Palermo, Pastore a "I Signori del Calcio" tra passato, presente e futuro - Calcio News 24
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2009

Palermo, Pastore a “I Signori del Calcio” tra passato, presente e futuro

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Il trequartista del Palermo, Javier Pastore, è stato protagonista quest’oggi del programma “I Signori del Calcio” in onda su Sky Sport 1. L’argentino ha parlato a 360Ã?° della sua crescita personale, della sua esperienza in rosanero e del suo futuro. Ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:

Sul suo anno e mezzo in crescita costante: “Ho giocato il Mondiale, col Palermo è stato un anno bellissimo e speriamo che questo possa essere ancora meglio. Niente è cambiato nella mia vita, frequento sempre le stesse persone, solo che ora la gente ti tratta un po’ meglio e ti chiede sempre l’autografo. Per il resto è rimasto tutto come sempre”.

Sulla scelta di diventare calciatore: “Da ragazzino ho dovuto fare la scelta tra la scuola ed il calcio, e decisi di giocare a calcio. Non andavo benissimo con gli studi, mi piaceva la matematica però”.

Sul suo passato in Argentina nell’Huracan con Cappa: “Mi sono sentito professionista vero quando è arrivato Cappa all’Huracan. Dal momento in cui mi ha messo in campo per la prima partita, ho detto: ‘ora sì, ora sono il calciatore di una squadra di calcio’. Ho fatto vari provini in Europa, al Saint-Etienne ed al Villareal. Venire qui è stato importantissimo per capire come si sta in questo continente. L’Huracan in cui ho esordito andava così così e puntava sui giovani, il mio procuratore spinse per il mio trasferimento là  col presidente e lui mi ha visto giocare e poi ha chiesto di me. Quando ho avuto la possibilità  ho scelto questa soluzione, anche se potevo andare a giocare a Buenos Aires. Col River Plate ho giocato quindici minuti ed è stata un’emozione grandissima per me giocare in uno stadio pieno al Monumental. Loro stavano per vincere il campionato, è stata un’esperienza bellissima. Il mister non mi chiamava ed io volevo entrare, poi però quando sono entrato in campo mi sono lasciato andare. Gli ultimi seimesi all’Huracan per me sono stati una cosa bellissima, abbiamo quasi vinto un campionato, mancava giusto una vittoria. Mi ha dato la possibilità  di arrivare in Europa e quel momento non me lo dimenticherò mai, tutti mi sono sempre stati vicini e credo che questo non si dimentica più. Con Cappa mi sento ancora, abbiamo un rapporto come tra padre e figlio, persone come queste non te le puoi dimenticare”.

Sul suo soprannome e le sue caratteristiche principali: “El Flaco me lo hanno detto sempre nella mia famiglia. E’ arrivato un momento che tutti a casa mi dicevano Flaco, ed allora quando mi hanno chiesto il soprannome gli ho detto questo, perchè mi piaceva. Come giocatore mi è sempre piaciuto Riquelme quando ero ragazzino, poi quando sono cresciuto mi è piaciuto sempre più Kakà  ed è il giocatore a cui mi sono ispirato di più per diventare chi sono oggi. Sono un giocatore a cui piace sempre avere la palla tra i piedi, voglio propiziare il gol o farlo io. Per me è più bello fare un assist ad un compagno che fare gol, con quello mi sento soddisfatto. Prima facevo più tunnel, ora mi hanno messo in testa un altro gioco. Se c’è la possibilità  ci provo però, mi piace molto farlo”.

Sulla scleta di Palermo piuttosto che il Milan: “All’inizio volevano vendermi al Milan. A me piaceva il Palermo, tutti mi dicevano di puntare ad un club più grande, era come quando ho scelto tra Huracan e River Plate. Io ho scelto il Palermo perchè mi dava l’opportunità  di giocare, il presidente ci chiamva sempre… ho deciso per Palermo e sono stato fortunato perchè ho passato un anno e mezzo qua bellissimo. Sono arrivato in Europa per fare bene, il sogno di tutti i sudamericani. La paura di non giocare in un calcio diversa c’era, avevo paura di come mi avrebbero visto i miei compagni, ma passato il tempo ho trovato una città  bellissima ed una squadra di bravi ragazzi e due allenatori come Zenga e Rossi che mi hanno aiutato ad essere come sono ora”.

