Torino, il vento del cambiamento nel segno di Ivan Juric
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Torino, il vento del cambiamento nel segno di Ivan Juric

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La scelta di Ivan Juric si situa perfettamente in una stagione di cambiamento per il Torino, tra avvicendamenti societari e conferme in campo

Si alza il sipario, ma il timore di tutti, nemmeno troppo malcelato, è che lo spettacolo possa risultare sempre lo stesso: il Torino riparte da Ivan Juric, da un assetto societario rinnovato, forse da Andrea Belotti. E da Urbano Cairo. Non per banalizzare o minimizzare, ma è probabilmente l’ultimo punto quello che proprio non va giù alla gente granata, che l’ha fiducia l’ha persa e riacquistata a ripetizione nel corso di questi 16 anni di gestione.

Ivan Juric avrebbe sulla carta un compito non semplice ma che, visto quanto fatto nelle ultime due stagioni, sembra ampiamente alla portata. Il Toro arriva al momento giusto nella carriera dell’ex giocatore del Genoa: dopo l’avvio tra Mantova e Crotone, con annessa promozione in Serie A con i calabresi, e gli schiaffi propedeutici rimediati nel massimo campionato con i rossoblù di Preziosi, l’Hellas Verona è stato il suo vero trampolino. Un nono e un decimo posto consecutivi, con una squadra non assemblata per salvarsi con quella facilità già, praticamente, nel girone d’andata. Lo stesso discorso, all’inverso, per le ultime due versioni della squadra granata: dalla qualificazione in Europa League, Belotti e compagni si sono sudati la salvezza fino all’ultima giornata, con un organico che avrebbe permesso, e preteso, qualcosa di più. Le due cose, con il mix giusto di lavoro e programmazione, potrebbero coesistere in un miglioramento per tutte le parti in causa.

Che con Juric possa partire un progetto a lungo termine è difficile dirlo, ora. In conferenza stampa, l’allenatore, di fianco al presidente, non ha fatto proclami sugli obiettivi e ha promesso soltanto di cercare in campo quell’aggressività che si era vista a Verona. Non avrà l’organico di una big del campionato, ma l’innalzamento tecnico, già ora e senza operazioni di mercato, è evidente. In attesa di capire il futuro di Belotti, sul quale è stata “scaricata”, nemmeno troppo virtualmente, la scelta se restare o andare. La palla passerà quindi all’azzurro dopo la finale di Euro 2020, e di conseguenza a Davide Vagnati che eventualmente dovrà muoversi per garantire al tecnico un’alternativa di rilievo. Perché passino le salvezze risicate degli ultimi complicati anni, condizionate come per tutti anche dalla pandemia, ma ora l’ex dirigente spallino dovrà raccogliere davvero l’eredità di Gianluca Petrachi e far dimenticare il cambio disastroso operato con Bava.

L’altro punto focale diventa quello che lega la Prima Squadra alle giovanili. Non solo per la condivisione del Filadelfia (che rimarrà blindato anche quest’anno) quanto per diventare davvero un serbatoio di talenti come negli anni ’90. Un obiettivo promesso da Cairo ma, nella realtà, mai davvero realizzato. Passino gli scudetti e le coppe conquistate da Moreno Longo e Federico Coppitelli, ma il “crack” dalla cantera granata non è più uscito. Ci aveva provato Barreca, ben promettevano Millico e Edera, chissà se lo sarà Singo. Un po’ poco. Qui entra in gioco Ruggero Ludergnani, vate delle giovanili della Spal strappato a Ferrara con l’insistenza dello stesso Vagnati per ricreare un tandem che ha funzionato nel recente passato. Il lavoro di scouting è già cominciato e la partenza di Antonio Comi (che quel ruolo lo prese quasi all’inizio dell’era Cairo) potrebbe coincidere, verosimilmente, con un cambio radicale anche del reparto tecnico che ha sorretto stoicamente il vivaio del Torino in questi anni. A questo discorso si collega la nomina nel CDA del club di Paolo Bellino: quello che i maliziosi infilerebbero nella categoria “Cairo Boys”, ma che, a ben vedere, va ad aggiungere esperienza manageriale e freschezza di vedute. Parliamo dell’Amministratore Delegato di RCS Sport, dirigente di spessore che ha portato all’azienda risultati importanti. Chissà che possa essere davvero lui il rompighiaccio sulla questione, sempre più paradossale, del Robaldo.

Quindi si riparte tra novità e conferme. Oppure è ancora tutto uno specchietto per le allodole, per mascherare incertezze ancora non fugate. In ogni caso si riparte con un discreto ottimismo dell’ambiente e curiosità della gente, mista al classico scetticismo, per questo nuovo volto del Toro. E dopo gli ultimi anni era tutto fuorché scontato…