Giovani Lo Celso: profilo, scheda tecnica e caratteristiche - VIDEO
Connettiti con noi

Mondiali

Giovani Lo Celso, il nuovo che avanza in casa Argentina – VIDEO

Pubblicato

su

Dal Parco dei Principi alla Corte di Re Lionel Messi, di cui è concittadino, Lo Celso si affaccia a Russia 2018 con l’etichetta di potenziale rivelazione del torneo. Scopriamo insieme una delle nuove stelle dell’Argentina a caccia della finale di Mosca

Se ti ritrovi una faccia d’angelo ma cresci da “canaya”, come piace chiamarsi dalle parti della Rosario del pallone, magari sotto sotto nascondi qualcosa. E Giovani “El Mono” Lo Celso ci sta prendendo gusto a farsi scoprire. Una stagione convincente in termini di presenze e rendimento al Paris Saint-Germain, e una sempre più consistente presenza nei piani della selección di Jorge Sampaoli. Il vulcanico C.T. ha cominciato a puntare fortemente su di lui, fin dalle amichevoli pre-mondiali, consentendo a Lo Celso di esordire con la prima squadra albiceleste e trovare alla fine posto nei 23 della spedizione russa. Al termine del Mondiale, il club parigino ha deciso di cederlo in prestito al Real Betis per consentirgli di giocare con maggior continuità e, magari, tornare a Parigi per essere titolare in una squadra ricca di campioni.

ANAGRAFICA

Nome e Cognome: Giovani Lo Celso
Data di nascita9 aprile 1996
Club: Real Betis in prestito dal Paris Saint-Germain
NazionalitàArgentina

CARATTERISTICHE TECNICHE E RUOLO

Ruolo naturaleTrequartista centrale
Ruolo alternativo: Mezzala sinistra
Ruolo potenzialeRegista di centrocampo
Piede: Sinistro

Punti di forza: Lo Celso, da buon argentino, deve fare i conti con la maledizione della tecnica. E al ragazzo di certo non ne manca, concretizzandosi in una grande facilità di dribbling e assist. Un trequartista “classico”, capace di giocate dalla bellezza estemporanea e votato alla costante ricerca della verticalità, senza mai disdegnare la conclusione a rete. Da evidenziare poi una ottima dose di duttilità: quando alla tua prima, vera stagione nella più importante squadra di Francia ti ritrovi nello spogliatoio Neymar, Mbappè, Cavani, Pastore, Di Maria e Draxler, per sopravvivere calcisticamente ti devi adattare. Ed ecco che Unay Emery, per non perdere l’indubbio apporto qualitativo garantito da Lo Celso, ha arretrato il raggio d’azione dell’argentino verso il centrocampo, aumentando i livelli di fosforo sulla mediana dei Parisiens. Limitando per questioni tattiche la tendenza a puntare la porta, Giovani ha avuto così modo di affinare il proprio feeling con la costruzione della manovra, la gestione dei tempi di gioco e le fasi di possesso.

Punti deboli: L’altro segno distintivo di ogni buon argentino è la dose di “garra” presente nel DNA. Su questo aspetto, ed in generale sull’esperienza, Lo Celso deve continuare a lavorare, come dimostra il rivedibile contrasto ai danni di Kroos nell’andata degli ottavi di Champions dello scorso febbraio. I ritmi blandi del campionato francese non sono certo la palestra ideale dove affinare cattiveria agnostica e malizia, doti indispensabili a livello internazionale. Il tempo, per fortuna, gioca al momento a suo favore. Diamogli tempo, il ragazzo si farà.

https://www.youtube.com/watch?v=hUGYYOYYvXg

POTENZIALE

Campionato ideale: Tenendo fede al concetto di campionato “più o meno allenante” di moda nella critica calcistica odierna, la Ligue 1 pare rientrare di diritto nella seconda categoria. Il passaggio dalle praterie lasciate dalla difese argentine allo scarso tatticismo delle retroguardie transalpine non hanno rappresentato un grosso trauma per Lo Celso; cresce in tal senso la curiosità di vederlo calato in contesti diversi. Nella sua posizione naturale di trequartista, Lo Celso potrebbe trovare una definitiva consacrazione in Premier League, dove è in corso una vera e propria rivalutazione di questo ruolo, come dimostrano Arsenal e Tottenham. Anche la Serie A potrebbe rappresentare un ottimo approdo per “El Mono”, specie nella sua più recente incarnazione di mezz’ala in un centrocampo a 3.

Chi ci ricorda: Sarà la vicinanza anche fisica dei due, ma il paragone naturale è quello con Javier Pastore. L’eleganza e inventiva dell’ex Palermo si rivedono nel modo di stare in campo del giovane Lo Celso, seppur con alcuni elementi ancora da affinare. Entrambi amanti del dribbling e del passaggio illuminante, l’attuale convivenza al PSG sembra rappresentare un nemmeno troppo ideale passaggio di testimone tra i due.

Dove può arrivare: Dopo i Mondiali di Russia,  il centrocampista è passato in prestito al Real Betis dove dovrà dimostrare di essere all’altezza delle aspettative in lui riposte, così da poter tornare a Parigi con un forte credito da spendere nel parco dei divertimenti del presidente Al-Khelaifi; tradotto: ottenere la garanzia di impiego anche a fronte di nuovi acquisti da parte del club, oppure cedere alle proposte – di sicuro da squadre di blasone – che non tarderebbero ad arrivare a fronte di una prova di spessore fornita con l’Argentina. In ogni caso, è molto probabile che il futuro di Lo Celso parli ancora francese. Il PSG assicura un palcoscenico di primo piano, la possibilità di un nuovo assalto alla Champions League e, sotto la guida del nuovo tecnico Thomas Tuchel, la prospettiva di un calcio a forte trazione anteriore, che ben si sposa con le caratteristiche di Giovani.

SEGNI PARTICOLARI

Se come detto il valore di Lo Celso all’interno del clan argentino è fortemente simbolico, non è di meno lo è a livello tattico. Il ferreo “bielsismo” professato da Sampaoli vede proprio in Giovani uno dei potenziali snodi cruciali per esprimere al meglio la sua lucida follia tattica: per caratteristiche, il ragazzo di Rosario è in grado di fornire transizioni rapide dalla fase difensiva a quella offensiva, in un contesto di quasi totale fluidità di ruoli sul terreno di gioco. Avendo studiato da mediano in quel di Parigi, Lo Celso sa come ci si muove lì nel mezzo, e può fungere da centrocampista in una linea a quattro o da registra avanzato alle spalle delle punte, nel 2-3-3-2 prefigurato dal selezionatore argentino. Duttilità e tecnica al servizio della squadra, un diamante grezzo nelle mani di Sampaoli. Faccia d’angelo, ma aria da “canaya”.