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Retrocedere col paracadute: ma che significa?

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Le novità riguardo il cosiddetto “Parachute Payment”, una panoramica e anche l’esempio Premier League

Agli occhi di un tifoso comune una retrocessione equivale al fallimento di una stagione, a un progetto andato in fumo e quindi a una annata in Serie B nel migliore dei casi prima del ritorno in Serie A, oppure a un mesto ritorno nelle leghe inferiori dopo una annata passata tra i grandi. Oltre al turbinio passionale che si porta dietro una retrocessione c’è anche da valutare l’aspetto economico, perché la discesa in Serie B per un club significa anche perdita di soldi, siano essi diritti tv oppure semplici incassi al botteghino (non giocare più contro Juventus o Roma vuol dire molto, ma qui si sfocia nella tautologia). Certo è che una retrocessione viene vissuta in maniera diversa da squadra a squadra, per esempio il Cagliari l’anno scorso o il Palermo l’anno prima si sono trovati a dover affrontare una stagione in cui i ricavi erano quasi dimezzati rispetto alla Serie A, mentre per realtà più modeste – con tutto il rispetto – come Cesena o Livorno si tratta quasi di un ritorno alla normalità. In Italia, come nel resto d’Europa, per venire incontro economicamente alle squadre che scendono di categoria è stato stabilito un aiuto finanziario che prende il nome di paracadute, il cui corrispettivo in inglese è parachute payment che in pratica significa la solita cosa ma la parola “paracadute” per i non avvezzi è senza dubbio già un aiuto fondamentale per capire di cosa si tratta.

IL PARACADUTE: DI COSA SI TRATTA – Prima di tutto vale la pena spiegare a cosa serve il cosiddetto paracadute. In pratica è utile per limitare i danni dovuti alla retrocessione e quindi alla perdita dei milioni e milioni derivanti dai diritti televisivi: secondo un recente studio una squadra retrocessa perde un tot di milioni di euro (circa sedici) e il 95% di questa cifra è dovuta alla diminuzione dei ricavi dai diritti tv. I danni economici aumentano a fronte dei contratti a lunga durata dei calciatori, prendiamo sempre come esempio il Cagliari o il Palermo, che sono scesi in Serie B mantenendo molti giocatori che avevano in Serie A a contratti vantaggiosi, i giocatori in questione però avevano legami pluriennali con le suddette società e ovviamente un contratto non prevede di default la diminuzione dell’ingaggio in caso di retrocessione, ergo meno ricavi ma identiche spese. Per questo motivo la Lega di Serie A ha deciso di dare una sorta di risarcimento per le squadre che vanno in Serie B – e di conseguenza quelle che passano dalla Serie B alla Lega Pro. Vale poi la pena sottolineare che la cifra per squadra viene ripartita sulla base di alcune variabili su base meritocratica, prendendo in considerazione gli anni di Serie A prima della discesa in Serie B: fino all’anno scorso si davano 15 milioni se la retrocessa militava in A da tre o più anni, 10 milioni se da due anni, 5 milioni in caso di toccata e fuga con la serie maggiore. La quota comunque andava calibrata e in caso di due retrocesse d’élite veniva rivisto il tutto sempre entro i trenta milioni. E adesso veniamo al sodo perché la novità clamorosa della stagione in corso riguarda proprio l’ammontare del parachute payment, che passa da un totale di trenta milioni di euro al doppio, un tetto massimo di sessanta milioni di euro: 10 per le neopromosse, 15 per chi nelle ultime tre stagioni ne ha fatte due in A, addirittura 25 per chi ne ha disputate almeno tre nelle ultime quattro annate.

 

