Marco Ligabue: «Il Toro la mia anima in fiamme. Vi racconto Superga con mio fratello e il video allo Stadio» - ESCLUSIVA
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Marco Ligabue: «Il Toro la mia anima in fiamme. Vi racconto Superga con mio fratello e il video allo Stadio» – ESCLUSIVA

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Ligabue Torino

Anima in fiamme è l’ultimo brano di Marco Ligabue, così il cantante su Calcionews24 tra il tifo per il Toro, il video nello Stadio e non solo

L’anima in fiamme è un’immagine potente, lo è oltre misura e senza mezzi termini. Simboleggia la volontà – che in alcune circostanze si fa necessità – di incendiare le nostre passioni. Far emergere i nostri desideri, le ambizioni, troppo spesso soffocate dalla monotonia della vita quotidiana e così intrappolate nel silenzio di un mondo che mette a dura prova le emozioni. L’anima in fiamme, espressione che dà il titolo all’ultima fatica di Marco Ligabue, è un calcio ben assestato all’apatia. Quella che sopraggiunge nei momenti più difficili, quella che se sconfitta però, può donare la voglia di combattere, vivere e non arrendersi mai.

Ed è proprio per queste ragioni che forse, il cantautore classe ‘70, non poteva scegliere una location migliore dove ambientare il videoclip del brano citato, che lo Stadio Olimpico Grande Torino. La casa del Torino – società per la quale Ligabue è da sempre il tifoso – è stata per anni teatro di sofferenze, gioie, sconfitte e rinascite. Il tutto, incarnato da una delle squadre del nostro Paese che forse meglio di tutte conosce il sapore della tragedia e la capacità di rialzarsi. 

Quest’oggi, abbiamo avuto il piacere di soffermarci con Marco Ligabue sulla sua passione calcistica a tinte granata. Dalla nascita dell’affetto per i piemontesi, alla visita alla Basilica di Superga con suo fratello Luciano. Passando per le ambizioni europee che attualmente custodisce la squadra di Ivan Juric e cominciando naturalmente dalla sua “Anima in fiamme”. Canzone che, come spiegato, la voce di Correggio ha incastonato nel suo formato video tra le tribune dell’ex Stadio Comunale del capoluogo piemontese.

Buongiorno Marco, iniziamo subito da ‘Anima in fiamme’. Se l’obiettivo era trovare l’antidoto all’apatia per risvegliare le nostre passioni sei riuscito negli intenti. La scarica di adrenalina si percepisce all’ascolto.

«Mi fa piacere che sia arrivata questa scarica di adrenalina. Si, questa canzone è nata proprio dopo una riflessione su un mondo che sembra un po’ spegnersi. Sta spegnendo soprattutto il volume delle nostre passioni, dei nostri sogni. Capitano sempre cose che non vorremmo sentire, a partire dalla guerre e mille altre cose di fianco alle nostre vite. Però il nostro tempo è questo: quindi il volume, la fiamma delle nostre passioni va alimentato sempre e comunque. Così ho trovato questa immagine dell’anima in fiamme. L’anima che abbiamo dentro, quella delle nostre passioni, delle nostre emozioni…che deve sempre essere alimentata. 

Forse oggi è più facile lamentarsi di tutto, invece io sono voluto andare dall’altra parte. Penso sia giusto che noi tiriamo fuori quella forza che abbiamo dentro. Soprattutto nelle giornate no, quando magari le nostre passioni sembrano un po’ spegnersi, è lì che dobbiamo mettere legna e fuoco sulla nostra anima».

Il videoclip è nel suo genere unico: girato in uno Stadio Olimpico Grande Torino a tua disposizione. Come è maturata l’idea? 

«Si, a proposito di anima in fiamme e soprattutto di passioni ho notato che le due più grandi e più longeve per me sono la musica e il calcio. Sulla musica beh…pensa che i miei genitori avevano già una balera dove portavano già da piccoli sia a me che a mio fratello, dunque siamo nati in mezzo alla musica. Sul calcio invece io ho iniziato a seguirlo nel ‘76, quando avevo sei anni: il Torino vinse l’ultimo campionato e da lì insomma mi sono affezionato a questa squadra. Il Torino è una passione che porto avanti da tantissimi anni, mi ha sempre dato delle emozioni incredibili. Mi ha fatto anche soffrire tanto…diciamo che il Torino non fa molto rima con vittoria (ride, ndr).

Quindi quando mi sono chiesto: ‘Adesso che video potrei fare per questa canzone?’ Riflettendo sulle mie passioni ho pensato: ‘Cavolo, sarebbe un sogno andare nello stadio dove gioca la mia squadra del cuore no?’. Anche perché come dicevi non mi sembra di aver mai visto un video dentro uno stadio vuoto. Ne ho quindi parlato con il mio staff, è un’idea che ci è piaciuta anche se sembrava una Mission impossible. In realtà poi ci abbiamo provato: abbiamo mandato la mail al comune, alla società Calcio Torino…pian piano si sono attivati tutti». 

