Renzo Rubino: «Juventino grazie a mio nonno. Su Conte...» - Calcio News 24
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2014

Renzo Rubino: «Juventino grazie a mio nonno. Su Conte…»

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Continua l’artista: «Il Martina Franca mi ha chiesto di scrivere l’inno della squadra»

Molto spesso nella vita dei grandi artisti non esiste soltanto la musica, ma si inseriscono dinamiche completamente differenti, delle passioni che riescono a creare emozioni particolari che confluiscono al meglio nel lavoro di tutti i giorni: per Renzo Rubino questa passione si chiama Juventus, coltivata grazie ai racconti leggendari del nonno. Ecco le parole del ventiseienne reduce dal terzo posto a Sanremo 2014 con “Ora”, intervistato da Calcionews24.com

Allora Renzo, dopo il terzo posto l’obiettivo è quello di vincere Sanremo?

«No, la musica non è come il calcio, non è una gara. Alla fine rimangono le canzoni, non è mai veramente una gara, non si vince nulla, il successo non esiste per quanto mi riguarda. Per me esistono veramente le canzoni, che ci accompagna nelle nostre giornate»

Passiamo al calcio e la tua grande passione per questo sport. Sappiamo che tifi Juventus…

«Io da piccolino giocavo per strada con i Super Santos e giocavamo ore. Invece di andare a studiare ci trovavamo con gli amici a giocare a calcio. Mi sono appassionato anche ad una squadra, per mio nonno,che è la Juventus. E’ un hobby, una passione che ho da bambino».

Tuo padre non è riuscito a convertirti in un grande tifoso dell’Inter?

«Passavo tante ore con mio nonno, mi portava in giro per le campagne, mi raccontava delle storie, si è creato un rapporto particolare. Anche le faccende calcistiche erano raccontate come delle leggende, quando ne parlava si illuminava gli occhi, da piccolo ne sono rimasto affascinato.  Queste cose hanno alimentato la mia passione per il club bianconero»

Qual è il tuo calciatore preferito?

«Alessandro Del Piero sicuramente, la prima maglietta che mi hanno regalato era proprio la sua,  non parlava ma faceva la differenza sul campo. Esibiva numeri e nelle partite importanti non sbagliava. Lui è il campione. Mi affascinano anche i calciatori sfrontati, come Zlatan Ibrahimovic o come Francesco Totti, basti pensare all’Europeo con l’ormai famoso “’mo je faccio er cucchiaio”, che ha fatto veramente pochi istanti dopo: solo un artista può fare una cosa del genere»

Cosa pensi dell’addio di Antonio Conte?

«Un pochettino sì ci sono rimasto male, tutto il popolo juventino ci è rimasto un po male, ma ti rincuora per come è andata a finire, passando alla Nazionale, squadra di tutti, dove farà benissimo.  E’stato un fulmine a ciel sereno ma lo avevo un po’intuito. Sono amareggiato ma sono contento del suo approdo in azzurro».

Al suo posto è arrivato Max Allegri…

«E’ in stile Juventus, è un allenatore discreto, non come qualità ma nel modo di porsi con i giornalisti, rispecchia sicuramente quella che era la linea della società. Paradossalmente Conte era diverso, era agguerrito, invece Allegri è un bravo allenatore che farà bene. La differenza che risalta è che Conte li faceva sgobbare i calciatori, lui ha un approccio un po’ più “easy”».

Operazione da fantacalcio: chi sogni di vedere in bianconero?

«Bisogna essere concreti no? Alla Juventus mancano due ali e quindi metterei Bale a destra (ride, ndr). Serve un elemento del genere, e servirebbe anche un elemento in attacco. Visto che abbiamo una buona squadra manca poco per essere competitivi anche in campo internazionale, quindi diciamo che mi accontenterei di Bale e Di Maria, e se arriva Falcao in attacco sono felice».

Ti piace l’inno? 

«Quando vado a vedere la Juventus e lo sento allo stadio, mando un messaggio a Paolo Belli e ci ridiamo su. E’ l’inno della mai squadra, certo che mi piace».

Mai pensato a scriverne uno di tuo pugno?

«Mi piacerebbe, però posso dirti che il Martina Franca, che è stato promosso in Lega Pro, mi ha chiesto di scrivere un inno, se non posso farlo per la Juventus lo farò per il Martina Franca, che è la mia seconda squadra».

Hai un sogno nel cassetto?

«Fare il disco perfetto. Un artista deve essere un po’ narcisista, mi piacerebbe tirare fuori un’opera in cui lasciare il sangue, fare una cosa incredibilmente diversa e nuova che possa rimanere nel tempo, quello è il mio desiderio. Voglio fare un’opera d’arte che riesca a fare stare bene le persona e magari anche proporla all’Opera di Parigi. Questi sono quelli giganteschi, quello un po’ più semplice è quello di avere il mio trullo in campagna con il mio pianoforte e continuare a fare questo bellissimo mestiere».