LA SITUAZIONE ATTUALE – Il Verona attualmente è ultimo in Serie A, non ce ne vogliano i tifosi dell’Hellas ma proviamo per ipotesi a immaginare una retrocessione già certa degli scaligeri. Non portino rancore neanche quelli di Carpi e Frosinone ma immaginiamo che anche loro scendano di categoria. In tal caso alle due neopromosse (e neoretrocesse) andrebbero 10 milioni a testa e il Verona si prenderebbe 25 milioni che salirebbero a 40 milioni se nella prossima stagione non dovesse arrivare la Serie A (nota: i 15 milioni in più sarebbero il montepremi non distribuito dal precedente paracadute), una cifra mostruosa che ha fatto pensare ai più maliziosi che in fondo in fondo non sarebbe così male andare in Serie B. Si può essere sospettosi quanto si vuole ma se al posto di Carpi e Frosinone scendessero altre società più nobili allora il Verona gioirebbe meno dal punto di vista economico. Facciano gli scongiuri i fan del Palermo o quelli di Udinese e Atalanta, ma in un’ipotetica tripla retrocessione clamorosa con nerazzurri, bianconeri e Verona ecco che i tre club si troverebbero a spartirsi venti milioni di euro per uno, e ovviamente non ci sarebbe paracadute residuo nel caso di una mancata promozione lampo di una retrocessa. Ora proviamo a immaginarci il primo scenario, con il Verona retrocesso e principale padrone del bottino con i suoi venticinque milioni di euro dovuti alla retrocessione. Proviamo anche, e per una volta facciamo felice qualche tifoso, a immaginare la Spal promossa in Serie B: la disparità tra i veronesi e i ferraresi almeno a livello economico sarebbe evidente e addirittura l’Hellas potrebbe permettersi di tenere uno come Giampaolo Pazzini pure in Serie B, e in più, giusto per non farsi mancare niente, potrebbe sempre sperare nel “premio” da quindici milioni di euro se mancasse la pronta risalita. Lasciamo da parte il Verona e concentriamoci un attimo su Atalanta, Udinese, Palermo, Frosinone e Carpi: nessuna di queste riuscirebbe neppure a sfiorare, in caso di paracadute, la cifra per la vendita dei diritti tv di Serie A. Carpi e Frosinone, le più “piccole” in questo caso, passerebbero dai 22 milioni di diritti ai 10 di paracadute. E inoltre basta dare uno sguardo a quanta differenza c’è di soldi dalle tv tra Serie A e Serie B: 924,3 contro 21,5 milioni. Andrea Abodi, attuale presidente della Lega Serie B, non è contento né della ripartizione dei diritti e nemmeno di questo parachute payment che creerebbe delle potenze economiche in una lega che con l’inserimento del salary cap ha cercato di dare una svolta virtuosa.

 

ALL’ESTERO: IL CASO PREMIER – Siamo italiani e quindi ci siamo già preoccupati troppo del nostro orticello, perché in situazioni del genere ci viene spontaneo fare paragoni con le altre realtà: e all’estero cosa succede? L’esempio più classico, ma forse anche il più sbagliato da prendere in considerazione, arriva dalla Premier League dove la quantità di denaro che gira è preoccupante. Il parachute payment è stato introdotto in Premier nel 2006-07 (in Italia solo due anni dopo, per la cronaca) ed è al momento il paracadute più ricco del mondo, tanto che una retrocessa in Championship, con i soldi che prende potrebbe tranquillamente giocarsi una posizione di metà classifica in Serie A. C’è da dire che le cose in Premier cambieranno molto dalla fine della stagione in corso, anche in virtù degli accordi miliardari per la cessione dei diritti televisivi. Fino alla scorsa annata le tre retrocesse ricevevano 65 milioni di sterline (poco più di 80 milioni di euro) per i successivi quattro anni dopo la discesa nella lega inferiore, pagamento che veniva interrotto in caso di pronta promozione in Premier League. Dal 2016-17 cambierà tutto e questo influenza anche le tre retrocesse dalla attuale PL: innanzitutto i club che faranno un anno di prima divisione e poi torneranno in Championship non potranno usufruire del pacchetto completo del paracadute ma dovranno accontentarsi – si fa per dire, sono comunque molti soldi – di un pagamento biennale. Poniamo caso che l‘Aston Villa ultimo in classifica retroceda, per la prima stagione riceverebbe il 55% dell’ammontare dei diritti tv che prendeva in prima serie, per la seconda stagione il 45% e per la terza il 20%; un club come il Norwich o il Watford o il Bournemouth (tutti e tre saliti in Premier lo scorso maggio) non potrebbe invece beneficiare della terza tranche, quella relativa al 20%. Facciamo un esempio sciocco e prendiamo una squadra X che guadagna 100 milioni di euro dai diritti tv (col nuovo accordo in PL 100 milioni è il minimo per squadra, o quasi), qualora questa squadra retrocedesse il paracadute ammonterebbe a 55 milioni la stagione seguente, poi 45 quella dopo ancora e 20 eventualmente nella terza per un totale di 120 milioni in tre annate. Per l’amor del cielo una retrocessione rimane una retrocessione un’onta difficile da cancellare, ma di fronte a queste cifre diventerebbe tutto più sopportabile.