Immagino le emozioni…

«Io speravo di andarci proprio in un giorno di pioggia, per fare capire che l’anima in fiamme non la spegni neanche con la pioggia. Anche perché sappiamo che le partite più epiche spesso fanno rima con la pioggia, con quelle giornate uggiose. Una volta che ho avuto il benestare per lo Stadio sono stato accontentato anche nella giornata di pioggia (ride, ndr). 

Ti giuro che quando sono entrato…avere uno stadio per me è stato davvero incredibile. Ripensi alle gioie e alle sofferenze della tua squadra, pensi ai campioni che hai sostenuto. Lì siamo stati quattro-cinque ore a prendere dell’acqua, ma ci siamo goduti ogni minuto, ogni attimo di quel momento e devo dire che il risultato mi è piaciuto molto. È un video secondo me originale: essere da soli nello stadio della propria squadra del cuore». 

Sempre rimanendo in tema di luoghi simbolo per Torino e il Torino. Nel 2017 hai portato tuo fratello a Superga. Lui anche se interista avrà apprezzato un tempio del calcio che non ha colori o bandiere. Com’è andata?

«Sì, Luciano aveva un po’ di concerti al palasport di Torino ed io ero al suo seguito. Siamo andati a vedere Superga, per me era la prima volta. Me l’ero promesso mille volte ma non era ancora arrivata l’occasione giusta. È stato davvero emozionante. Quando arrivi lì inizi a fare quel viottolo dove vedi le immagini degli invincibili e poi pian piano ti avvicini al fulcro di Superga dove ha sbattuto quel maledetto aereo…da lì cominci a ripensare, a mettere a fuoco quello che a volte hai visto in qualche documentario, in qualche servizio insomma. E io lo vidi lì sul posto. 

Devo dire che sia per me che per Luciano è stata una cosa incredibile. Quello che ci ha più emozionato è stato vedere quella marea di sciarpe e bandiere di altri club. Come se quella fosse una squadra che andava oltre la tifoseria e la rivalità. Quella era una squadra che andava amata e basta. Questa è forse la cosa che ci è rimasta più impressa: l’amore che aveva questa squadra ci ha lasciato un’emozione incredibile. E comunque adesso quando sono venuto a fare il video di anima in fiamme sono ripassato a fare un giro a Superga. Un’ora prima del video non potevo non ripassare».

A proposito di tuo fratello. Tra poco più di un mese ci sarà proprio Inter-Torino e classifica alla mano i nerazzurri potrebbero arrivare in quell’occasione ad ambire di alzare lo Scudetto. Se i granata saranno ancora in lotta per l’Europa sarebbe come un derby in famiglia quindi?

«Dipende dal Toro e cosa combinerà nelle prossime partite. Abbiamo ancora un lumicino di speranza di prenderci l’ultimo posto per l’Europa. Visto che è da anni che non facciamo un viaggio in Europa sarebbe una bella soddisfazione. Abbiamo poche speranze, ma vediamo come andranno le prossime partite. Qualora venissimo prima esclusi dall’Europa allora la partita con l’Inter avrebbe sicuramente un tono un po’ più tenue. 

Prima però abbiamo ancora il derby con la Juve, che sappiamo che sarà bello tosto. Ovviamente se noi ci giocheremo ancora l’Europa e potranno essere fondamentali proprio i punti con la Juve…ecco lì aiuto: ‘Poveri cuori granata’ (ride, ndr). Per come sono andati gli ultimi anni sono stati derby davvero duri. Speriamo che quando affronteremo l’Inter saremo ancora in campo per combattere per l’Europa e nel caso, perchè no, di rimandar la festa all’Inter». 

Tornando ad ‘Anima in fiamme’, nel testo spieghi ‘Contro i mulini a vento anche all’1%’. Un immagine che se vogliamo fotografa lo spirito Toro: lottare contro tutti e tutto anche a corto di energie?

«Assolutamente, in questa canzone parlo di me stesso ma io ho ritrovato nel Torino tanti dei miei valori. È una squadra che ho scelto quando avevo sei anni, perché vinse il campionato e perchè sentivo echeggiare nella scuola, nei bar del Grande Torino, ma anche delle imprese di Pulci e Graziani. 

Poi diciamo che l’ho scoperta negli anni, quando sono diventato grande ho scoperto i valori del Torino e devo dire che mi ci rivedo in tutti. Il non mollare mai, anche con l’ultima risorsa. Anche all’1% cercare di non mollare mai. Combattere, essere attaccati alla maglia: sono tutte cose che ho ritrovato nella mia vita e nella squadra. Quindi mi fa piacere se è arrivata questa immagine dell’1% e che sia riconducibile al Torino».

Concludiamo con uno sguardo al futuro. Di quello del Toro abbiamo già parlato, tu sei invece atteso da una scaletta di concerti già tra aprile e maggio. Cosa ci puoi dire?

«Sì, io da qualche anno ormai faccio soprattutto concerti in estate. La stagione estiva è sicuramente quella più ricca, densa di concerti. L’anno scorso tra concerti e spettacoli ho fatto 95 eventi, quest’anno ho detto: “Dai partiamo tra aprile e maggio, poi ci sfoggeremo tra giugno luglio e agosto’. Quindi a breve arriveranno le prime date che saranno già all’aperto,  ma il grosso è previsto tra luglio e agosto. Pian piano pubblicherò le date».