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Perché la vittoria più importante è quella della Roma

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Via alla Serie A 2017-18: le cinque big vincono tutte, ma è il colpo della Roma a fare notizia. L’analisi del primo turno di campionato

I due anticipi della prima giornata di campionato avevano rispettato il pronostico e – volendo – già messo pressione alla Roma di Eusebio Di Francesco: Juventus e Napoli, dalla stragrande maggioranza degli opinionisti indicate come le principali candidate alla conquista del prossimo scudetto, non hanno faticato più del dovuto a sbrigare le rispettive pratiche contro Cagliari e Verona. Una sola gara non può essere foriera di chissà quali indicazioni, ma non tenere il passo – sin da subito – avrebbe esposto il mondo giallorosso ad ulteriori punti interrogativi. A maggior ragione considerando le pesanti affermazioni delle due milanesi: Milan ed Inter a valanga su Crotone e Fiorentina, la posizione incerta in cui diversi addetti ai lavori collocano oggi la Roma avrebbe ottenuto manforte da un eventuale passo falso di capitan De Rossi e compagni.

L’avversario: l’Atalanta di Gasperini

Nell’alveo delle ragioni che indicano la vittoria della Roma come la più importante di quelle riscontrate nel treno di testa, c’è innanzitutto il valore dell’avversario: conti alla mano, un fattore indiscutibile. L’Atalanta di Gian Piero Gasperini è reduce da un quarto posto che non può essere raffrontato ai risultati ottenuti da Fiorentina, Cagliari, Crotone o dalla neopromossa Verona (le avversarie delle concorrenti della Roma). La somma punti peraltro – 159, gli 87 totalizzati dalla Roma e i 72 dall’Atalanta – eleggeva per distacco la sfida dell’Atleti Azzurri d’Italia come match di cartello della prima giornata del nuovo campionato. Impegno che la Roma avrebbe dovuto affrontare in trasferta: sussistevano tutti gli elementi insomma per incorrere in un risultato sgradito, a differenza dei comodi match che attendevano la concorrenza. Per valore complessivo soltanto la Fiorentina – ospite dell’Inter in quel di San Siro – potrebbe essere accostata oggi all’Atalanta, ma il profondo processo di rinnovamento e l’attuale stato dell’arte – poco più che un cantiere – impongono di considerare il parallelo con le dovute riflessioni.

L’estate della Roma: nubi su Monchi e sulla competitività

Delle cinque candidate al successo finale l’estate di calciomercato più turbolenta è toccata in sorte proprio alla Roma. Andiamo con ordine: Juventus e Napoli sono ancora una volta da considerare un gradino avanti. I bianconeri perché, nonostante le pesanti cessioni di Bonucci e Dani Alves, si sono resi protagonisti di una sessione decisamente importante in tema di nuovi innesti, i partenopei perché hanno scelto di proseguire in pieno sul solco scavato nella recente e prolifica stagione. La Roma invece ha cambiato tanto, senza che dal mercato siano arrivate le necessarie contromosse: le cessioni di Rudiger e Salah ad esempio attendono ancora l’innesto di sostituti di pari livello. E qualche dubbio di troppo si era annidato anche sull’avvicendamento tra Szczesny ed Alisson. Peraltro di alcuni colpi in entrata ancora non si vede tangibilità: Karsdorp è fermo ai box e tuttora non si conosce una data certa del suo rientro in organico, Cengiz Under non sembra ad oggi rientrare a pieno titolo nelle rotazioni di mister Di Francesco. Lavori in corso insomma. Sicuramente rispetto a Juventus e Napoli, ma il tenore dell’estate giallorossa si scontra anche con l’imponente campagna acquisti condotta dal Milan di Fassone e Mirabelli e con l’opera di razionalizzazione che l’ex (rimpianto ma poco amato) Luciano Spalletti prova a perseguire in casa Inter. A conti fatti insomma, in attesa degli ultimi giorni di calciomercato, anche in tal senso è proprio la Roma ad apparire un passettino indietro alle altre realtà della sua fascia.

Roma, la questione della leadership

Come se non bastasse, al tutto si era aggiunto l’addio al calcio giocato della secolare bandiera incarnata da Francesco Totti: una perdita, non ce ne vorrà l’ex fenomeno giallorosso, ad ora più ingombrante sotto il profilo caratteriale che tecnico. Facile intuirne le ragioni: l’allora 10 giallorosso disputava oramai una manciata di minuti a partita – nel migliore dei casi – e non poteva certamente essere ritenuto al centro del progetto tecnico giallorosso. La presenza però bastava ad individuarne nel suo profilo la leadership assoluta della squadra. Quando in tal senso, in un organico di alto livello, si procede ad avvicendamenti risulta logico porsi determinati interrogativi. La Roma ha diversi elementi al suo interno con il quale rispondere per le righe: capitan De Rossi su tutti, appena dopo i colleghi di reparto Radja Nainggolan e Kevin Strootman. Tre leader naturali che consentono al gruppo di attutire al meglio una perdita così pesante. Ed anzi, per certi versi, aggiungere qualcosa sul piano della cosiddetta tigna. Le risposte però non vanno fornite a parole ma a fatti, o meglio sia a parole che a fatti: la risposta di Bergamo è assolutamente convincente. E segna un punto a favore anche del tanto discusso Monchi: il nuovo direttore sportivo giallorosso non è stato sicuramente accolto con il più caldo degli abbracci dal popolo capitolino. Le scelte inerenti alcune cessioni hanno fatto discutere non poco, su tutte quella (non ancora sostituita) di Mohamed Salah, le operazioni in entrata non hanno certamente scaldato il cuore della piazza romanista. Ed invece i due nuovi acquisti dell’undici titolare che ieri si è opposto all’Atalanta si sono subito rivelati decisivi: Defrel ha corso per due prodigandosi per l’equilibrio complessivo di un modulo altamente ambizioso, Kolarov ha personalmente firmato la vittoria con l’eccellente intuizione da piazzato. Poco male, si direbbe. Tutti gli elementi snocciolati compongono il puzzle che vi abbiamo raccontato: è la vittoria della Roma sul campo dell’Atalanta la più pesante di giornata.

https://www.youtube.com/watch?v=ymd8CtZtP8k