ABC, le tre lettere che fanno volare la Fiorentina - Calcio News 24
Connettiti con noi

2015

ABC, le tre lettere che fanno volare la Fiorentina

Pubblicato

su

La Fiorentina attuale capolista della Serie A ai raggi X: i fattori di un primato meritatissimo

Prima. Al comando solitario della classifica di Serie A dopo sette turni di campionato: 18 punti, sei vittorie e la sconfitta sul campo del Torino, miglior difesa del torneo con appena quattro reti incassate, terzo miglior attacco alle spalle di Roma e Napoli. E’ la Fiorentina di Paulo Sousa, poco più di un oggetto misterioso fino ad un mese fa ed oggi realtà da sottoporre alla lente d’ingrandimento: ecco i tre fattori che – più degli altri – hanno inciso sull’inatteso primato.

A COME ALONSO – Poche storie, pazzesco: in questo avvio di stagione è l’unico aggettivo accostabile all’esterno spagnolo. Ricordate il calciatore intravisto nei primi due anni (uno e mezzo a dire il vero considerando il prestito semestrale al Sunderland nell’annata di battesimo nel calcio italiano) in viola? Quello dell’eterno ballottaggio con capitan Pasqual? Bene, dimenticatelo. Disegnatene una controfigura credibile, aggiungete il passo di un ghepardo, soprattutto nello sviluppo di una corsa peraltro bella da vedere, poi mixate con cross che si trasformano in assist o soluzioni personali già valse due gol. Avete cucinato il nuovo Marcos Alonso. Fondamentale nel settaggio tattico di Paulo Sousa: il quadrato di centrocampo con due centrali ad impostare e due trequartisti appena avanti vanta un palleggio di alta qualità ma non appena occorre lo sfogo – pena il rischio di incartarsi su sé stessi – ecco che si vira a sinistra da quello che attualmente è un fattore della Serie A. Perché, siatene certi, da quelle parti la Fiorentina passa. O meglio sfonda.

B COME BORJA – Chi aveva anche solo un dubbio sul livello del calciatore può anche chiudere la pagina ed abbandonare la lettura dell’articolo: abbiamo poco altro da raccontarci. Chi invece aveva letto nel recente passato un certo calo di entusiasmo e conseguentemente di convinzioni può trovare un argomento utile per giustificare un rendimento non più all’altezza del suo chiarissimo talento. La svolta in casa Fiorentina voluta e concretizzata dalla famiglia Della Valle ha smosso le acque e fatto decisamente bene al signor Borja Valero: tornato il sorriso sul volto, riecco le prestazioni. E che prestazioni: lo spagnolo disegna calcio, cambia lo spartito del gioco con una naturalezza che spetta a pochi, gioca allo stesso livello nello stretto ed è in fase work in progress nella ricerca del tempo vincente negli inserimenti: ieri nella vittoria con l’Atalanta un primo dolce assaggio stagionale. La sensazione forte? Quella che sia proprio Borja Valero a dover elevare le ambizioni di questa Fiorentina, essenzialmente quando i problemi arriveranno e la risoluzione si cerca spesso nel talento. Lì dove, probabilmente, paga dazio a Roma, Juventus e Napoli.

C COME COLLETTIVO – Che con i titolarissimi Gonzalo Rodriguez ed Astori giochino Roncaglia o Tomovic poco cambia, si subisce il minimo indispensabile e di gol se ne incassano con il contagocce. Che giochi Kalinic o Babacar analogo discorso: 5 reti in 543 minuti per il centravanti croato ex Dnipro (e dunque media di un gol ogni 108 minuti), 3 reti in 330 minuti (media di uno ogni 110) per il giovane prodotto di casa viola. Rendimento di fatto identico. Nulla cambia neanche se il 3-4-2-1 di Sousa viene interpretato con due mediani di ruolo – Badelj e Vecino, con Borja Valero ed Ilicic impiegati da trequartisti – o spostando lo spagnolo sulla linea di centrocampo per dare spazio ad un secondo trequartista di caratteristiche prettamente offensive (ieri Bernardeschi). E mancano all’appello, tra gli altri, tre profili del calibro di Mario Suarez – non dimentichiamolo, il colpo dell’estate fiorentina – Giuseppe Rossi e quel Mati Fernandez ancora ai margini dell’impianto. Il merito di tutto ciò è insindacabilmente ascrivibile al nuovo allenatore: questa Fiorentina va a prescindere dalle rotazioni e l’effetto Paulo Sousa è evidente. Le difficoltà arriveranno: cresce la curiosità sulle eventuali risposte.