QUESTIONE DI PERSONALITA’? – Probabile, ma concetto non esaustivo. Emerge comunque in tal senso un evidente problema dall’analisi degli scontri diretti: la Fiorentina ha perso a Torino con la Juventus, a Milano con l’Inter ed a Roma con la Lazio nelle tre sfide sostenute in trasferta, al Franchi ha pareggiato con il Milan e battuto la Roma, deve ancora giocare con il Napoli e lo farà giovedì in una gara che si preannuncia rovente per le sorti della banda viola. Se fosse una questione prevalentemente caratteriale, la responsabilità non potrebbe che spettare alla guida tecnica: Paulo Sousa, oramai alla seconda annata al timone della Fiorentina, non le avrebbe conferito quello spessore necessario per guardare negli occhi gli avversari più strutturati. Perdendosi invece in continue disamine tattiche e polemiche alquanto sterili con l’asset proprietario.

A MENO CHE… – A meno che non sussista una corresponsabilità che sarebbe da rintracciare tutta in un circuito di aspettative mal riposte: eventuali promesse di rafforzamento dell’organico che il tecnico ha ritenuto disattese, testimone la famosa frecciata lanciata sul tema Bernardeschi. Da lì il malcontento che genera malcontento. Completa il quadro il rapporto tutt’altro che idilliaco con la piazza fiorentina, che fondamentalmente non ha mai digerito il suo passato bianconero. Non ci giriamo intorno: vista così la vicenda sembrerebbe essere agli sgoccioli. Eppure c’è ancora verso per risollevare il tutto: una vittoria con il Napoli risolleverebbe quotazioni e morale della Fiorentina, l’Europa League poi è il sentiero ideale per ritagliarsi un ruolo da protagonista nelle dinamiche della stagione. A patto che la situazione non debordi: Paulo Sousa dovrà aggiungere qualcosa alle somme individuali di un organico buono ma limitato. E non perderne le redini fino a febbraio: altrimenti le colpe, giusto o meno che sia, avranno un possessore.