Sul rapporto con Maurizio Zamparini: “Con Zamparini ho un rapporto speciale diverso da tutti gli altri dirigenti che ho avuto. Prima di firmare il contratto con il Palermo, lui mi chiamava sempre, per informarsi cme stavo e mi suggeriva sempre di accettare Palermo perchè li avrei fatto benissimo, avrei avuto la possibilità  di crescere. Mi ricordo che quando sono arrivato in ritiro la prima volta in Austria, avevo un paio di scarpe da tennis, Zamparini notò questa cosa e mi portò con lui a comprare un paio di scarpe”

Sul suo breve rapporto con Walter Zenga: “Zenga mi ha aiutato, mi ha avuto meno tempo di Rossi, ma non aveva il Flaco di adesso. Mi ha fatto migliorare tanto, mi ha messo quasi sempre in campo e per questo sono grato a lui. Mi ha messo in campo senza le caratteristiche che ho adesso. I cambi continui? Era un giochino che faceva con me, se sbagliavo dieci passaggi in partita mi avrebbe tolto, e così avevo paura di sbagliare i passaggi quando ero in campo. Il momento più difficile sono stati i primi due mesi, poi tutti mi hanno aiutato a stare tranquillo ed a pensare come uno in più del gruppo. I primi mesi comunque sono stati difficili, non da dire che volevo smettere o non giocare più, ma dal punto di vista dell’ambientamento”.

Sull’amicizia con Abel Hernandez: “Con Hernandez c’è una grande amicizia, è una persona veramente carinissima. Abbiamo gusti simili per la musica e siamo usciti spesso insieme. Il balletto? E’ una cosa che ha iniziato lui, per far divertire la gente. Quando eravamo in campo assieme ascoltavamo la musica ed abbiamo deciso di riproporre una canzone con dei passi in campo”.

Sull’anno passato con Delio Rossi: “Il mio rapporto con Rossi è incredibile, come con Cappa all’Huracan. Mi dice tutto, sia le cose positive che negative. Lui, come insegnamento, su come stare in campo, mi ha dato tantissimo. Ho imparato tutto, dai movimenti, a come propormi per ricevere la palla dai compagni… tutto… e lo ha fatto in poco tempo da quando è arrivato. In un anno che è qui credo sia stato fondamentale in questo periodo qui a Palermo”.

Sulla Seleccion, Maradona, il Mondiale del 2014 e l’amicizia con Messi: “Maradona ha ancora il cuore da calciatore, ti insegnava le cose in un’altra maniera. La Seleccion per noi argentini è tutto, mettere quella maglia è la vita… ora io sono sei mesi che ho iniziato con la nazionale. Lui è una persona che non dice frasi fatte o altre cose. Lui dice le cose come le sente e per me è stato bellissimo, soprattutto quando mi ha detto che sono un ‘maleducato del calcio’. Il Mondiale mi ha fatto crescere tanto perchè ho conosciuto dei compagni che prima vedevo solamente via televisione, come Messi, Tevez e Higuain… c’erano grandissimi calciatori da tutto il mondo che, per me, allenarmi con loro, è stata una crescita enorme. Per me, come persona e come calciatore, mi ha fatto diventare più grande perchè, subito, quando sono tornato qui, ho sentito di essere cresciuto tanto. I Mondiali del 2014? Il sogno è essere là  per rappresentare l’Argentina in Brasile con tutti i miei compagni ed andare con tutta la voglia di vincere un Mondiale che l’Argentina da tempo non vince e, se in Brasile, ancora meglio, perchè sarebbe come un piccolo Derby per noi. Messi? Si mette a parlare con tutti in maniera semplice, scherza, giochiamo a carte, alla Playstation… è uno normale, come tutti gli altri. Non mi aspettavo che fosse buono o cattivo, mi aspettavo Messi e basta. Ho avuto la fortuna di conoscerlo fuori dal campo e trovo sia una persona straordinaria. Con Messi ho giocato al Mondiale alla PlayStation e ho sempre vinto io, ho avuto la fortuna di vincere queste partite. Lui giocava col Barcellona ed io col Real Madrid e facevano il Clasico spagnolo”.

Su alcuni dei ricordi più belli in rosanero: “Il mio gol più bello è stato quello col Bologna, da fuori area, un tiro che cerco raramente. La partita col Catania per me era quella più importante, lo ripetevo da dopo il Mondiale e la volevo vincere dopo l’anno scorso. Abbiamo avuto la fortuna di poterla vincere e per me è stata la partita più bella.

Sul suo futuro: “Tra dieci anni mi vedo tranquillo, con la mia famiglia, a giocare a calcio e fare quello che so fare meglio. Tutti mi chiedono dove vogio andare, ma io ho rinnovato e voglio restare qui. Tutti mi dicevano di andare al Barcellona, ma per me non è arrivato il momento di prendere ancora questa decisione. Crescere vorrà  dire eventualmente andare in una squadra più grande, ma ancora non ci ho pensato e non ho una preferenza. Il mio valore? Questo non lo so dire io, lo mette il presidente col procuratore. Io devo giocare e basta. Il resto si vedà r dopo, almeno non ci devo pensare.

Sul sogno nella carriera: “Il desiderio è quello di vincere un Mondiale, quello sarebbe il massimo in assoluto”.