Mario Bertini (ex Inter): «Boninsegna è stato il più grande centravanti d'Italia». - Calcio News 24
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Mario Bertini (ex Inter): «Boninsegna è stato il più grande centravanti d’Italia».

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Mario Bertini, ex centrocampista dell’Inter degli anni ’70 ha parlato al Corriere della Sera dei suoi racconti sul calcio di una volta

Mario Bertini, ex centrocampista dell’Inter degli anni ’70 ha parlato al Corriere della Sera dei suoi racconti sul calcio di una volta. Le sue dichiarazioni:

Difficile che i giovani conoscano Mario Bertini. Perché il centrocampista dell’Inter degli anni ’70 – 9 anni in nerazzurro – si è eclissato dopo la carriera sul campo. É tornato a parlare al Corriere della Sera, in un’intervista piena di racconti sul calcio di una volta. Centrocampista, ha fatto parte della Nazionale che nel 1970 ha provato a contendere al Brasile di Pelé il titolo di campione del mondo.

POST CARRIERA SENZA CALCIO – «Non ho tenuto niente della carriera. Ho rigettato un po’ tutto, non so il perché».

PUPILLO DEL CT VALCAREGGI – «Era così vero che quando mi ha lasciato a casa non me l’ha detto. E a differenza di altri, non mi ha richiamato. Dal 1972 in Nazionale non ho più giocato, anche se il ’72-’73 fu il mio campionato più bello».

0-0 CON L’URUGUAY: PER MAZZOLA ERA CONCORDATO – «Per me quelle cose non esistono. Figurati se mi metto a pensare a un pareggio. Io giocavo a calcio per vincere: se perdevo stringevo le mani a tutti, con la morte nel cuore».

DUELLO CON SEELER IN ITALIA-GERMANIA 4-3 – «Sì, fu un duello da sangue dal naso, ma è venuto a scambiare la maglia. Siamo stati esaltati, ma penso sia stata la mia peggior partita. Seeler di testa le prendeva tutte».

C’ERANO RAGAZZE IN RITIRO – «Forse ero troppo preso da me stesso per capirlo».

BONINSEGNA – «Sì, è una persona che dice sempre ciò che pensa, come me. Ed è stato il più grande centravanti che ha avuto l’Italia. Cattivo, segnava in tutti i modi: destro, sinistro, testa».

L’EX CALCIATORE OGGI É UNA PROFESSIONE – «Uno come me guadagnerebbe 3-4 milioni. Ma noi sapevamo già che avremmo dovuto lavorare: l’importante era non farsi mangiare i soldi».