Italia, Mancini: «Il no a Sacchi per USA '94 fu un errore enorme»
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Italia, Mancini: «Il no a Sacchi nel ’94 è stato il mio più grande errore»

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Italia: Roberto Mancini torna sulla propria carriera da calciatore e parla dei rimpianti per quel gran rifiuto all’allora commissario tecnico Arrigo Sacchi per i Mondiali del 1994

La carriera da allenatore di Roberto Mancini è stata finora decisamente in discesa, diversamente invece da quella di calciatore: da attaccante, probabilmente, il Mancio ha raccolto molto meno di quanto avrebbe potuto raccogliere, considerate le innate doti tecniche di cui era dotato. Tanti poi gli errori commessi a causa di un carattere maturato soltanto in età adulta, come da lui stesso raccontato più volte. Uno su tutti però l’attuale commissario tecnico dell’Italia proprio non se lo perdona: il “no” ad Arrigo Sacchi prima dei Mondiali di USA ’94. «Dire all’allenatore della Nazionale: “Guarda che io non vengo”, è il più grande errore che si possa fare – le parole di Mancini a Esquire. Al Mancini ragazzo direi di impegnarsi al massimo negli allenamenti, dal primo momento. Io invece ho pensato che bastasse soltanto la tecnica, il dono avuto dal Signore, per giocare bene, e quindi dai sedici ai diciannove anni ho buttato del tempo. Avrei potuto fare mglio».

Tra le altre cose Mancini, alla vigilia della gara con il Liechtenstein, ha spiegato anche i propri principi di gioco: «I miei principi sono quelli di un calcio offensivo, anche se poi magari a volte non ce la fai. In Italia c’è ancora l’idea che sia più importante il risultato di come ci si arriva, ma oggi il calcio è cambiato: senza un bel gioco, non vinci con continuità – le parole del c. t. – .  Qui ci sono tanti giovani bravi, li ho chiamati perché giocano poco e, non potendoli vedere la domenica, ho voluto osservarli dal vivo. La Nazionale può fare questo per il calcio italiano: chiamare giocatori che si conoscono poco. Qui però devono venire soltanto i migliori dal punto di vista tecnico, perché il calcio si gioca con i piedi: è importante che ci siano i più bravi di tutti. Se poi c’è anche il fisico, tanto meglio».