Buon compleanno a... Luca Fusi
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Buon compleanno a… Luca Fusi

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Gli auguri di compleanno di oggi a Luca Fusi, ex calciatore di Serie A che oggi compie 60 anni. Tutti i dettagli

Oggi Luca Fusi compie 60 anni. Delle 5 squadre nelle quali ha giocato, solo la prima è quella dove non ha vinto qualcosa, ma non è neanche del tutto vero perché col Como lui ha esordito in A nel 1981-82, ha fatto due anni in Serie B, partecipando da protagonista alla risalita nel massimo campionato. In quella stagione, 1983-84, ha messo a segno 3 reti, lo score migliore della sua carriera, un bel modo per spiccare il volo in un calcio importante, dove ha saputo disegnare la sua parte. Fusi rientrava perfettamente in quella categoria di giocatori non troppo appariscenti e – contemporaneamente – assai utili, per non definirli addirittura indispensabili peri propri allenatori. E una sua parte nei trofei che è andato a conquistare c’è tutta e vale la pena ripercorrerla.
Il primo successo è con la maglia della Sampdoria. Nei gruppi sbarazzini, qual era quello blucerchiato, sono quelli come lui che servono come equilibratori e non solo in campo, dove in mezzo andava a recuperare palloni con un misto di generosità, abnegazione e disciplina tattica. Quando lo prendevano in giro, lo raffiguravano col saio di un monaco e certamente l’immagine è azzeccata, un direttore di casting lo avrebbe preso per interpretare un ruolo di quel genere. Peraltro, è talmente abituato a concepire quell’ambiente governato dalla cultura del divertimento, che quando arriva la chiamata della Nazionale, fa che non crederci, convinto che sia l’ennesima trovata della coppia di gemelli del gol, Vialli e Mancini: «Inizialmente me lo dissero loro telefonicamente. Ci credetti soltanto quando arrivò il telegramma ufficiale a Genova». Con loro e tutti gli altri componenti di quella squadra spettacolo conosce il gusto della vittoria alzando la Coppa Italia: «Una soddisfazione grandissima». É l’inizio di un percorso che si arricchisce di altri momenti, ancora più importanti. Chiamato a Napoli da Ottavio Bianchi, che lo ha allenato in riva al Lago e lo apprezza particolarmente, vince prima la Coppa Uefa e poi lo scudetto del 1989-90. Una grande impresa sportiva, che però lui non festeggia fino in fondo. Perché Azelio Vicini, Commissario Tecnico della Nazionale, gli comunica che non farà parte dei 22 del Mondiale. Italia ’90, per il neo campione d’Italia, diventa una manifestazione da guardarsi a casa, un’autentica beffa per chi come lui ne fa parte da poco con la convinzione di esserne diventato un elemento stabile, certo della convocazione. Il CT lo accantona perché è preoccupato della sterilità del suo attacco e decide che è meglio chiamarne uno in più, rinunciando a un giocatore che forse, per paradosso, paga proprio la sua duttilità. E che col suo stile misurato, non fa certo rumore, non produce polemiche, accetta la scelta e si rimette a lavorare. Anzi, a vincere. Vi riesce anche nel Torino ed è l’ultimo successo granata, la Coppa Italia del 1993. Anche se ci si ricorda di più il gol dell’anno prima in Torino-Real Madrid, semifinale di Coppa Uefa, probabilmente la vetta dell’entusiasmo del popolo torinista alla stadio Delle Alpi. Lui segna il 2-0 in spaccata, pronto all’appuntamento del cross di Lentini, ma anche in quell’istante così’ memorabile mantiene intatto il suo profilo: un altro scavalcherebbe i cartelloni pubblicitari, attraverserebbe di corsa la pista d’atletica per andare a farsi abbracciare dalla curva Maratona, lui no, corricchia ed esulta aspettando i compagni, quasi non volesse addosso troppa luce dei riflettori.
Dopo il Toro c’è la Juve, anche per questo spesso viene interrogato su quelli che fanno lo stesso passaggio, come Gleison Bremer.

In bianconero gioca poco, solo 10 presenze in un anno e mezzo, aggiunge un altro tricolore, la sua terza Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Se ne va qualche mese prima che i suoi compagni vadano a prendersi la Champions League. Di quell’impresa lui fa parte solo per 9 minuti, quando nella fase a gironi sostituisce Alessio Tacchinardi nelle ultime battute di Juventus-Borussia Dortmund. Quando i suoi compagni sono a Roma a giocarsi la finale, lui è in Svizzera, nel Lugano, a dare gli ultimi calci di una carriera da vincente nelle retrovie.