Venezia addio, è ancora fallito - Calcio News 24
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2009

Venezia addio, è ancora fallito

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Addio Venezia calcio, arriva il secondo fallimento. Il secondo negli ultimi quattro anni. Nei giorni scorsi la Società  sportiva calcistica Venezia Spa ha cessato di esistere: lo ha decretato il Tribunale civile. Sul piano sportivo era stata la Covisoc, controllati i conti, a fermarne l’attività  l’otto luglio 2009 dopo che il club si era miracolosamente salvato in Prima Divisione, la vecchia C1. Nella gara di ritorno dello spareggio con la Pro Sesto il Venezia fu accompagnato da 700 tifosi, per dire dell’esistenza di una passione nonostante gli ultimi dieci anni societari siano stati indecenti.

Nel 2005 la disastrata gestione Dal Cin-Gallo aveva messo fine a un club nato nel 1907 e che nel 2001 era ancora in serie A. Poi Maurizio Zamparini, impedito nei suoi progetti di espansione commerciale e di costruzione di un nuovo stadio in terraferma, abbandonò il Venezia. E lo scandalo del 2004, la valigetta di Preziosi carica di contanti per ringraziare del 3-1 di fine stagione, travolse insieme il Genoa (che passò dalla serie A alla C1) e il club veneto.

L’ultimo crack alza velo su una nuova storia di malaffare calcistico e mostra la violabilità  di molti club in precarie condizioni economiche. L’otto luglio, ricordiamo, furono sedici le società  di Lega Pro impedite a una nuova iscrizione. Il “secondo Venezia” ha chiuso attività  con un debito tra i 10 e i 15 milioni di euro, da dettagliare attraverso successive perizie del curatore fallimentare. Le indagini della guardia di finanza dovranno ora accertare i reati collegati al fallimento, la bancarotta innanzitutto, e avranno come oggetto i fratelli Poletti, immobiliaristi della provincia di Trento, ultimi proprietari del club, già  colpiti da misure cautelari in carcere per una serie di fallimenti delle proprie aziende (tra cui l’Aeroterminal, società  collegata allo scalo “Marco Polo”).

Gli inquirenti dovranno accertare anche la figura dell’imprenditore anglo-iraniano Shahrdad Golban, sconosciuto in Italia fino alla scorsa primavera, e del suo emissario, Said Fitou Ansary. In un primo tempo a Golban diede credito lo stesso sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e grazie al lasciapassare politico il manager della “Energy 4 Europe” riuscì a ottenere dai Poletti il club, pur gravato dai debiti e con ridotte possibilità  di essere iscritto al campionato di Prima divisione. Golban, secondo le prime carte esaminate al tribunale civile, pagò il Venezia attraverso titoli esteri della Bank of Scotland del valore nominale di 4 milioni di euro. Il problema contabile si evidenziò quando i titoli risultarono post-datati al 2012, quindi negoziabili solo a partire da quella data. Senza liquidità , la società  è stata avviata fisiologicamente al fallimento. Tra i molti debitori – calciatori, dipendenti, fornitori – Golban ha lasciato con la fattura in mano anche gli avvocati che hanno tentato di salvare la Ssc Venezia. Tra questi, l’avvocato Mattia Grassani.

Oggi una squadra superstite, il Foot Ball Club Unione Venezia, milita in serie D, con risultati modesti. E il Casinò di Venezia, chiamato all’ultimo sforzo ancora una volta dal sindaco Cacciari, è pronto a tutelare i resti di una storia lunga e disastrata.

Fonte: repubblica.it