Quagliarella, Le Iene e lo stalker. I tifosi napoletani: «Fabio scusaci» - Calcio News 24
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Quagliarella, Le Iene e lo stalker. I tifosi napoletani: «Fabio scusaci»

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Le dichiarazioni dell’attaccante Fabio Quagliarella che ai microfoni de Le Iene ha racconta la vicenda e l’incubo stalking di Raffaele Piccolo, condannato a quattro anni

Quagliarella: pioggia di messaggi sui social – 2 marzo, ore 14.34

Tanti, tantissimi i messaggi di vicinanza fatti pervenire dai tifosi del Napoli all’indirizzo del loro ex attaccante: dalle scuse di molti, dopo le offese al momento del passaggio alla Juve, agli auspici di rivederlo presto con la maglia azzurra addosso.

Quagliarella: «Se il Napoli mi richiamasse» – ore 23

Tramesso in integrale il servizio de Le Iene. Tra le altre cose Quagliarella, in lacrime, ha parlato anche di un suo ipotetico ritorno al Napoli: «Sarei felice anche solo se il Napoli mi richiamasse», le parole dell’attaccante della Sampdoria. Un suo caro amico non ha nascosto: «Sognava Napoli da sempre, lui non ha mai baciato una maglia in vita sua, solo quella del Napoli e, prima di andare lì, aveva già rifiutato la Juventus».

Quagliarella a Le Iene: una storia di stalking

Fabio Quagliarella racconta ai microfoni de Le Iene l’incubo dello stalker Raffaele Piccolo, condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione. Queste le parole dell’attaccante della Sampdoria ai microfoni del programma televisivo in onda su Italia 1: «Sono passato per l’infame della situazione e, credetemi, esserlo agli occhi della propria gente fa male. In ogni viaggio che facevo per tornare a Napoli cercavo di camuffarmi con cappelli e occhiali per paura che qualcuno mi dicesse qualcosa, dovevo nascondermi. Quando gli amici mi proponevano di andare a fare un giro in qualche locale, ero  sempre costretto a dirgli di no – le dichiarazioni riprese dalla redazione di SampNews24.com – Poi naturalmente non tutta la gente è così, non vorrei far passare una brutta immagine della mia terra: anzi, il napoletano ha un cuore così, però faceva male e io non potevo andare da nessuna parte e godermi la mia gente. Rischiavi sempre di beccare quello che ti diceva una parolina di più: alla prima te la tieni, alla seconda anche, ma poi… Capita anche che le persone intorno a te reagiscano al posto tuo, e io ho sempre maledettamente voluto evitare questa cosa. Non posso litigare con la mia gente, non se lo meritano loro e non me lo merito io. E così continuavo a dirmi ‘speriamo che arrivi quel giorno’».