La pace che chiede Conte: è possibile? - Calcio News 24
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2015

La pace che chiede Conte: è possibile?

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Rubrica Italia Anno Zero: il monito nel post Bulgaria-Italia. Ma l’essenza del personaggio Conte consente il raggiungimento della serenità?

Lasciatemi lavorare in pace, lasciateci lavorare in pace. Chiedo solo questo”. Lo ha ripetuto, a mo’ di disco rotto, il commissario tecnico Antonio Conte nel post Bulgaria-Italia: un monito da una parte, una speranza dall’altra. Perché sì: il guerriero Conte è sembrato più stremato che altro, più segnato da un carico a tratti inatteso di tensioni che combattivo come ci ha ben abituato.

LA PARTITA – Ma facciamo un piccolo salto indietro per analizzare quanto accaduto al Vasil Levski Stadion di Sofia: non prima di premettere che il reale salto andrebbe compiuto al giorno antecedente la gara, lì dove è appropriato dedurre che i noti fatti inerenti alla vicenda Marchisio abbiano condizionato non poco il morale complessivo della nostra spedizione bulgara. Ma è già stato tutto, forse troppo, scritto: guardiamo avanti e – al netto della dovuta precisazione – non è sembrata un’Italia in palla come ha invece affermato proprio Conte nell’immediato post-gara. Vero, buona reazione nella ripresa, ma la prima frazione lascia più di un dubbio in termini di tenuta generale contro una Bulgaria tutt’altro che irresistibile.

LA CHIAVE: MANCATI COLLEGAMENTI TRA I REPARTI – Male l’Italia nelle uscite: il centrocampo non è stato in grado di filtrare le avanzate avversarie, conseguenza immediata alcune uscite avventate dei difensori che nel tentativo di accorciare il campo e di mascherare evidenti lacune hanno prestato il fianco agli attaccanti bulgari. Gli errori individuali hanno fatto il resto, ma – immediata la riprova – i deboli collegamenti tra i comparti di campo sono emersi con forza anche nella fase attiva del gioco: lo stesso Verratti, eccellente quando chiamato ad inventarsi il passaggio che non esiste, ha invece paradossalmente faticato nello svolgimento del compitino. Alla radice di questa insufficienza un rumore di fondo dato da trame poco delineate: manca intesa e geometria tra i reparti, la squadra appare divisa in vari tronconi ed è proprio per tale ragione che il ct implora il sistema calcio per ottenere degli stage programmati. Finalizzati a tramutare la nazionale in una squadra.

LA PACE CHE NON C’E’ – Torniamo al punto d’apertura: il Conte stremato e poco combattivo richiede senza peli sulla lingua, e del resto non li ha mai avuti, di svegliarsi al mattino con la consapevolezza di poter lavorare in serenità. Da escludere al momento colpi di scena che non aderirebbero alla rigidità di un professionista che – al netto della clamorosa decisione di lasciare la Juventus in corso d’opera – ha da sempre improntato la sua carriera sulla finalità degli obiettivi. Che in questo caso si traducono nel condurre l’Italia ad Euro 2016 e guidarla in Francia verso un’agognata rinascita. Ma questa pace è possibile? Esistono i margini per ricucire con un certo contesto che oramai sembra remargli contro? E’ il personaggio giusto per placare gli eccessi che al momento arrivano da ogni dove? O è un profilo che – nel più classico del con me o contro di me – tende per caratteristiche naturali a dividere? Ad onor del vero le risposte sembrano viaggiare spedite in questa lastricata direzione.