Buffon: «Io in B? Atto di amore e fedeltà» - Calcio News 24
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Buffon: «Io in B? Atto di amore e fedeltà»

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Il capitano della Juventus ripercorre le tappe della sua carriera

Gianluigi Buffon torna a raccontarsi e lo fa in Spagna. Il portiere della Juventus prima però parla nella lunga intervista per ABC del collega Iker Casillas, che ha lasciato tra le polemiche il Real Madrid: «Quando un giocatore mediocre scende un po’ di livello nessuno se ne rende conto, ma quando sei uno dei più grandi nella storia, come Casillas, finisci nel mirino delle critiche. Solo un pazzo gli chiederebbe di ritirarsi. Quando sento certi discorsi mi viene da ridere. Tre anni fa ho salvato una partita decisiva contro l’Inter con tre ottime parate, ma solo due settimane dopo ho commesso un grave errore ai quarti di finale di Champions League contro il Bayern. Questo è successo perché ho trascorso tre giorni con 39 di febbre, ma nessuno ne ha tenuto conto. E’ meglio ignorare i commenti maligni».

LA SMENTITA – Il capitano bianconero ha poi colto l’occasione per smentire un interesse passato del club madrileno: «Non so se siano stati mai interessati a me, ma né Florentino Perez mi ha mai chiamato né il mio agente me ne ha parlato. Né nel 2005, né prima, né dopo. Non so da dove sia uscita quella voce, ma non è vera. Se non mi hanno mai contattato è perché credevano di non avere bisogno di me, essendo coperti con Casillas».

ATTO DI GRATITUDINE – Buffon ripercorre poi alcune tappe della sua lunga carriera e toccando il delicato momento in cui decise di restare alla Juventus dopo lo scandalo Calciopoli: «Avevo tante scelte, ma ho scelto il calcio, che in Italia è lo sport più popolare. Ho cominciato a centrocampo e mi sono divertito un sacco. Quell’esperienza mi è servita per leggere bene il gioco e anticipare le mosse. Tutti mi dicevano che avevo buone qualità come centrocampista, ma mi affascinava di più il ruolo di portiere e mio padre mi ha dato la spinta. Gli sarò sempre grato per il suo consiglio, non avrei mai avuto il coraggio di prendere una decisione così drastica. Sono nato per fare il portiere. Nel Parma ho vissuto anni indimenticabili. Era un club di provincia, poi è diventata una delle prime tre squadre in Europa. Ci siamo sempre divertiti, mi dispiace per quello che è successo. Mi sono sentito orgoglioso per l’investimento che ha fatto la Juventus prendendomi, ne è valsa la pena. Ho ricevuto molte offerte negli ultimi quindici anni, ma ci sono delle cose nella vita che non hanno prezzo e io non mi sono mai pentito di aver disputato la Serie B con la Juventus. Ho lasciato l’élite europea per tre stagioni, ma se mi guardo indietro vedo solo cose positive. Sono sicuro che pochi avrebbero preso quella decisione, ma i miei genitori mi hanno insegnato la gratitudine. Quello resta uno dei momenti più delicati della storia della Juventus ed è stato il momento migliore per dimostrare il mio amore».

LE SFIDE – La sua carriera è caratterizzata da gioie e delusioni. Buffon le rivive con schiettezza, poi presenta la sfida di Champions League contro il Bayern Monaco: «Il momento più bello è stato quando abbiamo vinto lo scudetto dopo il ritorno in Serie A, con Antonio Conte. E’ stato un premio emozionante per la mia fedeltà. Il momento peggiore è stato nel 2003 nella finale di Champions League persa contro il Milan. Nedved era assente per un’assurda ammonizione presa nella semifinale e abbiamo giocato male, poi non sono riuscito a parare due rigori e noi ne abbiamo sbagliati tre. Berlino? E’ andata diversamente, eravamo tutti orgogliosi. Abbiamo giocato contro la migliore squadra e abbiamo sfiorato la vittoria. Siamo andati via da Berlino a testa alta. Ho ancora la possibilità di vincere la Champions League, ma se non dovessi farcela sarei comunque felice della mia carriera. E’ difficile individuare la stagione migliore della Juventus: la squadra più forte forse era quella del biennio di Capello, ma quella più divertente è stata quella di Lippi. Quella di Allegri, invece, è quella che ha più personalità e carattere. Bayern Monaco? Sono molto tranquillo, dobbiamo essere realistici. Loro sono chiaramente favoriti: abbiamo il 20/25% di possibilità di batterli, quindi dobbiamo lavorare per far salire la percentuale al 40/45%. Il Real Madrid l’anno scorso partiva favorito, questo deve aiutarci. Sarebbe troppo audace da parte mia dire di essere il miglior portiere della storia. Penso solo di aver lottato e lavorato duro per arrivare dove sono. Voglio disputare altre due stagioni, oltre a questa, con la Juventus e poi disputare i Mondiali in Russia nel 2018».

PSICOLOGIA – Infine, ha parlato della sua lotta contro la depressione e di quanto il tennista Federer lo ispiri: «E’ stata una dura lotta contro me stesso senza l’aiuto di medici o farmaci. Non ero felice ed ho imparato ad esserlo. Avevo bisogno di godermi la vita e i miei cari, ma riuscivo a pensare solo al calcio. Quest’esperienza traumatica mi ha fatto crescere e mi ha fortificato. Battere la depressione è stato il miglior successo. Tennis? Lo amo come sport e perché mi ha aiutato nella mia professione. Psicologicamente è lo sport più duro: se vinci è merito tuo, ma se perdi devi assumerti le colpe. Sono un grande ammiratore e amico di Federer: ha grande forza mentale. Un leader deve entrare in empatia con i compagni e creare un clima di fiducia e affetto. Deve essere anche generoso e anteporre gli interessi comuni al proprio. Naturalmente non deve abusare del proprio potere, ma intervenire quando necessario, altrimenti mette in discussione la propria credibilità. Il messaggio deve essere chiaro, ma breve».