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Buon compleanno a… Berti Vogts

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Oggi Berti Vogts compie 77 anni. Per presentarlo come giocatore, può essere utile affidarsi all’Enciclopedia per definizione, la Treccani

Oggi Berti Vogts compie 77 anni. Per presentarlo come giocatore, può essere utile affidarsi all’Enciclopedia per definizione, la Treccani: «Come calciatore è stato il prototipo del ‘mastino’ difensivo: basso e scattante, inesorabile sull’attaccante avversario, era l’uomo delle missioni impossibili, che solo lui riusciva a portare a termine. Fu ‘Berti’ Vogts, per esempio, a marcare Johan Cruijff nella finalissima del Campionato del Mondo del 1974, nella quale la Germania, padrona di casa, batté l’Olanda, partita con il favore di tutti i pronostici. Il suo unico club è stato il Borussia Mönchengladbach, con cui ha disputato 419 partite di Campionato, segnando 33 reti, e 64 partite di Coppe europee, con 8 gol. Con la squadra di Netzer, Bonhof, Heynckes, si è aggiudicato cinque titoli della Germania Ovest e due Coppe UEFA».

Nazionale e club, Germania Ovest e Borussia Monchengladbach. In questa duplice veste, Vogts è stato il numero 2 che si appiccicava fino al soffocamento dell’avversario. Il terzino duro, non bello a vedersi, che si applicava in maniera spietata all’attaccante. A maggior ragione quando di fronte ha un fuoriclasse come il Profeta del Gol nella nota finale del Mondiale. Cruijff è il suo contrario, affascinante nella sua libertà esattamente quanto lui è invece tutto tenacia nel volerla reprimere. Berti è una delle chiavi del successo dei padroni di casa. A maggior ragione dopo l’onta del calcio d’inizio, dove gli orange non fanno mai toccare palla alla Germania, Johan si porta a spasso il suo carceriere fino a costringere un compagno di squadra, Hoeness, ad atterrarlo e provocare il rigore. Da lì in poi non c’è più respiro, il tedesco diventa l’ombra dell’olandese. Come ha raccontato Gerd Muller, che in quella finale ha segnato: «Vogts aveva un solo compito: restare attaccato a Cruijff. Non doveva fare nient’altro e gli è riuscito molto bene».

In quel Mondiale, un’altra gara simbolo è Germania Ovest-Cile. Gara carica di significati politici, com’è normale che sia in un mondo ancora fortemente orientato dalla dialettica destra-sinistra, con il golpe di Pinochet a gravare sull’anima di chi è in campo. Vogts provoca Humberto Caszely, uno che il dittatore lo ha sfidato non stringendogli la mano. Lo colpisce con un’entrata da dietro e l’avversario reagisce a palla lontana, accettando di buon grado il cartellino rosso. Se non basta tutto questo, si ricordi che contro il suo Borussia fanno le spese tanto la Juventus che il Torino, che pure negli anni ’70 sono squadre con una certa prestanza fisica. E il granata Paolo Pulici, uno che di botte ne ha prese tante ma sapeva anche restituirle, non ha avuto dubbi nel definirlo «il più cattivo» mai incontrato su un campo di calcio.
É andata meglio una volta che è diventato allenatore o Commissario Tecnico? Ha ammorbidito il carattere, è cambiata la sua immagine. In gran parte, assolutamente no. Soprattutto nel rapporto con i media, riassunto splendidamente proprio da lui con una battuta fantastica: «Se camminassi sull’acqua, i miei detrattori direbbero che è perché non so nuotare». A dispetto delle critiche, però, i risultati sono arrivati. Ha vinto da C.T. l’Europeo, bissando così il successo ottenuto da giocatore 24 anni prima. Ed è indubbio che nella finale del 1996 con la Repubblica Ceca, l’idea di buttare in campo a sorpresa un certo Oliver Bierhoff si sia rivelata produttiva, visto che ne è stato ripagato con due gol.

Nel corso del tempo ha guidato diverse nazionali – Kuwait, Scozia, Nigeria e Azerbaigian – ed altre ancora lo hanno cercato.

Una volta lo abbiamo incrociato anche noi italiani e ci siamo trovati di fronte un valido esponente di un calcio muscolare e difensivo. Ed è stata quasi una nemesi che a farci vincere sia stata la doppietta di un difensore come Giorgio Chiellini, uno che in quanto a determinazione avrebbe potuto essere un suo compagno di squadra.

Recentemente, Sport Bild lo ha intervistato sulle prospettive della nazionale e lui, tanto per cambiare, è intervenuto in tackle, proponendo un declassamento dell’attuale guida tecnica: «Per provare a vivere un Europeo da protagonisti il ct deve essere Rudi Völler e Nagelsmann deve essere il suo vice». Che è un po’ come se Trapattoni dicesse che Spalletti deve fare il secondo di Capello. Ma forse no, anche così è esagerato, non c’è un Vogts italiano, non esiste proprio…