Gasperini e quell'appagamento che può essere fatale per l'Atalanta in ottica Europa
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Gasperini e quell’appagamento che può essere fatale per l’Atalanta in ottica Europa

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Atalanta specchio di Gasperini, e da quel senso di appagamento che può risultare fatale per l’Europa: nonostante sia alla portata

Per l’ennesima volta l’Atalanta non riesce a sfruttare l’ennesima opportunità dopo il flop delle dirette concorrenti. La sconfitta contro il Bologna però ha sottolineato un fattore che è troppo difficile far passare in secondo piano, e assai ripetuta nel momento in cui i bassi hanno fatto la differenza sugli alti: il senso di appagamento, soprattutto da parte di Gasperini.

Sarà anche vero che l’Atalanta da 29 giornate è sempre stata in zona Europa, ma ciò non deve essere utilizzato per nascondere la polvere sotto il tappetto. Esso può risultare un grande errore nei confronti di una squadra che potrebbe fare di più sotto il profilo tecnico e caratteriale, al di là comunque dell’impegno. Se prima il mister di Grugliasco tendeva anche a trovare il pelo nell’uovo pure in una vittoria per cercare di alzare l’asticella, ora invece si tende ad attutire i colpi con il fieno messo in cascina durante la prima parte del campionato (giocando pesantemente col fuoco).

Appoggiarsi al minimo sindacale era sempre stato ciò che Gasperini detestava, anzi, quando erano presenti le cosiddette “pance piene” tendeva a far tornare subito l’appetito alla squadra non mancando in termini di ambizioni, ma quando è l’allenatore ad accusare in parte questo problema non esiste squadra competitiva che si possa risollevare: per certe volte anche aggrappata troppo ai suoi singoli (dalla nuova guardia fino ai classici De Roon, Toloi e Palomino). Facendo qualche esempio storico tale situazione, metaforicamente, può essere paragonata all’ultima annata di Colantuono: seduto sugli allori dei campionati scorsi sottolineando più volte che Denis e compagni erano in zona salvezza nonostante un 17° posto ricco di problemi.

L’Atalanta 2022-2023 avrà anche i suoi limiti, ma è una squadra dove la società ha investito tanto denaro, dimostrando che tra le prime sette ci può tranquillamente stare, a patto che ci sia quell’ambizione di continuare a stare in alto, e non di sedersi sugli allori di quello che è stato. Solo così la Dea (e il suo allenatore) potrà dire a fine stagione di essere stata in Europa per 38 giornate, poi a fine stagione si tireranno le conclusioni.