2015
Napoli, De Laurentiis: «Mi vergogno di questo San Paolo»
Il presidente risponde alle dichiarazioni del sindaco De Magistris
Aurelio De Laurentiis a ruota libera ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli durante la trasmissione Radio Goal di Walter Di Maggio risponde così alle dichiarazioni del sindaco Luigi De Magistris. Questo l’intervento del presidente del Napoli: «Stadio San Paolo? Sono rimasto sorpreso dalle dichiarazioni di De Magistris su Rai Tre, ho letto stamattina sulla rassegna stampa e sono rimasto basito, perplesso e spaesato perché il signor sindaco, nel lontano gennaio, nel mio ufficio è venuto a cena e gli ho spiegato ciò che avrei voluto fare: avrei messo a disposizione 20 milioni di euro e avrei terminato i lavori allo stadio. Il sindaco era contentissimo e con una stretta di mano ci siamo accordati, dopodiché ho cercato la ricerca di vari studi di architettura, ma non ero mai convinto perché mi serviva gente abilitata ad andare spesso a Napoli per verificare. Ho scoperto che lo Juventus Stadium era stato fatto da un architetto di Roma: l’ho contattato, la prima fase era lo studio di fattibilità che deve fare l’architetto più un piano economico e finanziario, ma lo studio di fattibilità è la fase prioritaria».
LE DICHIARAZIONI – Prosegue il presidente del Napoli, spiegando l’iter: «Per fare le cose fatte bene, entro il 15 luglio abbiamo presentato lo studio di fattibilità ed entro il 30 luglio abbiamo presentato il piano economico e finanziario: da lì, entro il 31 ottobre, il Comune deve accettare o rigettare. Il Comune di Napoli mi aveva chiesto di poter fare il progetto definitivo nei successivi 4 mesi rispetto al 31 ottobre, quindi il 28 febbraio 2016 avrei dovuto portare sul tavolo il progetto definitivo. Il Comune da lì si riserva altri 120 giorni per approvare il progetto definitivo: oltre ai 20 milioni che ho messo sul tavolo, nello studio di fattibilità avevo previsto un’altra struttura, riqualificando la zona di Piazzale Tecchio e rendendola zona pedonale, costruendo un centro commerciale per 45mila metri quadrati. Il Napoli in questi anni è arrivata al 16^ posto del ranking Uefa, abbiamo lavorato bene: nonostante la schifezza del San Paolo, che ci viene dato in concessione il giorno dell’evento, quindi il Napoli non è responsabile della manutenzione, eccezion fatta per il prato, tant’è che lo scorso anno è stato certificato come miglior terreno di gioco d’Italia secondo l’agronomo Castelli, dunque il Napoli sa lavorare, se no non saremmo costantemente in Europa per sei anni».
CONVENZIONI – Infine: «Io mi vergogno di questo stadio, non ci sono i bagni, dobbiamo far venire i bagni chimici dalla Toscana nelle gare europee, ci sono sempre problemi e allerte, ho imparato ad amarlo così com’è il San Paolo, sono i tifosi che vibrando, con i loro cori, le loro coreografie, a renderlo vivo il San Paolo, ma non è la struttura. Vi prego di capire e comprendere il mio disagio quando vengono delle strade straniere a giocare da noi. Agnelli è abituato allo Juventus Stadium, quando viene al San Paolo si guarda intorno ed è smarrito: stessa cosa quando sono venuti quelli del Chelsea, del Paris Saint-Germain, del Bayern Monaco, del Manchester City, e io non posso mica spiegare che la competenza è del Comune, dunque ci faccio una figuraccia. Non so cosa sia cambiato con De Magistris rispetto a quella stretta di mano. Come si fa ad andare avanti in una città del genere quando il primo cittadino ti tradisce in questo modo? Io spero che le sue dichiarazioni a Rai Tre da Varriale siano un “misunderstanding”. Io sono fiero del Calcio Napoli e invece andiamo a giocare in un “cesso” che dovrebbero darmi gratis e invece pago un affitto. Se entro il 31 ottobre non avrò una convenzione-ponte darò il de profundis al San Paolo e inizierò a cercarmi un terreno per costruire il nuovo stadio. Non sarà alcun problema trovare un altro terreno: non avrei nessun problema nemmeno ad un confronto pubblico con De Magistris, il problema italiano è che i sindaci non sono dei tecnici. Questo è il grosso handicap in cui viviamo: non sono dei manager ma degli uomini politici, così abbiamo distrutto l’Italia».