Marcus Thuram: «Inter, segno e sono felice»
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Marcus Thuram: «Inter, segno e sono felice»

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Marcus Thuram è una delle spiegazioni del dominio dell’Inter. In una lunga intervista si è raccontato al Corriere della Sera

Marcus Thuram è una delle spiegazioni del dominio dell’Inter. In una lunga intervista si è raccontato al Corriere della Sera. Ne esce fuori il ritratto di un ragazzo felice.

DOVREBBE ESSERE CATTIVO COME LAUTARO – «No. Forse è Lautaro che dovrebbe sorridere un po’ di più!».

SEMPRE COL SORRISO – «Voglio sempre averlo. È vero che a volte non tutto va come vorrei, ma penso che la cosa più importante sia migliorarsi e lavorare, sempre col sorriso. Perché ci sono tante cose gravi nella vita».

BENZEMA – «A me piace molto, è un’ispirazione di sicuro. E un giorno vorrei arrivare al suo livello: ci provo».

IN COSA L’HA MIGLIORATO INZAGHI – «Sono migliorato molto nel posizionamento senza palla, perché qui in Italia si lavora tanto tatticamente e si impara che un movimento può aiutare un compagno».

THIERRY HENRY – «Lo sento tanto. Mi dà consigli sulla vita, non solo sul calcio».

LE MIGLIORI PARTITE CONTRO LUKAKU – «È solo un caso. E non credo che l’assist contro la Juve all’andata fosse meno pesante: per me gli assist valgono come i gol».

ERA SOTTOVALUTATO – «Io non penso niente. Quando sono arrivato all’Inter non ho sentito quello che diceva la gente. Sono arrivato per aiutare la squadra, avevo parlato con Piero (il d.s. Ausilio ndr) già due anni fa, poi l’infortunio mi ha bloccato. Contava solo quello che pensavano lui e il mister su di me: ho lavorato, ho ascoltato tanto anche i compagni e sono contento di quello che sto facendo».

HA LETTO I LIBRI DI PAPA’ LILIAN – «Sì, ma quello che ha scritto me lo dice tutti i giorni…».

IL CALCIO VA TROPPO VELOCE – «No, adesso con i social niente va troppo veloce: si vede tutto quello che succede nel mondo».

IL RAZZISMO E MAIGNAN – «Mike l’ho sentito. Quello che è successo è qualcosa di brutto, ma non qualcosa di nuovo. Uscire dal campo è stato il gesto giusto, anche delle squadre. Speriamo che si possa progredire, perché sono cose che si ripetono da tempo e niente sembra cambiare».