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Moratti: «La mia Inter tra Herrera e Ibrahimovic»

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Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, ha parlato al Corriere della Sera tornando sulla questione Calciopoli e Moggi

Con una lunga intervista al Corriere della Sera, Massimo Moratti ha raccontato molto della sua Inter e di quella del padre Angelo. Ecco il ritratto di alcuni personaggi e di episodi della storia nerazzurra:

ANGELILLO – «Angelillo era classe pura. Fece un campionato straordinario, da 33 gol. Poi si innamorò perdutamente di una cantante, e si perse. Lo vendemmo e con il ricavato comprammo Luisito Suarez: intelligentissimo».

HELENIO HERRERA – «Ce lo segnalò un giornalista della Gazzetta dello Sport, mi pare proprio Franco Mentana, il papà di Enrico. Il Mago e Mourinho avevano molte cose in comune».

5 MAGGIO 2002 – «I giocatori credettero di aver avuto segnali dai colleghi della Lazio: non si sarebbero impegnati, per non favorire la Roma. Tutte balle. Ne ero convinto già prima del fischio d’inizio, e li avvisai: “Nessuno ci regalerà nulla”. Eppure entrarono in campo con una sicurezza eccessiva. E non sono mai riusciti a prendere in mano la partita. Mi sentivo così responsabile che mi dissi: non lascerà il calcio finché non avrò la rivincita».

IBRAHIMOVIC – «Simpaticissimo. Avevo l’abitudine di consultare i giocatori più importanti per la campagna acquisti, e con Zlatan avevamo un rito. Lui mi diceva: “Di Cambiasso l’anno prossimo potremmo anche farne a meno…”. Io ridevo. Poi andavo da Cambiasso, che mi diceva: “Di Ibra l’anno prossimo potremmo anche fare a meno…».

BERLUSCONI – «Lo considero un amico. Come imprenditore lo stimo molto».