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2015

Juventus, dove sei finita?

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allegri crucciato juventus agosto 2014 ifa

Tre pareggi nelle ultime tre trasferte e un atteggiamento da rivedere: la Juve si è smarrita?

Tre pareggi in trasferta nelle ultime tre gare lontano da Torino (Udinese, Cesena e Roma), due vittorie interne (contro Milan e Atalanta, ma che sofferenza contro i bergamaschi!) e una sconfitta allo Juventus Stadium contro la Fiorentina inviolato da quasi due anni e nel mezzo, la vittoria per 2-1 contro il Borussia Dortmund di Klopp: la Juventus di Massimiliano Allegri, battistrada del campionato italiano, sembra aver smarrito la diritta via…

SCURDAMMOCE ‘O PASSATO – Scordiamoci i 102 punti dello scorso campionato con Conte in panchina (il record della Vecchia Signora, con ogni probabilità, resterà imbattuto per decenni), un calo fisiologico era preventivabile ma il dato che balza all’occhio è l’inconsistenza dei bianconeri a chiudere le partite. Con l’Udinese è arrivato uno scialbo pareggio per 0-0 con la squadra campione d’Italia incapace di sfruttare le poche occasioni da gol concesse dalla formazione di Stramaccioni; con il Cesena la Juve ha sofferto più del dovuto giocando da Juve per soli 5 minuti (dal 27′ al 32′, quando Morata e Marchisio avevano ribaltato temporaneamente la situazione) ma rischiando grosso in più di un’occasione sullo 0-0; contro l’Atalanta in casa la squadra bianconera ha ripetuto la stessa partita dell’Orogel-Manuzzi, ribaltando lo svantaggio iniziale di Migliaccio in 5 minuti e fermandosi dopo il gol del 2-1; infine contro la Roma invece è mancata la concentrazione e la stoccata decisiva. Da Conte ad Allegri ci sono stati numerosi cambiamenti e numerosi passi in avanti – i bianconeri prima sfruttavano la foga per domare l’avversario ora cercano di vincere le gare in maniera più ragionata, più ordinata – e sono, giustamente, fioccati tanti complimenti all’ex tecnico del Milan, capace di entrare in punta di piedi nel mondo bianconero per poi esserne sempre più parte integrante con i suoi metodi, facendo dimenticare presto l’amato precedessore.

SOLO UN ERRORE – Allegri dal punto di vista tattico non ha sbagliato nulla fino alla gara con la Fiorentina. Le dichiarazioni alla vigilia del tecnico toscano erano state inequivocabili: «Andrà in campo quella che per me è la formazione ideale. Abbiamo il dovere di arrivare fino in fondo: anche se poi ora, o vai in finale o vai a casa. Ma un obiettivo l’abbiamo già raggiunto, quello di arrivare a marzo competitivi in tutte le competizioni». Le parole del tecnico lasciavano presagire pochi cambi di formazione e un impegno rispettato fino alla fine, non sottovalutando nè la coppa Italia nè la Fiorentina (insieme al Torino la squadra più in forma del nostro calcio). Ma così non è stato. Le parole non hanno trovato seguito nei fatti: si sono visti in campo diversi elementi che avevano trovato poco spazio in stagione, la squadra è apparsa deconcentrata e demotivata e ha assistito inerme alle magie di Salah e al capolavoro tattico di Vincenzo Montella. Alcuni rimproverano l’atteggiamento della Juventus contro il Borussia: giusto non concedere il contropiede ai gialloneri, la loro arma migliore, ma si poteva osare di più vista l’inconsistenza della retroguardia tedesca per andare a Dortmund con un altro risultato.

L’ATTEGGIAMENTO – La Juventus vista nelle ultime giornate è apparsa spocchiosa e priva della rabbia agonistica che da sempre contraddistingue i bianconeri. La Vecchia Signora, forse anche complice l’andamento altalenante della Roma, diretta avversaria per lo scudetto e il + 9 in classifica (divenuto +10 virtuale grazie agli scontri diretti), si è specchiata troppo peccando di presunzione e mancando per due volte il colpo del k.o. al campionato. Un pareggio in casa della Roma ci può stare, in molti avrebbero firmato per l’1-1 prima della gara, ma dopo lo 0-1 di Tevez, con i giallorossi in 10 bisognava chiudere gara e discorso scudetto. Invece, i bianconeri si sono rilassati e hanno subito la foga della Roma che ormai non aveva più nulla da perdere, rischiando ‘addirittura’ di perdere la partita. Il pareggio di Cesena di due settimane prima doveva servire da lezione ma così non è stato. Il coraggioso mea culpa del capitano BuffonQuando si offrono questi approcci di gara la colpa è soprattutto del capitano che deve riuscire a trasmettere energie positive e oggi non mi è riuscito, quindi credo che è soprattutto colpa mia») nel post gara non è bastato perchè dopo due settimane si sono rivisti gli spettri e soprattutto gli stessi errori visti in Romagna.

NULLA E’ PERDUTO MA… – Non si parla di crisi, non si può parlare di crisi visti gli ottimi risultati fin qui conseguiti ma i piccoli campanelli d’allarme suonati in questo ultimo mese devono perlomeno far riflettere. Forse la Juventus ha abituato tutti molto bene e 3 mancate vittorie in trasferta (contro Udinese e Cesena soprattutto) e una sconfitta in casa nella semifinale d’andata in coppa Italia contro la Fiorentina fanno notizia più del dovuto ma i bianconeri hanno un vantaggio di 9 punti e dilapidarlo sarebbe un vero suicidio. Urgono cambiamenti, urgono nuove motivazioni, urge un bagno di umiltà per ritrovare quella fame che ha contraddistinto la Juventus negli ultimi 3 anni e mezzo perchè senza appetito la Vecchia Signora potrebbe rimanere, clamorosamente, visto l’andamento avuto fino a 1 mese fa, a bocca asciutta.

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