Buon compleanno a... Rudi Garcia
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Buon compleanno a… Rudi Garcia

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Rudi Garcia

Tutto sull’allenatore francese ex Roma e Lione ed attualmente all’Al Nassr di Cristiano Ronaldo. I dettagli

Oggi Rudi Garcia compie 59 anni. Li trascorre in Arabia Saudita, in qualità di tecnico dell’Al Nassr. Che significa avere gli occhi del mondo addosso visto che dall’inizio del 2023 è diventato l’allenatore di Cristiano Ronaldo, anche se in conferenza stampa ha lasciato intendere che aveva chiesto prima il rivale Leo Messi. Una battuta non particolarmente riuscita, tenendo conto della suscettibilità del fuoriclasse portoghese. Peraltro, poi, quando è stato il caso di vederseli di fronte in amichevole qualche giorno dopo, ha stigmatizzato l’evento, quasi volesse ritagliarsi la figura dell’incontentabile: «Da allenatore dell’Al Nassr, non posso essere contento. Per lo sviluppo del calcio saudita è una buona cosa, ma abbiamo una partita di campionato tre giorni dopo. In termini di programmazione, potevano pensarci meglio». Aggiungendo una postilla finale – «Ma non è grave» – giusto per evitare l’incidente diplomatico con il Psg.
Se in questo periodo lo accusano di essere un produttore di gaffe, nel passato italiano l’allenatore francese aveva invece dimostrato di saperci fare. Con le parole e finanche con i gesti. Tra le prime, rimane memorabile, fino a essere stata usata da molti altri e in diversi contesti, quella definizione perfetta al termine di un derby vinto: «Abbiamo rimesso la Chiesa al centro del villaggio». Battuta che ha inorgoglito come poche altre il popolo romanista, che ci tiene particolarmente a considerare la propria squadra il simbolo della Capitale, mentre i laziali rivendicano di essere nati prima.

Quanto alla gestualità, mimò il violino, lasciando anche un margine d’ambiguità nell’interpretazione, come insegnerebbero certi teorici della comunicazione. Capitò in un Juventus-Roma, partita dove ogni minimo aspetto acquista un peso, e anni dopo Garcia l’ha spiegato così: «Eravamo avanti, poi la Juve segnò il gol del pareggio ma c’era fallo su Benatia. Fu un gesto istintivo, io ho sempre difeso i club dove ho allenato. In quel caso non ho sopportato un’ingiustizia, una grande ingiustizia». E quando gli hanno chiesto se lo considerasse un gesto elegante, ha risposto: «Lascio a voi l’interpretazione». Peraltro, si è “vendicato” della Juventus eliminandola dalla Champions League con il Lione, con il solo dispiacere che si era in tempi di Covid e si giocava a porte chiuse, non c’era proprio il clima di festa che si converrebbe alle grandi imprese.
Come ogni mister che è passato dalla Roma, anche Rudi Garcia è stato osservato, vivisezionato e valutato in relazione al rapporto con Francesco Totti. Anche in questo caso, con una certa distanza temporale e sentimenti logicamente più attutiti, la sua lettura degli eventi è tra il diplomatico e la normalizzazione: «Ne ho sentite tante sul nostro rapporto. Che in realtà è sempre stato buono. Quando firmai per la Roma, gli chiesi se avesse ancora motivazioni alte. Mi rispose che avrebbe desiderato vincere, proprio come me. Totti non è mai un problema, semmai una soluzione». Aggiungendo, per commentare quella che è stata definita (in primis dal Capitano) come la “deromanizzazione” attuata dagli americani: «Niente dura per sempre, però fa un certo effetto perché il senso di appartenenza è importante a Roma. Di sicuro se ci fossi stato io come allenatore avrei accompagnato certi campioni all’uscita con un garbo differente. Forse l’addio poteva essere gestito meglio».
C’è ancora un nesso con la Roma di oggi, con la differenza non trascurabile che lui non è riuscito a riempire la bacheca con un trofeo, laddove invece lo aveva fatto in patria con il Lille aggiudicandosi campionato e coppa nel 2011. Anche Garcia, come tanti altri, è stato definito “lo Special One francese”. Il problema – ma non sappiamo se lui lo vive come tale – è che a riportare una coppa al centro del villaggio ronanista è stato quello originale, José Mourinho.