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Juventus, cosa dice la Borsa tra bilanci e costo delle azioni? La situazione in casa bianconera non lascia dubbi

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Juventus, come stanno andando i conti considerando le azioni bianconere. Il punto sulla situazione

La Borsa scommette sulla contesa per la Juventus. Secondo il Corriere dello Sport, il balzo del 18,5% registrato ieri dalle azioni bianconere, che hanno chiuso a 2,60 euro avvicinandosi sensibilmente ai 2,66 euro offerti da Tether, suggerisce che il mercato finanziario nutra fiducia nella proposta, o quantomeno nella prospettiva che la presenza di un investitore così liquido porti, prima o poi, a un’acquisizione remunerativa. Tuttavia, l’entità del movimento va tarata sulla realtà tecnica del titolo: il flottante è esiguo. Con Exor che detiene il 65,4% e Tether già all’11,5%, i titoli realmente scambiabili sono pochi.

Di conseguenza, volumi relativamente bassi sono sufficienti a generare forti oscillazioni di prezzo, depotenziando in parte la significatività del balzo di ieri.Al di là delle dinamiche di Borsa, lo scontro è politico ed economico. I fondatori di Tether sostengono di avere la liquidità necessaria per migliorare una prima offerta oggettivamente bassa rispetto al valore reale del club. Dall’altra parte, John Elkann ha chiuso la porta evocando la storia, la tradizione familiare e i valori bianconeri “non in vendita”.

Molti hanno criticato la forma del suo messaggio, definito algido, costruito e poco spontaneo perché letto, ma la sostanza rimane: il rifiuto è netto.Eppure, la sola motivazione affettiva non basta. Exor è una holding quotata con una pluralità di azionisti, e dopo aver iniettato oltre 700 milioni di euro nel club in pochi anni, deve giustificare l’investimento con logiche economiche, non sentimentali. Il ritorno non si attende dai dividendi, ma dall’incremento del valore dell’asset nel tempo, un fenomeno che sta interessando tutto il calcio internazionale.

La freddezza di Exor verso Tether è palpabile. Il comunicato di rifiuto sottolineava polemicamente la sede di Tether in El Salvador (non garanzia di massima trasparenza), e in precedenza la proprietà aveva negato un secondo consigliere d’amministrazione ai soci di minoranza. La mossa di Tether, però, mette pressione all’azionista di controllo in un momento storico di risultati sportivi deficitari. Una pressione che rischia di infiammare una tifoseria già divisa: nell’era dei social, senza vittorie sul campo, anche la storia più gloriosa non basta a proteggere la proprietà dalle critiche della piazza.