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Dalla ginga a Kakà: l’ultimo a mettere in riga Messi e Ronaldo

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La Copa America ha un nuovo protagonista: Ricardo Kakà

L’infortunio rimediato dalla stella del Bayern Monaco Douglas Costa riapre le porte di Brasile e Copa America a Ricardo Kakà: convocato in extremis per rimediare all’assenza forzata del connazionale, l’ex calciatore del Milan – classe ’82 – disputerà la sua ultima manifestazione internazionale di rilievo. In forza all’Orlando City (MLS) da una stagione, ha incassato la fiducia di Dunga, già presente nella lista dei 40 pre-convocati.

L’ULTIMO DEI TERRESTRI – Anno 2007: Kakà vince il suo primo Pallone d’Oro e lo fa mettendosi alle spalle tali Cristiano Ronaldo e Leo Messi, in un podio di rara bellezza e valore. Da quell’anno in poi sarà un monologo – o meglio un duopolio – degli astri di Real Madrid e Barcellona: tre volte iridato il primo, ben cinque l’argentino, primatista nella storia del calcio. Era l’anno in cui il brasiliano non aveva pari al mondo: leader talentuoso del suo Milan, si prendeva l’agognata rivincita con il Liverpool aggiudicandosi la Champions League proprio in finale con i Reds, timbrando l’edizione con ben dieci reti all’attivo ed un rendimento di rara spettacolarità ed incidenza.

BRASILIANO DI GINGA? – Interpretazione assolutamente centrata del trequartista moderno e dunque in un certo senso depositario della rivisitazione del ruolo: gran fisico e rapidità sul lungo, capacità di abbinare questo passo non propriamente da fantasista all’espressione del suo talento. Profilo dunque al passo con i tempi, in grado di difendersi da avversari via via più fisici ed atletici, abile sì a partire da posizione centrale ma a defilarsi all’occorrenza senza riferimenti per cercarsi la fetta di campo più idonea a far male all’avversario. E’ finalmente arrivato nelle sale cinematografiche l’atteso film descrivente l’infanzia ed i primi passi calcistici del fenomeno Pelè: incuriosisce non poco il discorso della “Ginga”, ossia l’opportunità di scendere in campo affidandosi in tutto e per tutto a talento ed istinto, quasi primordiale, o invece evolversi tatticamente nel tentativo di darsi una disciplina e poter competere su questo terreno con le più strutturate realtà europee.

IL BRASILE CHE SARA’ – Brasiliani di fatto presi in giro in tal senso nel lontano 1958: arrivavano in Svezia con il marchio dei casinisti senza regole, quasi anormali, considerati dall’opinione pubblica incapaci di organizzarsi e regolarsi. Fessi e contenti, per intenderci. La storia si è poi espressa diversamente: quel (non) modello di calcio si è aggiudicato tre titoli Mondiali in quattro edizioni ed ancora oggi – con 5 Coppe del Mondo complessive – detta voce grossa nel panorama terrestre. All’origine del noto calcio bailado, filosofia sportiva i cui capostipiti e da sempre rappresentanti più credibili sono senza dubbio alcuno i brasiliani. Kakà è stato in tal senso il tramite: prima di lui Ronaldo e Ronaldinho, più vicini al genere brasiliano classico. L’ex Milan invece ha sintetizzato l’essenza brasiliana all’esigenza del calcio moderno. Anticipando il Brasile che è e che inevitabilmente sarà: oggi, privi della ginga di Neymar, si va in scena a mò di sperimentazione. Stravaganti le convocazioni di Dunga, vedremo cosa accadrà: con un Kakà in più, al canto del cigno nella Copa America del Centenario.