Il Pallone d'Oro di Messi: solo in Italia interessa poco - Calcio News 24
Connettiti con noi

Focus

Il Pallone d’Oro di Messi: solo in Italia interessa poco

Pubblicato

su

Messi

Dopo otto volte non fa più notizia? Il vero interrogativo sull’ennesima assegnazione del Pallone d’Oro a Lionel Messi non è tanto sulla giustezza del verdetto, ma…

Dopo otto volte non fa più notizia? Il vero interrogativo sull’ennesima assegnazione del Pallone d’Oro a Lionel Messi non è tanto sulla giustezza del verdetto, che peraltro era largamente annunciato dopo la vittoria in Qatar dell’unica cosa che ancora gli mancava. Non è mancato qualche fischio, la faccia di Mbappé era tutto un programma, ma in fondo è spiegabile proprio con quel retrogusto amaro che durerà ancora fino ad almeno il 2026, quando ci sarà la possibilità di dimenticare la sconfitta ai rigori della bellissima finale del Mondiale, nella quale non è bastato segnare una tripletta per alzare la coppa. La domanda più intrigante era la riproduzione dell’evento dal punto di vista mediatico. Perché qui si rischiava il paradosso che il Pallone d’Oro più bello di sempre per Lionel, a maggior ragione adesso che è fuori dal radar del calcio europeo, quello più argentino di tutti, non interessasse un granché. Perciò, cin un certo interesse abbiamo osservato la risposta odierna alla notizia, anche se ci rendiamo conto della parzialità del test rappresentato dalla vecchia carta stampata, ma è ancora in questa sede che si ha la sensazione che i fatti si fermino e acquistino quel tanto di storicità che consente di abbozzare qualche riflessione.

Procediamo con ordine, partendo dal nostro punto di osservazione. I nostri quotidiani sportivi lo mettono sì in prima pagina, ma giusto in un riquadro. La Gazzetta sottolinea la dedica a Maradona; il Corriere dello Sport lo italianizza ricordando l’ottavo posto di Osimhen; Tuttosport lo definisce «il Pallone d’Oro dei veleni». Messi spunta in alto sul Corriere della Sera e La Stampa, che scrive come l’ottavo sarà anche l’ultimo per Leo. Su Repubblica, uno dei giurati, Paolo Condò, fornisce la sua motivazione ritenendo che l’ottavo sia proprio il premio che avrebbe scambiato con gli altri sette perché nulla eguaglia la vittoria del Mondiale e «perché ha colmato a 36 anni l’ultimo fossato che lo divideva da Maradona e Pelé».
Siamo provinciali o distratti? Se andiamo a vedere la stampa internazionale, è tutto un altro scorrere di prime pagine. In Francia L’Équipe lo proclama «infinitamente grande» con la suggestione dell’8 rovesciato e Le Figaro ci tiene a spiegare perché non sia uno scandalo la scelta di puntare ancora su di lui. In Spagna AS lo raffigura con Aitana Bonmatì, che con la Spagna ha vinto il Mondiale donne, Mundo Deportivo fa la stessa cosa sottolineando la radice blaugrana e anche Marca equipara le due imprese; Sport lo definisce “The Greightest» in un posato con otto anelli d’oro (è la pubblicità dell’Adidas). Altrove ci sono richiami in prima pagina, senza particolare enfasi. In Argentina Olé lo raffigura sorridente, da solo, lo scrive Le8 con 8 allungato e scrive che è stata la stagione nella quale il calcio gli ha dato quello che doveva.